di Elena Musiani
Il 150° anniversario dell’unificazione nazionale è stato – ed è tuttora – occasione per una riflessione ricca ed articolata sulla costruzione di un’idea di patria in un’ottica di lungo periodo e in un discorso che si è articolato lungo percorsi narrativi ed espressivi differenti: la storia, la politica e la società ma anche la musica, la letteratura e l’arte in tutte le sue forme espressive. Ciò è stato possibile grazie alla ricchezza di fonti che sono state prodotte, fin dai primi momenti della lotta risorgimentale, dagli stessi protagonisti del Risorgimento italiano, animati dal desiderio di far nascere nella popolazione italiana, ancora profondamente, divisa la consapevolezza di appartenere a un’unica nazione.
I patrioti, ha scritto Alberto Mario Banti:
si sentirono gente che aveva il dovere di parlare e di agire in nome della patria, in nome della nazione, in nome di una comunità per la quale si era pronti a sacrificare la vita, ma che non era facile vedere, sentire, identificare se appena si comparava la propria città o la propria terra di origine con una qualunque altra area della penisola.
(Alberto Mario Banti, La nazione del Risorgimento. Parentela, santità e onore alle origini dell’Italia unita, Torino, Einaudi, 2000, p. 32).
Una ricostruzione dettagliata di questo percorso emerge nella mostra Nascita di una nazione. Immagini del Risorgimento italiano nelle raccolte dell’Archiginnasio curata da Cristina Bersani, Valeria Roncuzzi, Sandra Saccone e con la collaborazione di Clara Maldini e organizzata dalla Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna con il patrocinio della presidenza del Consiglio dei ministri, del ministero per i Beni e le Attività Culturali e dell’Ibc – Comitato regionale per le Celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia.
La mostra, svoltasi presso la Biblioteca comunale dell’Archiginnasio dal 10 giugno al 17 settembre 2011, ha messo in evidenza, attraverso stampe, disegni e volumi illustrati conservati nelle raccolte della Biblioteca dell’Archiginnasio, la costruzione del discorso nazional-patriottico che ebbe nelle arti un ruolo centrale. Se infatti la letteratura e la musica (l’opera in particolare) contribuirono a formare i giovani protagonisti delle battaglie del Risorgimento, futuri attori della politica nazionale, le arti visive in particolare svolsero un’opera didattica e didascalica nei confronti della maggioranza di una popolazione, che per il 70-80% era ancora analfabeta e che non poteva avere accesso a quel “canone letterario” che fu alla base dell’educazione della generazione di giovani patrioti. Il programma di pedagogia della nazione fu costruito dunque attraverso una serie di immagini (dipinti, stampe, manifesti, stampa periodica popolare) in un’ottica di progressiva “costruzione degli italiani”.
Questo programma emerge con estrema ricchezza e precisione dal percorso narrativo della mostra dell’Archiginnasio, organizzata in due sezioni: Gli eventi memorabili e “Fare l’Italia attraverso le illustrazioni librarie”; “Fare gli Italiani” nell’iconografia dei personaggi.
La prima sezione ricostruisce, seguendo un percorso cronologico, le principali tappe che hanno portato all’unificazione nazionale: dai moti del 1821, espressione ancora di un sentimento che andava costruendosi e che si articolava su ipotesi differenti, passando attraverso l’elezione al soglio pontificio di Pio IX, letto allora come possibile “sovrano” italiano e rispondente alla scelta neoguelfa ipotizzata da Gioberti, fino alla prima guerra di Indipendenza del 1848/1849.
La scelta delle immagini esposte mette inoltre in evidenza come il Risorgimento italiano vada letto in un contesto non solo nazionale, ma europeo, da qui la scelta delle curatrici di mostrare i legami con la rivoluzione parigina del 1848 attraverso le litografie di Victor Adam, uno dei principali autori di stampe militari nella Parigi della metà del XIX secolo.
Al tempo stesso è innegabile che in un’Italia, che per secoli era stata divisa, il sentimento nazionale fosse ancora strettamente accompagnato dalle singole vicende municipali: per cui a Bologna il 1848 fu per lungo tempo sinonimo della battaglia dell’8 agosto. Stampe, dipinti, monumenti e testi teatrali narrarono per anni ai bolognesi quella “gloriosa giornata”, in mostra ricordata attraverso la litografia di Achille Frulli e dal progetto di Cincinnato Baruzzi per un monumento allegorico.
La delusione per “il tradimento” dei Pio IX e il ruolo svolto dalla monarchia sabauda durante la prima guerra d’indipendenza furono alla base della scelta della maggioranza dei patrioti italiani per un’ipotesi monarchica sotto guida piemontese, come narrato dai ritratti di Carlo Alberto e Vittorio Emanuele presenti in mostra.
La sezione postunitaria mette in evidenza un altro fenomeno della narrazione patriottica ad uso e consumo dell’intera popolazione: lo sviluppo della stampa periodica illustrata, che permetteva, a distanza di qualche settimana, di far conoscere agli italiani, gli sviluppi della costruzione nazionale. Particolarmente interessante in mostra la descrizione della battaglia di Mentana pubblicata sull’”Illustrazione Universale”.
Una stampa illustrata che si richiamava a una retorica narrativa che doveva fare appello ai sentimenti ed agli affetti più comuni e quindi numerosi sono gli appelli alla famiglia, nucleo fondante della futura nazione.
La nazione del Risorgimento venne infatti rappresentata per lungo tempo come un insieme di nessi e di legami di sangue e di affetti, una comunità naturale e parentale che nel sangue e nella tradizione traeva le sue origini. Significativa a questo riguardo la retorica che emerge dalla litografia dal titolo emblematico Ricordo agli italiani e che ritrae due bambini intenti a pregare di fronte alle vesti del padre morto a Mentana.
Accanto agli eventi politici vennero organizzati, a partire dagli anni che immediatamente seguirono la proclamazione del Regno d’Italia, una serie di iniziative culturali e civili, volte ad elaborare progressivamente una nazione che non fosse solo mera “espressione geografica”. Significativa in questo senso l’organizzazione della prima Esposizione italiana organizzata a Firenze nel 1861 con l’intento di mostrare il quadro economico e produttivo della novella Italia.
La retorica della nazione fu rafforzata a partire dagli eventi successivi l’unificazione politica, in un intento di costruzione non più della nazione ma “degli italiani” stessi. Ruolo primario in questo tentativo di omogeneizzare gli italiani fu attribuito all’istruzione scolastica, ma per raggiungere la maggioranza della popolazione, che per anni ancora sarebbe stata colpita dalla piaga dell’analfabetismo, si fece ancora una volta ricorso alla narrazione visiva. La mostra presenta due modelli espressivi della retorica patriottica che venne sviluppandosi in Italia a partire dalla seconda metà dell’Ottocento: in primo luogo le pubblicazioni di edizioni popolari e di giornali illustrati, che in alcuni casi – è l’esempio dei keepsakes, strenne librarie prodotte allo scopo di raccogliere fondi per la causa italiana – erano edizione lussuose e rivolte quindi ad un pubblico di élite. In mostra alcuni esempi, prodotti per un pubblico femminile, per quelle dame aristocratiche, cioè, che avrebbero potuto esibire nei loro salotti di conversazione un omaggio all’Italia.
Accanto a ciò vanno ricordati, gli album di guerra, le litografie e le cronache, queste ultime scritte nei momenti che immediatamente seguivano gli avvenimenti, oppure più tardi, come frutto di una attenta riflessione. Sono tutte opere che sia iconograficamente che dal punto di vista letterario danno un esempio di quella retorica nazional-patriottica cui si accennava precedentemente e che andarono ad arricchire quella “narrazione” del Risorgimento che per lungo tempo fu al centro delle opere letterarie italiane.
Ruolo importante fu svolto inoltre dalla stampa satirica, giornali e riviste che, sull’esempio di modelli europei, narrava le vicende politiche attraverso immagini e anche scritti, in grado di raggiungere un pubblico ampio. In mostra alcuni esempi di giornali satirici bolognesi, come “La Rana”, “Il Canocchiale” e “Il Papagallo” e “Il Don Pirlone”, pubblicato a Roma tra il 1848 e il 1849.
Se le opere letterarie erano rivolte a un pubblico ridotto, le immagini servivano invece a raggiungere un numero maggiore di italiani e di italiane: in questa galleria virtuale ad occupare un posto di primo piano fu l’iconografia dei “padri della patria” declinata in chiave di “religione laica” e martirologia della patria: numerose sono le immagini che ritraggono Garibaldi, ma anche i fratelli Bandiera, Silvio Pellico e Ciceruacchio in veste non solo di eroi ma anche, e soprattutto, di martiri della patria a dimostrazione che il discorso nazionale si andava costruendo sul sangue e sul sacrificio. A compendio della retorica nazionale campeggia sempre l’immagine dell’Italia, ritratta sempre come un’immagine femminile, poiché se la nazione è una comunità di parentela, allora è alla donna che spetta il compito di rappresentare e custodire il sacro vincolo della nazione.
Un percorso ricco quello della mostra, in grado di ripercorrere la storia del Risorgimento italiano e mettere in evidenza che si trattò di un cammino lungo che continuò lungo tutto il XIX secolo e che intrecciò la storia locale e quella nazionale, senza mai perdere di vista l’orizzonte europeo.