Le Camere del Lavoro in Emilia-Romagna: ieri e domani Forlì, 14 aprile 2012

di Antonio Senta

Sabato 14 aprile nella sala intitolata a Luciano Lama presso la sede della Cgil di Forlì si è tenuto il convegno dal titolo “Le Camere del Lavoro in Emilia-Romagna: ieri e domani”. Esso ha coinciso con la conclusione del lavoro di riordino e inventariazione informatica dell’archivio della Camera del Lavoro di Forlì, conservato presso l’Istituto per la storia della Resistenza di Forlì-Cesena, un intervento avvenuto in collaborazione con l’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali (Ibc) della Regione Emilia-Romagna.

La mattinata di studi è stata promossa dalla stessa Cgil di Forlì e dal locale Istituto per la storia della Resistenza in collaborazione con l’associazione di ricerca storica Clionet e con il patrocino del Comune di Forlì e della Provincia di Forlì-Cesena.

Nella relazione di apertura Carlo De Maria dell’Università di Bologna, responsabile scientifico del convegno, ha inizialmente ripercorso la storia dei primi istituti camerali, attraverso i quali, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, il movimento di emancipazione dei lavoratori fu in grado di esprimere un proprio associazionismo autogestito, che si articolava anche nelle Leghe di resistenza, nelle Case del popolo, nelle Università popolari, nella cooperazione. Le Camere del Lavoro, cioè, erano parte di un impegno collettivo al “far da sé solidale”, per far fronte a una società in rapida mutazione, ed erano il principale punto di riferimento sul territorio per le diverse culture critiche che animavano il movimento operaio (nelle loro diverse gradazioni riformiste o rivoluzionarie).

Nel corso del Novecento sono avvenute trasformazioni profonde nel rapporto tra politica e società: la politica ha mostrato spesso il volto del comando e dello statalismo, i partiti hanno preso le sembianze di macchine burocratiche e i sindacati non sono stati immuni da queste trasformazioni. Oggi, di fronte alla crisi fiscale dello Stato e alle perduranti difficoltà dei partiti politici, le Camere del Lavoro possono – secondo De Maria – rivendicare una nuova centralità nella vita dei territori, soprattutto se riusciranno ad avvicinare e a interpretare, sempre più, le esigenze del composito precariato giovanile e a confrontarsi con quella galassia di associazioni che si raccoglie sotto il nome di Terzo settore.

La seconda relazione della giornata, quella di Sante Cruciani, dell’Università della Tuscia, ha analizzato il ruolo storico della Cgil nel quadro politico nazionale ed europeo attraverso le fasi salienti delle segreterie di Giuseppe Di Vittorio (1944-57), Agostino Novella (1957-70), Luciano Lama (1970-86), Antonio Pizzinato (1986-88) e Bruno Trentin (1988-94). Anche Cruciani è giunto a confrontarsi con gli scenari odierni, mettendo in risalto l’esigenza di un rapporto sempre più dinamico tra radicamento territoriale, funzione nazionale e proiezione europea del sindacato nell’età della globalizzazione.

Matteo Troilo dell’Università di Bologna ha affrontato, in specifico, la storia della Camera del Lavoro di Forlì dalla Liberazione ad oggi, partendo proprio da quanto emerso nel lavoro di riordino dell’Archivio della CdL. Le carte in esso contenute permettono di ricostruire la storia del sistema produttivo forlivese e delle condizioni di lavoro nella seconda metà del Novecento, ma possono dirci molto anche sulla storia dei servizi sociali, delle imprese e della vita sociale in generale.

L’intervento successivo, quello di Mirco Carrattieri dell’Istituto storico della Resistenza di Reggio Emilia, ha avuto come focus un altro importante “caso” di studio locale: la Camera del Lavoro reggiana, che il relatore ha affrontato a partire dalla fase storica iniziale, caratterizzata dalla figura di Camillo Prampolini, fino ad arrivare agli anni successivi al 1989. Carrattieri ha collocato la vicenda della CdL sia all’interno della storia cittadina sia nel più vasto ambito del cosiddetto “modello emiliano”.

Tito Menzani dell’Università di Bologna ha riflettuto sulle complesse relazioni tra il mondo della cooperazione e quello degli istituti camerali. Entrambi nati con lo scopo di dare maggiore tutela ai lavoratori, essi si differenziano profondamente nelle modalità: mentre il sindacato fornisce una rappresentanza alle maestranze e si confronta con il datore di lavoro, il movimento cooperativo organizza i lavoratori all’interno di una nuova impresa, creata ex novo e in diretta concorrenza con quelle di natura capitalistica. La compresenza di sindacato e cooperazione ha fortemente caratterizzato il movimento operaio emiliano-romagnolo lungo tutto il XX secolo, come dimostrano anche i rapporti, spesso non facili, tra Cgil e Legacoop nel contesto forlivese-cesenate.

La giornata si è chiusa con una tavola rotonda, “tra storia e problemi dell’oggi”, alla quale hanno partecipato Roberto Balzani, sindaco di Forlì, Maurizio Ridolfi dell’Università della Tuscia e alcuni importanti rappresentanti della CGIL regionale (Vincenzo Colla), nazionale (Enrico Panini) e della Fondazione Di Vittorio (Andrea Gianfagna).

Dal convegno prenderà spunto la pubblicazione di un volume, a cura di Carlo De Maria, sulla storia e le prospettive delle Camere del Lavoro nella dimensione regionale emiliano-romagnola, la cui uscita è prevista per il prossimo anno.