Il movimento operaio veneto nell’archivio fotografico del Centro Studi Ettore Luccini

di Marco Guglielmi

Abstract english

For a photographic reading of the Veneto labour movement. The photographic archive of the Ettore Luccini Research Centre This brief essay illustrates the structure and objectives of the Research Centre “Ettore Luccini” in Padua, describing its library, the archive, and the latest reorganization of its photographic collections, which focuses on the labour movement of Veneto. The author offers some considerations on recent researches on this subject, mainly regarding its history and photography, and points out the most recent public exhibitions related to the political memory of the region. The essay also features some pictures taken from the experimental project “Online Exhibitions”, organized by the Research Centre.

La cosa migliore di una fotografia è che non cambia mai, anche quando le persone in essa lo fanno.

Andy Warhol

Introduzione

Nella primo paragrafo di questo breve articolo presenteremo la struttura e gli obiettivi del Centro Studi Ettore Luccini di Padova, mentre nel secondo illustreremo la biblioteca del Centro e l’insieme dell’archivio nelle sue sezioni. Nel terzo paragrafo analizzeremo le ultime riorganizzazioni archivistiche dei fondi fotografici sul movimento operaio presenti in regione e proporremmo alcune considerazioni sulle recenti ricerche storico-fotografiche dello stesso movimento. Dopo aver riepilogato le principali ricerche sul Veneto, nell’ultimo paragrafo indicheremo le ultime mostre pubbliche inerenti alla memoria storico-politica della regione e proporremmo dieci scatti tratti dal progetto sperimentale “Mostre Online” organizzato dal Csel.

Il Centro Studi

Ettore Luccini era un docente di filosofia e un militante comunista veneto, fondatore negli anni quaranta del Circolo “Italia-Urss”, luogo d’incontro dei giovani intellettuali e artisti trevigiani. Negli anni cinquanta è stato animatore del Circolo del Pozzetto di Padova, nel quale ebbe particolare rilievo l’esperienza artistica del pittore Antonio Zancanaro. Il suo profilo era contraddistinto dall’agire dell’intellettuale, dell’educatore e dell’animatore culturale. Il compagno di partito Franco Busetto, deputato veneto del Pci per quattro legislature, ricorda Luccini come “un protagonista antidogmatico, anche se rigoroso e coerente nelle scelte politiche e personali, un protagonista laico paziente, tollerante, dotato di una elevata spiritualità, di una religiosità per le cose vere, autentiche, contro le finzioni e i falsi riti” (Busetto 2010, 19).

A quest’ultimo è dedicato il Centro Studi, che dal 1985 opera quale Archivio Storico e Biblioteca del movimento operaio, contadino e popolare veneto. Fin dalla sua costituzione il Csel si è impegnato infatti nella raccolta di ogni documentazione reperibile sulla storia del movimento operaio della regione. Invero, il suo fine istituzionale è la selezione, conservazione e catalogazione delle fonti documentarie utili alla studio dei movimenti popolari in Veneto. Tale accurato processo di ricerca ha motivato nel 1996 la Soprintendenza Archivistica a vincolare tali archivi giacché “di notevole interesse storico”. Difatti, il Centro è attualmente il più importante “giacimento” tri-veneto di carte politiche e sindacali.

Oltre alle frequenti pubblicazioni monografiche, il Csel edita la prima rivista italiana di storia orale “memoria/memorie”, con l’obiettivo di “ricostruire la pluralità di memorie del Novecento” (Roverato 2006) e di avvalersi delle narrazioni orali come fonti storiche.

Gli archivi e la biblioteca

Gli archivi del Centro Studi Ettore Luccini constano di un complesso di materiali documentari suddivisi in quattro sezioni:

a) l’archivio cartaceo ospita oltre 6.000 “buste archivistiche” tra cui quelle della Federazione padovana PCI, della Federazione regionale Pci Veneto, della Cgil di Padova, della Cgil Regionale Veneta, delle Acli padovane, di singoli dirigenti e militanti, nonché parti significative degli archivi di imprese del padovano;

b) l’archivio fotografico conserva circa 14.000 documenti fotografici, riguardanti prevalentemente manifestazioni, congressi e iniziative pubbliche politico-sindacali;

c) l’archivio dei manifesti attiene a manifesti politici e sindacali dagli anni Cinquanta ad oggi;

d) l’archivio audiovisivo contiene interviste a protagonisti del movimento popolare e operaio veneto.

Sebbene non manchino difficoltà e problematiche di conservazione, finanche della documentazione audiovisiva (Romanato 2006a), l’intero archivio è accessibile e a completa disposizione di storici locali, studenti e ricercatori universitari.

Inoltre, la Biblioteca di storia contemporanea del Csel conserva oltre 30.000 titoli, tra volumi ed opuscoli, e oltre un migliaio di annate di quotidiani e di periodici italiani e stranieri. Il patrimonio librario e documentario possiede un’estesa letteratura storico-politica in particolare sull’Italia contemporanea nel contesto europeo ed internazionale, sulla storia del movimento operaio e sulla storia del pensiero filosofico del Novecento. Oltre a ciò, uno spazio specifico è riservato alla storia di Padova e del Veneto in epoca contemporanea, in particolare alla storia della resistenza partigiana, delle lotte sociali e delle amministrazioni locali. Infine, il Centro Studi dispone di una emeroteca composta da oltre un migliaio di annate di quotidiani e di riviste politico-sindacali.

Tra rullini e diapositive: le fotografie del lavoro

In Veneto, come in altre regioni italiane, vi è un ricchissimo capitale fotografico predisposto per progetti di ricerca e nuove indagini. Infatti, le Soprintendenze territoriali possiedono un ingente patrimonio fotografico acquisito nel corso di oltre un secolo di attività di tutela del patrimonio storico, artistico e architettonico (Majoli, Spiazzi 2010). Inoltre, gli enti locali e le istituzioni private hanno per certi aspetti anticipato una politica nazionale in ritardo rispetto ai bisogni culturali del territorio. In tutte le città capoluogo e in molti comuni sono presenti iniziative e specifici interventi nel campo della fotografia storica (Favaro 2006). Tuttavia, fino agli ultimi anni, in pochi avevano effettuato una raccolta dell’immenso patrimonio fotografico del movimento operaio e della storia politica della regione che prevedesse la catalogazione e la digitalizzazione del materiale. L’esordio nel 2004 del complesso processo di schedatura e digitalizzazione dell’Archivio Fotografico del Csel, appunto, nasce dalla volontà di colmare questa grave lacuna.

Romanato (2006b) chiarisce che

l’Archivio Fotografico del Luccini di Padova conserva a tutt’oggi circa 14.000 unità fotografiche di vario formato, relative alla vita sociale e politica dei movimenti, partiti e associazioni del Veneto dal 1945 ad oggi che sono state donate o depositate presso la sede del Centro dalla sua nascita (1985) ad oggi. La specificità dell’archivio e la sua rilevanza documentaria derivano dal fatto che si tratta di fotografie scattate prevalentemente da non professionisti. Esse si riferiscono a momenti di vita pubblica di istituti che spesso non hanno lasciato dei depositi ‘ufficiali’ di materiale iconografico. Si tratta infatti di foto di manifestazioni, scioperi, convegni, congressi sindacali, interni di reparti di produzione di imprese non solo della provincia di Padova (243).

Tale oneroso progetto ha fondamentalmente tre obiettivi. Il primo è la tutela di una documentazione fotografica conservata presso privati, spesso in condizioni precarie, e destinata a scomparire nel giro di due generazioni. Il secondo è la costituzione di un ricco archivio accessibile a storici e ricercatori per promuovere ricerche e pubblicazioni sulla storia del movimento operaio e sulla vita politica veneta. Infine, il terzo obiettivo consiste nel coinvolgere la cittadinanza e l’opinione pubblica con iniziative che preservino la memoria storica, coinvolgendo anche quella parte di comunità scientifica talvolta restia.

Tuttavia, non vanno obliate le altre recenti iniziative in regione quali, ad esempio, il progetto “Archivi della politica e dell’impresa del ‘900 veneziano” nato nel dicembre 2010. Un’intesa tra la Fondazione Gianni Pellicani e altri soggetti pubblici e privati al fine di conservare e valorizzare gli archivi di uomini politici, organizzazioni e imprese attive del territorio veneziano; provvisto anch’esso di un importante fondo fotografico in parte digitalizzato. Inoltre, non dobbiamo scordare i processi di digitalizzazione e di schedatura di cui sono protagonisti gli Istituti per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea delle diverse province. Ad esempio, l’Istituto veneto per la storia della Resistenza ha reso disponibile presso il sito dell’Università di Padova oltre ottocento foto della resistenza veneta ed è ancora in corso un ingente processo di digitalizzazione della stampa clandestina del periodo resistenziale.

Oramai, da decenni numerosi storici italiani e stranieri lamentano la timidezza da parte della ricerca storica nell’utilizzo delle fonti fotografiche. Anche se oggi la fotografia è considerata una fonte storica indiscussa, rimangono irrisolte criticità di carattere metodologico. Infatti,

chiunque voglia utilizzare fonti fotografiche deve avventurarsi in un campo che solo di recente ha assunto una propria autonomia e dignità all’interno della ricerca storica. La storiografia ha ormai prodotto una serie di ricerche piuttosto consistenti e interessanti sulla propaganda dei regimi totalitari. Tuttavia, sembra che si intuisca in molti di questi lavori un certo disagio nell’utilizzo di fonti iconografiche, siano esse fotografie, pitture o manifesti politici. Mancano cioè gli strumenti per analizzarle. E qui lo storico sconta la distanza che lo separa dallo storico dell’arte o dall’iconografo – i campi tendono a rimanere separati (Bini 2006, 6).

Molte sono le ricerche contrassegnate dal positivo dialogo tra fotografia e indagine storica della politica italiana. In particolare, negli ultimi due decenni sono cospicue le pubblicazioni storico-fotografiche sulla storia dell’Italia repubblicana, sul periodo fascista, sulla resistenza partigiana e sul “sessantotto lungo” italiano.

Altresì, gli storici del movimento operaio hanno abbracciato questo percorso di ricerca proponendo indagini che ricostruiscono da prospettive diverse una generale storia fotografica del lavoro in Italia (Lucas, Accorsero, Spelli 1981; Filcea 1988; Bendotti, Valtulina 1989; Lanzardo 1999; Lucas 1999), la storia di determinate fabbriche e distretti industriali (Lanzardo 2001; Lucas 2004), il lavoro in singole città e regioni (Lucas 1989; Lucas 1991; Lucas 1994), l’emigrazione dei lavoratori italiani (Corti 1999; Lucas, Agliani, Bigatti 2011; Lucas 2012), il movimento e il ruolo storico delle donne (Motti 1999; Lucas 2003) e la cooperazione sociale (Lucas 2007)((Questa bibliografia non è né completa, né tantomeno esaustiva. Intende solo sottolineare il progressivo coinvolgimento degli storici in tali ricerche.)).

Tutt’oggi in Veneto non sono poche le pubblicazioni fotografiche inerenti alla storia e alla società regionale. Infatti, molti sono i volumi sulla Grande Guerra (Bucciol 1992; Caimi, Simonetti 1996; Di Martino 1999; Zaltron 2008) o sul veneto rurale e contadino (Coltro 1988; 2006; Cortelazzo 1992; Schiavon 2006; Sprocatti 2010; Scheuermeier 2011), mentre taluno propone una breve storia regionale (Zannier 1992) o un’immagine dei suoi “nuovi cittadini” (Binello 2001). Ulteriormente al volume sulla storia del movimento femminista (Zanetti 2000), ben tre sono le ricerche sul mondo della fabbrica veneta (Lucas, Anderlini, Chinello 1986; Mollison 1999; Selmin 2001). Oltre a queste ricerche, altre pubblicazioni locali assenti dal catalogo nazionale affrontano questi topics. Tuttavia, per completezza e peculiarità, è il volume Cent’anni a Venezia (Resini 1992) che indica un percorso di ricerca e criteri metodologici da intraprendere per un’analisi a livello provinciale della storia del movimento sindacale e del lavoro. Una storia sociale per immagini di Venezia, affiancata a una narrazione fotografica delle lotte politico-sociali e a un’attenta ricostruzione cronologica di eventi e protagonisti, rivela e descrive il novecento veneziano nelle sue specificità.

Grave è l’assenza, difatti, di una ricerca organica che affronti la storia politica del Veneto, di Padova e del loro movimento operaio, attraverso un’analisi iconografica. Una deficienza, considerate le ultime riorganizzazioni archivistiche, non più procrastinabile. Il coordinamento tra le diverse strutture e gli sforzi organizzativi contro la frammentazione, divengono quindi essenziali per raggiungere nuovi importanti risultati scientifici. Orientati, magari, da quest’ultimo volume che ha ben colto l’incedere veneziano.

Alcuni scatti: tra memoria e storia

Lo storico francese Pierre Nora sostiene che la memoria collettiva è “il ricordo, o l’insieme dei ricordi, più o meno consci, di un’esperienza vissuta o mitizzata da una collettività vivente della cui identità fa parte integrante il sentimento del passato” (1978, 398). La fotografia, oltre ad esser un’utile fonte per gli storici, riveste anche un ruolo sostanziale nel preservare la memoria storica, coinvolgendo la comunità in quel complesso processo di conservazione e difesa (per via iconografica) della pluralità di memorie del proprio passato. Una memoria storica che è quindi l’insieme di quelle immagini reali che, consegnate alla sfera pubblica, permettono di far riemergere aspetti storici-culturali-sociali-artistici di una comunità. Immagini che la tecnologia ha permesso di congelare in un documento straordinario: la fotografia. La quale ha assunto progressivamente i compiti di “forma” e “testo”, condizionando tutte le forme dell’espressione e attraversando tutti gli usi e le funzioni di un mezzo espressivo (Pellegrino 2000).

Tra le varie iniziative del Centro significativo è il progetto sperimentale “Mostre Online” predisposto nel 2011. Nel sito web dell’archivio online sono accessibili decine di fotografie inerenti alla storia del movimento operaio veneto selezionate e suddivise per temi, con l’obiettivo di valorizzare e rendere pubblico il materiale presente in archivio. Inoltre, ogni settimana viene “condivisa” una fotografia dell’archivio nei profili del Centro nei noti social networks Tumblr e Facebook. Tentando così di preservare una parte importante della memoria storica della regione, non egemonica quanto ingente di elementi storici non trascurabili. Infatti, questa proposta ha rappresentato un piccolo successo ed è stata seguita da altre importanti iniziative.

Ad esempio, notevole ed originale è stata la mostra “Il lavoro è un bene comune” organizzata quest’anno da Fiom e Cgil di Padova ed esposta al Centro culturale Altinate San Gaetano dal 26 maggio al 24 giugno. Dipinti, manifesti, foto e testi scritti hanno riprodotto la marcia del lavoro dal 1901 al 2011. Circa centocinquanta, tra testimonianze scritte, fotografiche e materiale propagandistico d’epoca, hanno tracciato il percorso espositivo della mostra: la storia delle lotte sindacali condotte dalla categoria dei metalmeccanici dall’inizio del Novecento sino ai nostri giorni. Tale progetto ha documentato attraverso la fotografia il ruolo interpretato dal movimento sindacale sia nelle fasi di maggiore progresso sociale ed economico della nostra penisola, sia in quelle di profonda crisi quali le guerre mondiali, il fascismo e la lotta al terrorismo((La descrizione della mostra è tratta da un sito istituzionale del Comune di Padova: http://padovacultura.padovanet.it/homepage-6.0/2012/05/il_lavoro_e_un_bene_comune_lit.html.)). Oppure, guardando ancora agli studi su Venezia, le ultime due eccellenti iniziative. La prima, nell’ambito del progetto Fotografi al lavoro elaborato già nel 2008 dall’Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea e dall’Archivio della Comunicazione del Comune di Venezia, è la mostra fotografica Una città al lavoro: Venezia tra i ’50 e i ’ 70 inaugurata il 29 settembre 2012. L’esposizione propone quarantotto immagini che raccontano, attraverso stili e tecniche diverse, momenti e aspetti significativi della vita sociale cittadina tra gli anni ‘50 e ‘70: dall’ultima occupazione operaia del Mulino Stucky nel 1954 al vissuto quotidiano del mercato di Rialto degli anni ’70, dal lavoro incerto e sommerso dei giostrai a quello, faticoso e quasi “invisibile”, lungo le isole e le barene lagunari((La descrizione della mostra è tratta dal sito dell’Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea: http://iveser.it/index.php?option=com_content&task=view&id=826&Itemid=13.)). La seconda, invece, è la mostra fotografica Venezia in piazza. Istantanee di una storia italiana 1866-2011 curata sempre dall’Archivio della Comunicazione del medesimo Comune e dall’Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea dal 26 settembre al 28 ottobre 2012. L’esposizione propone riproduzioni d’importanti fotografie riguardanti gli avvenimenti storici salienti di Piazza San Marco e di Piazza Ferretto, proponendo la piazza quale luogo di rappresentazione religiosa, di incontro e di scontro politico, ideologico e fisico. Una piazza che, attraverso la fotografia, diventa simbolo iconografico e testimonianza dei grandi cambiamenti che la storia ha riservato alla città nei suoi eventi tragici e spettacolari((La descrizione della mostra è tratta dal sito dell’Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea:

http://iveser.it/index.php?option=com_content&task=view&id=823&Itemid=13.)).

Processi storici in cui il movimento sindacale social-comunista, in Italia e soprattutto nella regione veneta, è stato generalmente riconosciuto sia quale protagonista conflittuale del progresso democratico, sia quale “sindacato scomodo” (Flamini 2008), nemico destabilizzante attiguo all’Urss a cui era riservata la repulsione nei luoghi di lavoro e le prevaricazioni della classe imprenditoriale.

Nel Veneto nella cosiddetta “Prima repubblica”, infatti, un radicato anticomunismo relegava il mondo della sinistra partitica, sindacale e intellettuale in una “identità esclusa”dalla società regionale e da quelle locali, quale attore politico esterno al “modello veneto” (Riccamboni 1992). Le pubblicazioni in materia spesso hanno enfatizzato la significativa debolezza politica del Pci sin dal loro titolo, basti rammentare il volume dedicato ai comunisti vicentini intitolato “Il pesciolino rosso” (Pupillo 2001). Eppure, le rilevanti differenze territoriali hanno evidenziato “delle chiazze o dei rivoli di rosso nell’area bianca” (Isnenghi 2007). Queste dieci fotografie, selezionate fra quelle presenti nelle “Mostre Online”, testimoniano difatti la partecipazione e la vitalità di un partito politico e di un sindacato “rossi” radicati tenacemente in un territorio a loro ostile. Ricordandoci la complessità delle organizzazioni socio-politiche, il ruolo delle identità collettive e le importanti risorse simboliche e culturali celate nelle culture politiche e nei sistemi locali (Almagisti 2011).

Per citare questo testo attenersi alle seguenti indicazioni: Marco Guglielmi, Il movimento operaio veneto nell’archivio fotografico del Centro Studi Ettore Luccini, in “Storia e Futuro”, Rubriche: Archivi, n. 30, novembre 2012.

Biografia

Marco Guglielmi ha conseguito la laurea triennale Politica ed integrazione europea presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Padova, attualmente è studente del corso magistrale Politiche dell’Ue presso la medesima facoltà. I suoi interessi di ricerca comprendono lo studio delle democrazie contemporanee, i movimenti sociali e la storia politica dell’Italia repubblicana. Premiato in numerosi concorsi di saggistica politica e scrittura creativa, ha pubblicato un saggio e un articolo scientifico sulla cultura politica del Veneto.

Biography

Marco Guglielmi graduated in European Studies at the University of Padua; he is currently enrolled in an MA program at the same University. His research interests include the study of contemporary democracies, social movements and the political history of the Italian Republic.

Bibliografia

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1994                Lavoro, lavori a Genova, Testi di Luca Borzani e Giulio Sapelli, Città di Castello, Petruzzi.

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2003                Donne di questo mondo, Testo di Michele Smargiassi, Reggio Emilia, Diabasis.

2004                Sat: Le nostre origini hanno radici profonde nel territorio, il nostro futuro è nella nostra storia, Sassuolo.

2007                Negli occhi del lavoro. Economia e cooperazione sociale, Testi di Luigi Ciotti e Andrea Bajani, Torino, Ega Editore.

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1981                Storia fotografica del lavoro in Italia 1890-1980, Bari, De Donato.

 

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1986                Operai e scelte politiche, Milano, Franco Angeli.

 

Lucas U., Agliani T., Bigatti G.

2011                È un meridionale però ha voglia di lavorare, Milano, Franco Angeli.

 

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2010                Gli archivi fotografici delle soprintendenze. Tutela e storia. Territoti veneti e limitrofi, Vicenza, Terra Ferma.

 

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2006a              La storia orale come produttrice di archivi audiovisivi: alcune problematiche di conservazione, in “memoria/memoria. materiali di storia”, terza serie, n. 1.

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1992                Sublime fotografia: il Veneto: una breve storia, Venezia, Corbo e Fiore.

Siti consigliati

Il sito del CSEL:

http://www.centrostudiluccini.it

 

Il portale delle “Mostre Online”:

http://www.archiviluccini.it/marangon/?q=node/12968

 

Il profilo del Centro in Tumblr:

http://centrostudiluccini.tumblr.com

 

Il portale “Archivi della politica e dell’impresa del ‘900 veneziano”:

http://www.albumdivenezia.it/easyne2/LYT.aspx?IDLYT=1483&CODE=AlbumVE&ST=SQL&SQL=ID_Documento=257

 

L’archivio digitale di Unipd in cui è accessibile il fondo fotografico della resistenza veneta: https://phaidra.cab.unipd.it

 

Il dossier Fotografia e storia della Società italiana per lo studio della storia contemporanea: http://www.sissco.it/index.php?id=17

 

Il sito personale del noto reporter Uliano Lucas: www.ulianolucas.it