Camillo Prampolini Antologia di scritti e discorsi. Vol. I. 1880-1894 a cura di G. Boccolari, G.M. Minardi, N. Odescalchi Firenze, Il Ponte, 2009

Carlo De Maria

Scaffale De MariaSi tratta della prima parte di una ampia antologia prampoliniana che si comporrà di tre volumi (anche del secondo è ormai prossima l’uscita). I tre curatori ripartono da una analoga iniziativa editoriale che venne intrapresa circa trent’anni fa da Renzo Barazzoni e Nelson Ruini, arricchendola però in modo consistente, tanto da delineare i contorni di una nuova opera. Di quel lavoro del 1981 viene riproposta, tra le altre cose, la breve presentazione firmata da Gaetano Arfè.

Il principale promotore di questa Antologia di scritti e discorsi è l’Istituto per la storia del movimento operaio e socialista “Pietro Marani” (Ismos) di Reggio Emilia, che pubblica da lungo tempo la rivista “L’Almanacco”, una vivace rassegna di studi storici e di ricerche sulla società contemporanea che ha dimostrato, nel corso degli anni, la capacità di coinvolgere studiosi di generazioni diverse. Sono proprio Odescalchi e Boccolari, rispettivamente direttore e condirettore della rivista, a portare avanti, con caparbietà, un lavoro culturale che, di anno in anno, si è fatto sempre più difficile, a fronte di un dibattito pubblico dove non sembrano trovare più spazio le tradizioni del socialismo.

Il primo volume è uscito in coincidenza con il 150° anniversario della nascita di Prampolini (1959-2009), senza però collocarsi all’interno delle iniziative previste dal Comitato nazionale presieduto da Giuliano Amato (per le quali si veda l’utilissimo sito: http://www.camilloprampolini.org/). I curatori, anzi, non fanno nemmeno cenno all’occasione celebrativa, quasi preferiscano condurre un lavoro silenzioso, capace tuttavia di lasciare come risultato un solido strumento bibliografico che possa consentire un concreto avanzamento degli studi.

Prampolini fu il principale ispiratore e protagonista dell’esperienza socialista nell’area rurale padana tra Otto e Novecento, ma la sua figura rivela sicuramente anche una solida statura nazionale ben evidenziata dalla trentennale attività parlamentare. Molto opportunamente l’antologia prende le mosse dai primi articoli pubblicati dal socialista reggiano, nel 1880, sul periodico “La Plebe” di Milano, vero e proprio crocevia delle diverse scuole della sinistra europea. In quegli anni, si definì l’adesione al socialismo internazionalista del giovane Prampolini, che dopo la laurea in giurisprudenza, conseguita a Bologna nel 1881, promosse insieme ai superstiti del gruppo modenese-reggiano della Prima Internazionale il foglio libertario “Lo Scamiciato”.

I suoi articoli sono riconducibili a un socialismo dell’umanità, più che classista. La conoscenza di Marx era approssimativa, ma più in generale Prampolini rifuggiva dalle disquisizioni teoriche, sostenendo la necessità di un linguaggio popolare capace di parlare agli strati più umili delle campagne. Fin dal 1883, ben prima della celebre e fortunata Predica di Natale,Prampolini invitò i compagni a discutere e confrontarsi sulle forme della propaganda e, mentre metteva in guardia sulla scarsa efficacia delle teorie e delle verità scientifiche, invitava piuttosto a “servirsi dello stesso vangelo e della parola di Cristo”, per giungere a un discorso etico e politico capace di porre in luce “tutto ciò che di socialistico v’è nel Cristianesimo” (p. 94). Le ripetute condanne della ricchezza materiale e delle brame di acquisizione sono da interpretare in questo senso: “perseguitati dalle tasse, dai bisogni crescenti e dal lusso, i padroni potranno forse diventare peggiori ma migliori mai” (p. 127).

Nel 1884, terminata l’esperienza dello “Scamiciato”, Prampolini scrisse alcuni articoli sull’“Avanti!” di Andrea Costa (sono gli anni del Partito socialista rivoluzionario di Romagna), mentre sulle colonne di “Reggio Nova”, giornale dei cooperatori locali, indicava la necessità di creare un “grande partito dell’associazione popolare” (p. 114). L’anno successivo in una lettera allo stesso Costa parlava di “Comune collettivista”, per indicare una forma di organizzazione della vita municipale all’insegna della cooperazione (p. 115).

Poco dopo nasceva, come organo della Lega socialista, “La Giustizia” (1886-1925), attraverso la quale Prampolini cominciò ad agitare la parola d’ordine Alle urne!, definendo in modo sempre più netto il distacco dagli anarchici. Lungo gli anni 80 cominciò la sua opera pionieristica di “evangelismo socialista” nelle campagne emiliane: dall’educazione politica all’organizzazione economica degli strati popolari, fino alla formazione di una folta schiera di fedeli collaboratori. Proprio l’esperienza pratica di propaganda e organizzazione costituì l’apporto principale portato da Prampolini alla creazione del partito nazionale (il Partito dei lavoratori italiani, poi Partito socialista italiano), nato a Genova nel 1892 e riunitosi in congresso a Reggio Emilia l’anno dopo.

Il primo volume si chiude con la sua veemente protesta contro le leggi eccezionali varate dal governo Crispi nel 1894 (da circa quattro anni Prampolini sedeva in Parlamento), mentre il compito di toccare temi quali la pratica nelle istituzioni locali, l’amministrazione della città e la modernizzazione dei servizi pubblici è lasciato ai prossimi volumi. Proprio pensando al completamento dell’opera, sarebbe auspicabile che il terzo e ultimo volume venisse corredato da un accurato indice dei nomi, che pare indispensabile per una piena fruibilità di questa ampia antologia.