Una giornata di studi su Maria Luisa Berneri e l’anarchismo inglese. Reggio Emilia, 19 novembre 2011

di Antonio Senta

Sabato 19 novembre si è svolto presso la sala convegni del centralissimo Hotel Posta di Reggio Emilia un convegno di studi storici su Maria Luisa Berneri e l’anarchismo inglese, organizzato dall’Archivio Famiglia Berneri e dalla Biblioteca Panizzi. La giornata ha visto una buona partecipazione di pubblico, con più di una cinquantina di persone che ha seguito con attenzione e costanza le relazioni.

È emerso un quadro articolato delle diverse fasi della breve vita di questa intellettuale e giornalista, figlia del noto Camillo Berneri e di Giovanna Caleffi, militante anarchica alla quale Carlo De Maria ha dedicato un recente studio dal titolo Un seme sotto la neve (Biblioteca Panizzi, 2010).

Nata ad Arezzo nel 1918, Maria Luisa è costretta a emigrare in Francia ad appena otto anni seguendo la via dell’esilio presa dai genitori. A Parigi, negli anni Trenta, si forma politicamente a contatto con il milieux anarchico internazionale composto di esiliati e fuggiaschi, soprattutto compagni italiani, francesi e russi. Non ha ancora vent’anni, quando nel 1937 gli stalinisti uccidono a Barcellona Camillo Berneri, evento che evidentemente segna profondamente le fasi successive di tutti i componenti della famiglia. Dopo avere partecipato ai funerali, Maria Luisa si trasferisce a Londra insieme al compagno Vernon Richards, anarchico anch’egli e figlio di Emidio Recchioni, già punto di riferimento del movimento libertario internazionale. A Londra la giovane Berneri è l’anima del gruppo di Freedom Press: “her influence was obiquitous, and her personality coloured all our work”, scriveranno i suoi compagni inglesi. Dalla fine degli anni Trenta fino alla sua morte prematura, nel 1949 (in seguito a un parto), si dedica a un’attività frenetica ma estremamente lucida in un’Europa sconvolta dai totalitarismi, dalla guerra mondiale e infine dalla Guerra fredda e dalla divisione in blocchi.

Nel corso della mattinata Giampietro Berti prima e Pietro Adamo poi hanno sviscerato il tema dell’utopia nel pensiero anarchico, a partire proprio dal volume di Maria Luisa Berneri, Viaggio attraverso utopia. In questo volume la Berneri ripercorre e analizza alcune delle utopie che hanno segnato la storia del pensiero, mettendo in evidenza come alcune di esse celino un progetto di organizzazione della vita sociale dai decisi accenti autoritari e lesivi della libertà umana, come nei casi della Repubblica platonica o della Città del Sole di Campanella.

Carlo De Maria, organizzatore scientifico del convegno, ne ha invece ricostruito la vita, mettendo in evidenza quella fitta rete di corrispondenze amicali e politiche che la circondava e puntando l’attenzione, tra l’altro, sui suoi interessi per la pedagogia e la psicologia. Sono state inoltre proiettate diverse fotografie dell’esilio parigino, alcune delle quali ritraggono Maria Luisa in compagnia della madre Giovanna e della sorella Giuliana, ritratti che hanno dato il senso dell’intreccio tra la dimensione politica e quella familiare e affettiva.

Claudia Baldoli ha spiegato in maniera efficace i termini della ferma opposizione della Berneri ai bombardamenti alleati sulle città tedesche e italiane nel corso della Seconda guerra mondiale, spiegando tra l’altro come, secondo Maria Luisa Berneri, le bombe sganciate dalle “fortezze volanti” fossero motivate anche dalla volontà di scoraggiare le popolazioni colpite dal dare vita a una ribellione popolare contro Hitler e Mussolini. Interpretazione, questa, che non trovò molta considerazione all’epoca, ma che è stata poi confermata da una serie di studi e anche dalle parole successive dello stesso Churchill.

Carissa Honeywell della Sheffield Hallam University non ha potuto essere presente. È stato tuttavia letto un abstract della sua relazione sulle vicissitudini giudiziarie che il gruppo di Freedom subì nel corso della guerra a causa del proprio strenuo antimilitarismo.

Nel pomeriggio Pietro di Paola ha descritto con grande competenza l’ambiente di Freedom, ha presentato i militanti – uomini e donne – e ha chiarito come esso fosse qualcosa di assimilabile a un gruppo di affinità, caratterizzato da un grande affiatamento interno e da una altrettanto grande capacità di dialogare con quelle realtà che non facevano parte del movimento anarchico specifico. Enrico Acciai ha analizzato il rapporto tra Maria Luisa Berneri, Vernon Richards e la guerra di Spagna. Per farlo ha utilizzato le pagine del periodico “Spain and the World”: da questa pubblicazione si desume come a metà degli anni Trenta anche l’anarchismo inglese abbia abbracciato inizialmente la tattica del “fronte unico antifascista”, ma poi si sia visto costretto, dopo il voltafaccia degli stalinisti nei confronti delle istanze rivoluzionarie portate avanti dai libertari spagnoli, a cambiare atteggiamento in maniera repentina, accusando il Comintern di volere colpire qualsiasi istanza di trasformazione sociale.

Antonio Senta ha invece incentrato la propria relazione sull’atteggiamento della Berneri di fronte alla Seconda guerra mondiale e alla Guerra fredda, analizzando le pagine di una raccolta postuma dei suoi scritti editata nel 1953 con il significativo titolo Neither East nor West. Senta ha rimarcato come il punto di vista delle considerazioni di Maria Luisa Berneri sulla politica internazionale degli anni Quaranta sia sempre stato quello dei lavoratori, inconciliabile quindi con quello dei governi, totalitari o democratici che fossero. Una visione lucida, integralmente anarchica, aliena da ogni politicismo e dalla “logica del meno peggio”.

Mariuccia Salvati ha concluso i lavori mettendo in luce il carattere di radicalità che unisce i vari fili dell’anarchismo e del marxismo eterodosso del secondo dopoguerra, prendendo ad esempio la rivista americana “Politics”, ispirata da Andrea Caffi e Nicola Chiaromonte, che presenta diverse similitudini con quanto scritto da Maria Luisa Berneri e dal gruppo di “Freedom”, soprattutto per quanto riguarda la volontà di non schierarsi “né con l’Est né con l’Ovest”, ovvero né con il libero mercato né con il socialismo di Stato.

È bene che tali frammenti di storia, minoritaria sicuramente ma non per questo minore, siano riscoperti. Questo è vero ancor di più oggi, mentre viviamo una fase di sconvolgimenti sociali che necessitano di una nuova elaborazione intellettuale, non riducibile alla logica della rappresentanza parlamentare. Gli atti del convegno saranno pubblicati alla fine del 2012 a cura di Carlo De Maria.