di Tito Menzani
Nata come militante, la storiografia sul sindacato è da un po’ di tempo su posizioni molto meno partigiane, nell’intento di avere una funzione maggiormente euristica e di portare un contributo conoscitivo anche al di fuori del perimetro di studio del movimento dei lavoratori. Il volume curato da Maurizio Antonioli – professore ordinario del Dipartimento di scienze della mediazione linguistica e di studi interculturali dell’Università di Milano, nonché tra i maggiori esperti di storia del movimento sindacale – si pone proprio l’obiettivo di dare un’immagine più chiara e comprensibile di un argomento davvero complesso quale è quello dell’evoluzione storica delle organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori.
L’approccio di tipo comparativo consente di mettere a fuoco le principali differenze e analogie tra i sindacati dei più importanti paesi europei, nell’intento di fornire “un efficace strumento didattico per gli studenti universitari e un testo utile per la formazione dei quadri sindacali, oltre che una lettura consigliata a tutti coloro che si interessano di storia contemporanea e dei temi del lavoro”. I saggi contenuti nel libro, quindi, sono più dei contributi di sintesi, fortemente interpretativi, che delle ricerche condotte su fonti inedite, e l’interesse complessivo del volume sta proprio nel suo andare a colmare un vuoto editoriale – ma per certi versi anche storiografico – circa la diversità dei modelli di relazioni industriali in Europa.
Nel 1995, per la Biblioteca Franco Serantini di Pisa, era uscita il libro I sindacati occidentali dall’800 ad oggi in una prospettiva storica comparata, curato sempre da Maurizio Antonioli in collaborazione con Luigi Ganapini, altro importante studioso di questi temi. Quel volume, però, non aveva pienamente raggiunto lo scopo di illustrare e spiegare le diverse dinamiche evolutive delle organizzazioni dei lavoratori, complice il fatto che alcuni contributi parevano un po’ affrettati e carenti, e quindi – pur se gli spunti di interesse erano numerosi – il lavoro di comparazione era, per così dire, rimasto a metà.
Anche due pubblicazioni successive, e cioè Sindacati in Europa: storia, modelli, culture a confronto, di Adele Maiello (Soveria Mannelli, Rubettino, 2002) e Gilliatt e la piovra: il sindacalismo internazionale dalle origini a oggi (1776-2006), di Fabio Bertini (Roma, Aracne, 2011), avevano messo l’accento su vari aspetti di grande interesse, ma non erano riusciti a sintetizzare fino in fondo gli aspetti comuni e quelli divergenti dei diversi casi europei.
Oggi, grazie al libro qui recensito, edito nella collana Ricerca della Bruno Mondadori, questa lacuna editoriale viene colmata, anche se i percorsi per proseguire l’indagine storiografica non mancano, come sembra suggerire lo stesso titolo adottato (Per una storia del sindacato in Europa). Come spiega Maurizio Antonioli nell’Introduzione, il volume è nato dall’organizzazione di un corso per quadri sindacali, aperto anche agli studenti dell’Università di Milano, che ha avuto nell’Archivio del lavoro – centro di documentazione e di ricerca della Camera del lavoro di Milano – il soggetto promotore ed organizzatore.
L’impianto del volume consta di un saggio propedeutico iniziale di Maurizio Antonioli (Nascita e sviluppo dei sindacati europei. Modelli ed esperienze tra Otto e Novecento), seguito da contributi sui singoli paesi presi in considerazione, e cioè Gran Bretagna, Francia, Germania e Spagna, oltre all’Italia che – a seguito del maggiore interesse dei lettori – è trattata in maniera più approfondita.
In particolare, tre differenti saggi si occupano delle altrettante scansioni cronologiche del sindacalismo italiano: Le associazioni dei lavoratori dal mutuo soccorso alla grande guerra, di Fiorella Imprenti, studiosa di gender history e del movimento operaio, nonché collaboratrice dell’Archivio del lavoro; Dal “biennio rosso” al regime fascista. Il sindacato italiano fra le due guerre, di Ivano Granata, professore associato del Dipartimento di studi storici dell’Università di Milano; I sindacati italiani nel secondo dopoguerra, di Jorge Torre Santos, studioso degli istituti camerali e collaboratore dell’Archivio del lavoro.
A questi seguono i contributi sulle realtà estere: Classi lavoratrici e sindacati in Gran Bretagna (1811-1996), di Ignazio Masulli, già professore ordinario del Dipartimento di storie, culture e civiltà dell’Università di Bologna, ora in pensione; Il sindacato francese, di Eva Civolani, studiosa dell’anarchismo e delle organizzazioni dei lavoratori, nonché collaboratrice dell’Università di Milano; Il caso tedesco, di Adele Maiello, professore a contratto del Dipartimento di scienze politiche e sociali dell’Università di Genova; I sindacati in Spagna, del già citato Jorge Torre Santos.
In definitiva, il volume riesce nell’intento di rendere più chiaro un mosaico di sigle, di correnti e di specificità nazionali, senza appiattire il percorso storico dei vari soggetti messi a fuoco su di una griglia categoriale asettica e impersonale. Al contrario, le varie sfumature – che emergono dalla complessità geografica e dal lungo arco cronologico considerato – finiscono per diventare un imprescindibile complemento ai modelli di organizzazione sindacale, più netti e definiti, che i singoli saggi vanno a costruire.