Alberto Malfitano commenta: Gianni Silei, I fantasmi della golden age. Paura e incertezza nell’immaginario collettivo dell’Europa occidentale (1945-1975), Milano, FrancoAngeli, 2019.

Alberto Malfitano commenta:

Gianni Silei, I fantasmi della golden age. Paura e incertezza nell’immaginario collettivo dell’Europa occidentale (1945-1975), Milano, FrancoAngeli, 2019.

In tempi di grave incertezza e minacce globali, il libro di Silei compie un’opera meritoria, quella di storicizzare il tema delle emozioni e delle paure collettive. Lo fa analizzandole per contrasto, non in un’epoca già piena di incertezze come quella del Terzo millennio, ma nel contesto di uno dei periodi apparentemente più felici e ottimistici nella storia dell’Europa occidentale: i “trenta gloriosi”, il trentennio, secondo la definizione di Eric Hobsbawm, successivi alla Seconda guerra.

Quella golden age appare oggi, a distanza di alcuni decenni, come un periodo di crescita straordinaria, in cui l’Europa si risollevò dalle sue ceneri come una fenice. A questo aspetto l’autore dedica un capitolo specifico e in generale tiene sempre presente questo aspetto, così foriero di ottimismo relativamente al futuro, ma anche altrettanto lontano dalla società odierna, dominata dall’ansia per il futuro, al punto da far dimenticare che anche quella fase della storia europea fu percorsa da paure e sentimenti di angoscia che la attanagliarono. A cavallo tra storia culturale e storia sociale, l’autore ripercorre quell’età componendo un quadro che, accanto alle luci che la caratterizzarono, indubitabili, mette in evidenza anche pesanti ombre.

È emblematico da questo punto di vista il primo capitolo, che prende in considerazione la realtà inglese appena uscita dal conflitto: a fronte della clamorosa vittoria elettorale dei laburisti, che seppero sconfiggere Winston Churchill, parlando agli elettori di futuro, speranza e di maggiore sicurezza sociale, un nuovo incubo, quello della bomba atomica, gettò il mondo intero in uno stato di angoscia, che l’avrebbe accompagnato per i decenni a venire. È la più nota, ma è solo una delle ansie di questo viaggio attraverso i sentimenti degli europei in quel trentennio. Altre angosce erano causate più da una percezione distorta che un pericolo reale. L’inedita portata della conflittualità giovanile, cui è dedicato un altro capitolo del volume, poteva causare problemi all’ordine pubblico, ma era ingigantita dall’incomprensione da aprte della generazione più adulta nei confronti di fenomeni di ribellione incomprensibili agli occhi degli adulti. Non a caso l’analisi dell’autore si conclude – in un mondo già alle prese con l’emergere della questione ambientale e le conseguenze dello shock petrolifero del 1973 – con il fenomeno del punk britannico, non solo per la profonda conoscenza che Silei dimostra della società inglese, ma perché la furia iconoclasta del punk e del gruppo di punta di quel movimento, i Sex Pistols, con il loro nichilismo autodistruttivo e la dichiarata mancanza di fiducia nel futuro, segnavano simbolicamente e definitivamente la fine di un’era, come se fossero il «segnale del più generale declino del sogno dell’intera Europa occidentale dopo la brusca conclusione della golden age» (p. 228).

Frutto di un’analisi approfondita e a tutto tondo, il volume di Gianni Silei scandaglia le pulsioni profonde delle società europee, ricostruendole e indagandole sulla scorta di una messe imponente di documenti, che spaziano dalla musica, al cinema, alla letteratura, alla stampa, alle espressioni artistiche. E’ il risultato evidente di un lungo lavoro, che coglie l’obiettivo di addentrarsi nell’analisi dei fenomeni sociali e dei sentimenti, delle angosce e di come hanno influito sulle società occidentali e sulla politica dei loro governi. Comprendere i meccanismi delle paure e della loro “mediatizzazione”, in un’epoca considerata felice e animata dalla complessiva fiducia nel futuro, non può che aiutare a orientarsi nell’odierna società pervasa da sentimenti di chiusura e diffidenza. Soprattutto aiuta a capire come quelle ansie siano state percepite, raccontate – e spesso ampliate – dagli organi di informazione, fino alla risposta che hanno ricevuto dai decisori politici. Si parte dalle emozioni, si passa per il loro racconto, la loro distorsione e il loro uso interessato, per giungere ai processi che conducono alle misure legislative. È un tema attuale che questo libro consente di approcciare con una consapevolezza maggiore dei delicati meccanismi delle emozioni collettive e del loro interessato sfruttamento.