Nicolao Merker Il nazionalsocialismo. Storia di un’ideologia Roma, Carocci, 2013

Marco Bizzocchi

BizzocchiNicolao Merker, professore emerito alla Facoltà di Filosofia dell’Università La Sapienza di Roma, si è da sempre occupato di storia delle idee, specialmente in ambito tedesco. Oltre, infatti, le numerose curatele degli scritti di Kant, Hegel e Marx, tanti sono i libri dedicati alle idee e alle ideologie. Basti ricordare in questa sede Marxismo e storia delle idee del 1974, La Germania. Storia di una cultura da Lutero a Weimar del 1990 ed Europa oltre i mari. Il mito della missione di civiltà del 2006.

Con questo testo, Il nazionalsocialismo. Storia di un’ideologia, Merker propone una lettura profonda dell’ideologia alla base del regime nazista in Germania. In verità il sottotitolo non rende pienamente giustizia al testo; il termine più corretto per definirlo sarebbe quello di autopsia di un’ideologia. L’aspetto cronologico e l’evolversi nel tempo del nazionalsocialismo, infatti, è si presente, soprattutto nella volontà di Merker di evidenziare le origini anche di singole ramificazioni e declinazioni di suddetta ideologia, ma sicuramente ciò che maggiormente colpisce è il lavoro minuzioso con cui Merker, bisturi alla mano, seziona e scava nella storia del regime per esplorare le concrete manifestazioni teoriche e pratiche dell’ideologia.

Quello che traspare dalla lettura del testo è la concezione nazionalsocialista della società; essa è basata essenzialmente su due assiomi principali: primo, “la dottrina del popolo inteso come razza, stirpe, etnia”, e secondo, “la teoria del Capo carismatico nel quale si concentra ogni potere dello Stato e che impone a società civile e nazione la propria visione del mondo” (p. 13).

Da questi due monolitici assiomi ascende, come in un albero genealogico, tutta la ramificazione strutturale della societànazista, dove alla base vi è la concezione völkisch del popolo, cioè di una comunità nella quale è il sangue l’unico autentico garante dell’appartenenza alla stirpe tedesca eletta. La componente sanguigna aveva una precisa connotazione razziale e fungeva da marchio per giudicare la purezza o meno del soggetto.

Ogni aspetto della società nazista risultava, di conseguenza, una diversa declinazione dei due assiomi sopra citati e il testo di Merker può essere considerato come una raffinata descrizione di questo fenomeno nelle sue varie manifestazioni.

In questo scenario, per esempio, lo Stato era solo lo strumento che permetteva il mantenersi e l’evolversi della razza, la guida del popolo era garantita dal Fuhrer, considerato l’Uomo che la Provvidenza aveva mandato al popolo tedesco per guidarlo fino alla vittoria finale. In merito a questo, i propagandisti nazisti utilizzarono profusamente “moduli espliciti di religiosità. Insistevano sulla mistica e sull’intuizione aconcettuale come accessi privilegiati alla realtà” (p.104). In sostanza, l’uomo tedesco coglieva la verità grazie all’”impulso” metafisico garantito dalla sua razza. Questo permise di costruire attorno alla figura del Fuhrer un’aura di sacralità e Provvidenza. Questa forte componente razziale e la paventata empatia di Hitler con il popolo völkisch non permettono di paragonare la figura del Fuhrer a nessun sovrano assoluto di Età moderna, il cui potere si fondava sul presupposto concettuale del diritto divino

Anche di fronte a questa assoluta originalità, Merker sostiene che il regime nazista non è sorto dal nulla, ma gran parte dell’impianto concettuale, ad iniziare dalle teorie della razza, dall’idea di Fuhrer, dal mito ariano alle teorie della cultura, erano già presenti abbondantemente, in nuce, nella storia tedesca. Quello che Hitler è riuscito a fare è stato fondere queste diverse istanze attraverso i due capisaldi del nazionalsocialismo, il popolo inteso come razza e il Condottierato.

Il testo di Merker si articola in 14 agili capitoli, ognuno dedicato ad un aspetto particolare della società nazista; al fine del presente, si possono citare quelli più significativi: Prodromi e parentele dell’ideologia nazionalsocialista, Il Mein Kampf di Hitler. Fonti e contenuti, Lo Stato, strumento del popolo razziale, Il nazionalsocialismo religione politica, Una geopolitica per l’impero ariano.

Alla conclusione della trattazione Merker inserisce un significativo glossario che, oltre ad avere la funzione di chiarire alcuni concetti particolarmente controversi, permette di cogliere la distorsione concettuale di alcuni vocaboli comuni come borghesia, seguace o brutale. Il senso profondo di tutto ciò è che il nazionalsocialismo ha compiuto un ribaltamento linguistico e concettuale del vocabolario per strumentalizzarlo a fini egemonici.

Il testo è arricchito non solo da una bibliografia ragionata, ma da ben 33 pagine di riferimenti bibliografici e da una breve cronologia degli avvenimenti dal 1889 al 1945.