Marco Adorni, Voci di vetro. Testimonianze di vita alla Bormioli Rocco di Parma Milano, Punto Rosso, 2010, pp. 223

di Tito Menzani

Da un po’ di tempo, le testimonianze orali hanno perso la veste di fonte storica ancillare per acquisire la dignità di elemento cardine sul quale costruire una serie di valutazioni di varia natura. Il volume di Marco Adorni si inserisce pienamente in questo filone di studi e allo stesso tempo ci consegna un materiale in tal senso prezioso, relativo ad una fabbrica – oggi cessata – della periferia di Parma, e cioè lo stabilimento della Bormioli Rocco. Non a caso, questa pubblicazione è stata in parte finanziata dal Quartiere San Leonardo, dove l’impresa aveva sede, ed ha avuto il patrocinio del Gruppo medaglie d’oro dei cosiddetti ex “bormiolini”. L’autore collabora a vario titolo con la Facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Bologna, ma è anche un ricercatore del Centro studi movimenti di Parma, un istituto che si occupa della raccolta e del riordino di fondi documentari e bibliografici sulla storia degli anni sessanta e settanta del Novecento, oltre che di promuovere la riflessione storiografica in merito.

Il volume compare nella collana l’Altrastoria delle Edizioni Punto Rosso, promossa e curata dall’Archivio storico della nuova sinistra “Marco Pezzi”, un istituto bolognese che si occupa di raccogliere materiali prodotti nella galassia delle organizzazioni della sinistra antagonista e dei vari movimenti riconducibili all’antimilitarismo, al femminismo, all’ecologismo, al terzomondismo e simili. Si tratta di un contesto editoriale fortemente orientato dal punto di vista politico, che a prescindere da questa militanza ha prodotto varie pubblicazioni di interesse.

“Abbiamo deciso – si legge a p. 222 –, come Archivio storico “Marco Pezzi”, di dare vita alla collana editoriale l’Altrastoria perché oggi l’azzeramento della memoria di classe, la rimozione della nozione stessa di conflittualità, la demonizzazione di ogni momento storico che abbia prodotto episodi di scontro tra ceti dominanti e classi subalterne, sono i cardini culturali su cui si è innescata non solo la rivincita della destra nel nostro paese, ma anche la conversione di una parte della sinistra a un’ideologia neoliberista presentata come priva di alternative. […] La collana l’Altrastoria nasce con intendimenti apertamente sovversivi nei confronti di un conformismo sempre più soffocante e sempre più persuasivo. Quale espressione di un Archivio dedicato a tenere uniti segni e frammenti di una fase esaltante di conflitto, fornirà materiali utili non solo alla ricostruzione, ma alla costruzione memore, ragionata e consapevole di una sinistra non disponibile a rinunciare alla propria fondante scelta di classe”.

Anche chi non è d’accordo con questo impianto, probabilmente apprezzerà il volume di Adorni, che non tradisce affatto le aspettative delle collana, ma perimetra abilmente il campo d’indagine. Infatti, il libro è strutturato in due sezioni, la prima intitolata “Comunità” e la seconda “Conflitti”, nelle quali confluiscono una quindicina di interviste ad ex lavoratori della Bormioli, allocate a seconda del fatto che mettano l’accento sull’identità operaia e “bormiolina” o sugli scontri fra maestranze e proprietà. L’interesse della ricerca è accresciuto dal fatto che lo stabilimento parmigiano della vetreria Rocco Bormioli è stato a lungo un esempio di grande impresa con migliaia di addetti e stakeholders, che ha condizionato in varia misura la vita sociale della città emiliana.

Di qui il titolo del libro, Voci di vetro, anche se, forse, sarebbe stato più suggestivo ed efficace Voci oltre il vetro. In ogni caso, Adorni spiega esaurientemente la metodologia adottata e gli scopi euristici del volume nell’introduzione. In primis, è doveroso chiarire che non si vuole raccontare la storia della Bormioli, ma comprendere la soggettività e l’autorappresentazione dei testimoni ascoltati, e attraverso questi dialoghi approfondire culture e convincimenti di chi ha vissuto una vita di lavoro e di lotta.

È un lavoro prezioso e assolutamente ben costruito e contestualizzato. Ogni intervista è trascritta secondo i canoni della storia orale, anche nelle parti dialettali – tradotte in italiano in nota –, e fatta precedere e seguire da una serie di informazioni, riflessioni e commenti in merito. Impreziosiscono il libro una serie di immagini storiche.

L’output di una ricerca di questo genere va in due direzioni principali. La prima è quella di un contributo forte ai vari dibattiti che animano la storia orale, in riferimento ai metodi che deve seguire e agli scopi che si prefigge. La seconda è quella di essere una fonte per un’eventuale altra ricerca, sia in tema di lavoro e conflittualità, che di business history. Oggi, infatti, la Bormioli Rocco è un gruppo internazionale, con sette stabilimenti in Italia, tre dei quali in provincia di Parma, due in Francia, uno in Spagna e uno negli Stati Uniti.