Antonio Senta
Abstract
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Introduzione
Uno dei tratti più interessanti che hanno caratterizzato molti degli aderenti al movimento operaio è stato senza dubbio la passione per la conoscenza. Essa era intesa come veicolo primo di emancipazione e andava di pari passo con la lotta quotidiana per il “diritto alla vita”, per la conquista di maggiori libertà e diritti.
In tal senso il retaggio della civiltà dei lumi era evidente: il libro, spesso insieme alla fiaccola, era elemento iconografico che affondava le radici negli avvenimenti di fine Settecento ed esso ricorse senza soluzione di continuità nelle immagini che accompagnarono le lotte prima nazionali e poi operaie dei due secoli successivi.
La stampa – in tutte le sue forme: libro, opuscolo, periodico, foglio volante – era mezzo di autoeducazione e di propaganda allo stesso tempo. L’azione era indissolubile con il pensiero: la pistola, il fucile, la bomba, il pugnale, il forcone e ovviamente la falce o il martello in una mano, il libro, il giornale nell’altra.
Queste osservazioni, forse banali in sé, rappresentano in questo caso un utile strumento per l’analisi di alcuni aspetti della storia del movimento anarchico nel Novecento i cui aderenti hanno condiviso in molti casi una sete di conoscenza e una passione inesauribile per la parola stampata.
Un episodio significativo di questa storia fu un’avventura editoriale realizzata a Parigi nell’autunno 1924 in grado di dare alle stampe una rivista trilingue, la “Révue Internationale Anarchiste” e di organizzare le attività di una nuova casa editrice le Editions Anarchistes. Uno dei maggiori ispiratori fu Ugo Fedeli, le cui carte manoscritte offrono numerose testimonianze della vicenda.
Gli Ugo Fedeli papers
Nel corso delle mie ricerche sulla storia dell’anarchismo, ho avuto la fortuna di imbattermi in un fondo archivistico, tanto ricco quanto misconosciuto, gli Ugo Fedeli papers, conservati presso l’Internationaal Insituute voor Sociale Geshiedenis di Amsterdam (Iisg), Istituto che ha mosso i primi passi negli anni Trenta e che da decenni è uno dei luoghi eletti, a livello internazionale, per la conservazione di materiale bibliotecario e documentario sul movimento operaio1. Gli Ugo Fedeli papers sono una collezione di una certa consistenza di materiali sul movimento operaio internazionale e coprono un arco cronologico di quasi cent’anni (dal 1869 al 1964). La documentazione preponderante concerne la prima internazionale e il movimento anarchico, in particolare in Europa e più di tutto nei paesi latini, ma anche nelle Americhe, in Asia, fino all’estremo Oriente e all’Australia. Il fondo, sebbene acquisito dall’Istituto a metà degli anni Sessanta, è rimasto fino a oggi poco valorizzato per le condizioni disordinate in cui si trovava. Diversi ricercatori l’avevano sì potuto consultare, apprezzando l’estrema ricchezza del contenuto, e in alcuni casi sono effettivamente riusciti a utilizzarlo anche per ricerche di una certa importanza, ma esso mancava sia di un riordino complessivo, sia di una lista analitica che rendesse più pratica la consultazione. Dopo circa un anno di lavoro, nel 2008 ho completato il riordino e redatto una lista pubblicata in forma cartacea e online2.
Sono ora facilmente consultabili i diari di Ugo Fedeli dal 1921 al 1944, la sua corrispondenza, gli scritti – in particolare memorie, biografie di vari militanti anarchici e repertori bibliografici – i verbali di convegni e congressi del movimento anarchico internazionale, così come svariati documenti su organizzazioni operaie e singoli militanti. Da queste carte si desumono i contorni di molte vicende significative che la presenza di diversi scritti inediti, sia di Fedeli che di altri militanti, riesce spesso a illustrare meglio.
Ugo Fedeli nacque nella Milano di fine Ottocento da una famiglia povera. Costretto a lavorare sin da giovanissimo, da autodidatta si creò un’approfondita cultura, prese parte ai fatti della Settimana rossa e fece attiva campagna antinterventista allo scoppio della Grande guerra, fino a quando decise di disertare e di passare il confine svizzero. Tornato in Italia sul finire del 1919 fu in prima linea nelle occupazioni delle fabbriche del milanese. Nel marzo 1921, quando il movimento era in fase difensiva e gli squadristi cominciavano invece ad alzare la testa, venne accusato insieme ad altri due compagni, Francesco Ghezzi e Pietro Bruzzi, della strage del teatro Diana, dove lo scoppio di una bomba investì la sala gremita causando ventuno morti e circa ottanta feriti. Costretto alla fuga, via Berlino passò in Russia, dove ebbe modo di rimanere, tra Pietroburgo e Mosca, sino alla fine dell’anno, impegnandosi tra l’altro nella denuncia della stretta repressiva dei bolscevichi nei confronti delle opposizioni e in particolare degli anarchici. Tornato a Berlino, prese parte alle vicende del movimento di lingua tedesca fino al 1923, frequentando i gruppi di anarchici russi costretti all’esilio, e nell’autunno di quell’anno, a causa delle condizioni economiche gravose all’interno del paese, decise di passare a Parigi.
Ugo Fedeli a venticinque anni aveva già raccolto, insieme alla sua compagna di una vita, Clelia Premoli, diverso materiale sul movimento anarchico di lingua italiana e non solo: era venuto in possesso infatti di diversa documentazione in russo, in tedesco e in francese e cominciava a essere conosciuto sia per la sua passione verso libri e documenti, sia per le sue capacità di storico e archivista. Egli fu effettivamente uno dei primi a comprendere l’utilità di un archivio storico che raccogliesse parte di quella enorme quantità di documentazione che il movimento aveva prodotto sino ad allora. Prima di lui solo Max Nettlau, anarchico e storico dell’anarchismo, vero e proprio pioniere nel campo, aveva avuto mezzi, interesse e capacità per dar vita e conservare un ricchissimo archivio, anch’esso oggi conservato presso l’Iisg.
L’Oeuvre Internationale des Editions Anarchistes
Non appena giunto a Parigi, Fedeli trovò occupazione come meccanico e allacciò i contatti con il movimento anarchico locale, cominciando a collaborare con il periodico “L’Idée Anarchiste” edito dal militante francese Lucien Haussard3. Continuò a seguire l’attività degli esiliati russi – tra i quali Volin, Peter Arshinov e Nestor Machno anch’essi trasferitisi da Berlino a Parigi – supportando la campagna per la liberazione degli anarchici perseguitati in Russia e contro l’autoritarismo dei bolscevichi e si interessò anche della sorte dei compagni bulgari arrestati e deportati in seguito al colpo di Stato del giugno 1923 da parte di una coalizione di forze di destra, contribuendo a costruire una rete internazionale di soccorso4.
Inoltre Fedeli ritrovò a Parigi alcuni dei militanti attivi negli anni precedenti in Italia. Molti, come è noto, erano gli Italiani emigrati in Francia, a causa della richiesta di manodopera soprattutto nell’edilizia e nell’agricoltura, e altrettanti erano i cosiddetti “fuoriusciti”, i “politici” della prima ondata migratoria, quella dell’antifascismo di matrice popolare, fra i quali gli anarchici – spesso tra i primi a scontrarsi con la montante marea fascista – erano particolarmente numerosi.
In Francia i militanti libertari si dedicavano alla propaganda, con una ovvia attenzione ai temi dell’antifascismo, anche attraverso periodici e numeri unici di giornale che, nonostante le innumerevoli difficoltà, davano testimonianza dell’attivismo dei “fuoriusciti” anarchici, così come dei loro differenti indirizzi di pensiero. Nella capitale francese, dal giugno 1923 al gennaio 1924, l’ex segretario della Camera del Lavoro di Carrara Alberto Meschi pubblicò otto numeri de “La Voce del Profugo”, “giornale antifascista e di propaganda sindacale classista”, come recitava il sottotitolo. Nello stesso periodo, ma fino all’aprile 1925, lo spezzino Tintino Rasi dava invece alle stampe “Rivendicazione”, pubblicazione di stampo individualista. Ancora, un Comitato unitario antifascista a cui aderivano alcuni anarchici, nell’autunno 1924, sulla scia delle mobilitazioni per l’assassinio di Giacono Matteotti, editò due numeri di “Campane a Stormo”. Da parte loro i militanti francesi erano impegnati nella pubblicazione de “Le Libertaire” che dal dicembre 1923 da settimanale passò a essere quotidiano (e tale rimase fino al marzo 1925, quando ritornò settimanale). Esso si andava a sommare, tra gli altri, al già citato “L’Idée Anarchiste” (cui Fedeli continuava a collaborare attivamente), al quindicinale “L’En Dehors”, periodico individualista redatto a Orleans da E. Armand, e ad altri giornali locali che avevano però diffusione in tutto il paese come “Le Semeur” che si stampava a Falaise e “Le Réveil Libertaire” di Lione.
Eppure il movimento francese, e solo in misura minore quello dei “fuoriusciti” italiani, vivevano una situazione assai difficile, accentuata dalle molteplici divisioni interne. Lo stesso “Libertaire”, nonostante la sua periodicità quotidiana, era abbastanza povero di slancio e contenuti e le altre pubblicazioni non riuscivano a scalfire l’immobilismo della maggior parte dei militanti. Fu proprio alla luce di questa situazione, certo non confortante, che una dozzina di militanti, tra cui Fedeli, decisero nell’autunno 1924 di tentare una nuova impresa editoriale, in grado di dare alle stampe una rivista trilingue, la “Révue Internationale Anarchiste”, di organizzare le attività di una nuova casa editrice (Editions Anarchistes) affiancandovi una ricca libreria, la “Librairie Internationale”, che divenne presto luogo di incontro tra militanti di mezza Europa. Il progetto prese il nome di Oeuvre Internationale des Editions Anarchistes (Oiea). Vi parteciparono militanti italiani, russi, polacchi, spagnoli e francesi, tra i quali spiccava la figura di Sébastien Faure. Militante storico dell’anarchismo francese, aveva fondato insieme a Louise Michel “Le Libertaire” nel 1895, preso parte attiva alla campagna in difesa di Dreyfuss e allo scoppio della Grande guerra era rimasto su una posizione di intransigenza pacifista, incitando i militari alla diserzione attraverso le colonne del periodico “Ce qu’il faut dire”. Fedeli ebbe modo di frequentarlo assiduamente e di apprezzarne le qualità di pubblicista e di oratore e proprio dal militante francese recepì tra l’altro la critica severa all’imposizione religiosa, considerata come la radice di ogni idea autoritaria5.
Faure fu il principale redattore della “Révue Internationale Anarchiste” insieme a Fedeli, a Severin Férandel, Volin, Tintino Rasi e Virgilio Gozzoli. Essa era in realtà costituita da tre riviste rilegate insieme, una in francese, la “Révue”, una in italiano, “La Rivista Internazionale Anarchica”, e una in spagnolo, “La Revista Internacional Anarquista”. Le tre versioni contenevano generalmente articoli diversi, ma in alcuni casi si trattava dello stesso articolo tradotto nelle altre due lingue: è il caso dell’editoriale di Sebastien Faure, La révolution sociale, che compare nel n. 1 del 15 novembre 1924. Questa “Rivista mensile poliglotta” – come recitava il sottotitolo dell’edizione italiana – rappresentò un esperimento tanto unico quanto interessante. La pubblicazione voleva essere uno strumento di approfondimento delle idee, della cultura e della storia anarchica, con lo scopo di rafforzare il pensiero e l’azione internazionalista del movimento. La sua uscita fu effettivamente molto importante dal punto di vista sia culturale che politico e sin dal primo numero essa si inserì nel dibattito teorico in corso tra gli anarchici europei.
A metà degli anni Venti il pensiero anarchico doveva infatti fare i conti con avvenimenti che avevano sconvolto il mondo: la Prima guerra mondiale, la Rivoluzione russa, l’avvento del fascismo avevano messo in luce – in modi e direzioni diverse – le aporie dell’anarchismo. Almeno così pensavano alcuni militanti, i quali, non mettevano in discussione i principi del pensiero libertario, ma ritenevano necessaria un’analisi e una riflessione sui tradizionali modi d’azione e organizzazione. Il cosiddetto “anarchismo eroico” di stampo ottocentesco doveva lasciare il campo a un movimento maggiormente organico e strutturato in cui il singolo e l’organizzazione si completassero a vicenda.
Non a caso sin dal primo numero venne presentata ai lettori una Consultazione mondiale sui compiti dell’anarchismo, ambizioso lavoro di inchiesta di cui Fedeli fu uno dei fautori e che si poneva esplicitamente l’obiettivo di analizzare quali fossero i compiti del movimento anarchico prima, durante e dopo la rivoluzione. Tale riflessione coinvolgeva quattro ambiti diversi: educazione, organizzazione, azione, rapporti internazionali. Gli avvenimenti dei primi due decenni del Nocevento e in particolare “la tragedia degli anarchici russi”, ovvero la loro repressione per opera dei bolscevichi, avevano mostrato come i programmi anarchici – scriveva Fedeli – fossero “imbottiti da un pericoloso facilonismo” e da un eccessivo “ottimismo”6. L’inchiesta nelle tre diverse lingue accompagnò tutta la vita della rivista e a essa risposero numerosi militanti, che, seppur in toni diversi, sembravano concordare non solo sulla necessità di una maggiore organizzazione del movimento a livello internazionale, quanto sulla necessità di affiancare alla “critica demolitrice” dell’esistente un’ottica propositiva riguardo alla realizzazione della società futura.
Ogni aspetto della “Révue” evidenziava il carattere internazionale del movimento anarchico, caratterizzato sin dall’Ottocento da un continuo nomadismo – dovuto in gran parte alla repressione statale – e dalla contaminazione tra tendenze e idee diverse tra loro. Proprio sul tema dell’internazionalismo tornò più volte Fedeli dalle pagine della “Rivista”, considerando come dovesse essere obiettivo del movimento quello di lavorare per la creazione di una Unione Anarchica Universale in grado di favorire lo scambio di informazioni, la collaborazione e il collegamento tra le diverse federazioni esistenti su base nazionale e regionale. La “Rivista”, ampliata e migliorata, sarebbe potuta diventare quindi la portavoce di tale organizzazione7.
Nel corso degli otto numeri di vita della rivista Fedeli scrisse del movimento anarchico in Germania, in Francia, del movimento tolstojano in Russia, che aveva avuto modo di conoscere a apprezzare, oltre a occuparsi della recensione di diversi testi di pensatori libertari.
Inoltre continuò a denunciare con forza l’impreparazione teorica del movimento anarchico e a sottolineare l’importanza dello studio e della riflessione su un punto particolare, quello dell’organizzazione della società libertaria sin dai giorni successivi alla rivoluzione. In tal senso ritenne importante la partecipazione degli anarchici non solo a “gruppi di affinità” ideologicamente omogenei, ma anche a cooperative e sindacati “misti”, temi su cui tornò più volte,8.
Furono numerosi i militanti, anche di una certa levatura, che dettero il loro contributo teorico sulla rivista, rispondendo alla Consultazione: oltre a Faure, Fedeli, Gozzoli, Volin e Rasi – quest’ultimo anima della versione italiana con lo pseudonimo di Gold ’O Bay – vi scrivevano militanti conosciuti, come Armando Borghi, Emma Goldman, E. Armand, Randolfo Vella, Augustin Souchy, Diego Abad de Santillán, Eusebio Carbò, Camillo Berneri, Luigi Fabbri, Nino Napolitano, Luigi Bertoni, Peter Arshinov, Rudolf Rocker, Enrique Nido, Ricardo Flores Magón, Gigi Damiani.
La “rivista poliglotta” ebbe una tiratura di oltre tremila copie per gli otto numeri e cessò le pubblicazioni nel giugno 1925. Sebbene i redattori ritenessero raggiunto l’obiettivo di creare e rafforzare i rapporti tra i militanti di diversi paesi, gli stessi constatarono come molti lettori leggessero solo 24 delle 72 pagine, ovvero quelle nella loro lingua, e optarono per chiudere l’esperienza unitaria e trilingue della rivista. La versione italiana si fuse quindi con la pubblicazione che Virgilio Gozzoli aveva cominciato a editare nell’autunno 1924, “Iconoclasta!” e con “Rivendicazione” di Rasi – che aveva interrotto le pubblicazioni pochi mesi precedenti, ad aprile – nella nuova testata “La Tempra”, che riprese il sottotitolo “rivista internazionale anarchica” e che uscì mensilmente dal luglio 1926 al novembre 1926.
La questione dell’approfondimento teorico e culturale non fu questione affrontata solamente dalla rivista; anche altre attività sotto l’egida della Oeia intendevano approfondire questo aspetto. Furono diverse, ad esempio, le conferenze e i dibattiti organizzati dall’Oeuvre, tra le quali risulta avere avuto particolare successo il contraddittorio che si tenne a Parigi all’inizio del 1925 di fronte a un folto pubblico, sul tema della violenza tra Han Ryner, anarchico individualista e pacifista, e André Colomer, già direttore de “Le Libertaire” e spostatosi su posizioni vicine ai bolscevichi.
Anche le Editions de la Librairie Internationale, chiamate a volte semplicemente Editions Anarchistes, svolsero un importante compito in tal senso, dando alle stampe alcuni testi di analisi teorica e storica, in italiano, polacco e francese, che divennero dei masterpieces della letteratura politica anarchica. Alla fine del 1923 uscì la traduzione in francese della Histoire du mouvement machnoviste (1918-1921) di Peter Archinov, già apparsa in tedesco, che descriveva le vicende dell’armata insurrezionale guidata da Nestor Machno. Questi nel 1918-1920, alleato dei bolscevichi, aveva avuto un ruolo determinante nel resistere alle armate “bianche”, per poi subire nel corso del 1921 l’attacco letale dell’armata rossa, che mal tollerava l’esistenza di un potere autonomo da Mosca. All’incirca nello stesso periodo apparve la ristampa in francese del fortunato scritto di inizio secolo di Errico Malatesta, Al caffé, a cui si aggiunse presto un testo di Sébastien Faure, Les Anarchistes (Qui nous sommes, ce que nous voulons, notre Révolution), e uno di Armando Borghi, L’Italia tra i due Crispi. Cause conseguenze di una rivoluzione mancata. Ancora, apparvero una biografia di Han Ryner, a opera di Georges Vidal, uno scritto sul tentativo rivoluzionario del 1919 in Ungheria (Dauphin-Meunier, La Commune Hongroise, 21 mars 1919-7 août 1919), testi antireligiosi ecc.
Così come dalle pagine della rivista, anche in alcuni di questi testi cruciale era la questione dell’organizzazione, ovvero come gli anarchici potessero e dovessero organizzarsi per dare maggiore concretezza alla loro azione. Tali problemi erano particolarmente sentiti dai militanti russi residenti a Parigi. Arshinov aveva affrontato la questione nel febbraio 1925 sulle pagine della “Rivista” proponendo un modello di organizzazione che, sebbene non ancora definito nei particolari, sembrava far presagire la necessità di un rafforzamento delle strutture organizzative in grado di rendere maggiormente efficiente l’azione rivoluzionaria9.
Un anno dopo la Librairie dette alle stampe la Plate-forme d’organisation de l’Union générale des Anarchistes (Projet), corredata di un supplemento di Questions et Réponses, firmata dal Groupe d’anarchistes à l’etranger e redatta probabilmente dallo stesso Archinov. La Plate-forme introdusse dei concetti nuovi in campo anarchico, quali quello di “responsabilità collettiva” – secondo cui le decisioni assembleari vincolavano tutti i partecipanti – e di unità teorica e tattica dei rivoluzionari. A pesare era evidentemente la disfatta degli anarchici in Russia a fronte del successo del modello leninista, il che sembrava far presupporre la necessità di un ammodernamento dei metodi organizzativi libertari. Il progetto trovò l’interesse di alcuni militanti, ma anche il netto rifiuto della maggioranza del movimento. Non a caso l’anno successivo la stessa Librairie editò la Réponse de quelques anarchiste russes à la Plateforme, in cui gli autori, altri anarchici russi in esilio tra i quali Volin, rifiutavano il progetto della “piattaforma” perché vi vedevano evidente la volontà di costituire un’organizzazione centralizzata.
Sempre all’interno del progetto dell’Oiea, e su preciso stimolo di Faure, nacque l’idea di dare alle stampe una Encyclopedie Anarchiste per la quale Fedeli scrisse diverse voci. L’Encyclopedie affondava le sue radici nell’illuminismo e nel razionalismo settecentesco. Essafuil risultato di un progetto complessivo e ambizioso di sistematizzazione del pensiero anarchico, un’opera monumentale che mirava a essere onnicomprensiva rispetto alle concezioni e tendenze del movimento libertario nel mondo. L’intento era quello di riunire tutte quelle conoscenze che potessero essere utili ai militanti anarchici, con l’obiettivo di fornire loro uno strumento di formazione attraverso il quale orientarsi nell’azione. L’opera, si legge nella seconda di copertina, con tutta probabilità a opera di Faure, “est destinée aux million de parias de toutes nationalités qui souffrent de la détestable organisation sociale dont, matériellement et moralement, ils sont les victimes”. Gli autori sono convinti di dare alle stampe un’opera “gigantesca”, che costituirà una delle più grandi realizzazioni rivoluzionarie del secolo10. In essa i “parias trouveront les lumiéres et ils puiseront l’énergie qui leur seront nécessaires lorsque, animés de l’Esprit de Révolte, ils seront résolus à se libérer”. Punto di partenza era qui la centralità dell’uomo, questione tipica del pensiero anarchico: il motto “Ni dieux, ni maître” implicava la lotta contro il triplice giogo dello Stato, del Capitale e della Chiesa, nella consapevolezza che “le Salut est en vous tout en vous, rien qu’en vous!”, come si concludeva la presentazione dell’opera11.
L’Encyclopedie era costituita da un “dizionario anarchico”, che cominciò a uscire nel corso del 1925 (vennero stampati 36 fascicoli a 48 pagine) e che comprendeva una serie di voci in ordine alfabetico compilate da anarchici, sindacalisti, rivoluzionari e “specialisti e tecnici senza partito”12; la prima voce è “abdication”. Viene spiegato il senso del termine a cui segue una lista delle principali abdicazioni nella storia, da Cincinnato fino a Nicola II, cui segue una logica conclusione: “bien rares sont les pantins royaux qui ont abdiqué sans y être contraints et forcés. Les tyrans sont de ces gens qui disent cérémonieusement qu’ils s’en vont quand on les met à la porte”,
Il progetto prevedeva in realtà sia la traduzione del dizionario in diverse lingue, sia la pubblicazione di quattro ulteriori sezioni, una sulla “storia del pensiero e dell’azione anarchica, paese per paese”, una sulla “vita e le opere dei principali militanti del movimento anarchico: filosofi, teorici, scrittori, oratori, artisti, agitatori, uomini d’azione”, una sulla “vita e le opere di uomini che, senza essere propriamente anarchici, nondimeno, in campi quali la filosofia, la scienza, le lettere, le arti e l’azione, hanno contribuito all’emancipazione umana […]”. A tutto ciò doveva seguire un “catalogo di libri, brochures, giornali, riviste e pubblicazioni di tutti i tipi, di propaganda anarchica o anarchicheggiante”, suddiviso per lingua e paese13. Solo il dizionario fu realizzato, non le altre sezioni, sia per la morte di Faure, sia per le traversie della vita di Fedeli. Eppure quest’ultimo continuò a lavorare a questa sorta di bibliografia generale lasciandone testimonianza nelle carte dell’archivio come pure su alcune successive pubblicazioni del movimento14.
Certamente tanto la rivista, quanto l’insieme delle attività della Librairie e in particolar modo L’Encyclopedie, richiedevano una grande quantità di denaro. Esso fu messo a disposizione da alcuni anarchici spagnoli, il cui nome diverrà noto in occasione degli avvenimenti della Guerra civil di una decina d’anni dopo: Buenaventura Durruti, Francisco Ascaso e Gregorio Jover, che nel maggio 1924 decisero di dare all’Oiea parte dei proventi ricavati da una rapina a una banca di Gijon, “alquante migliaia di Pesetas”15.
Conclusione
L’attività dell’Oiea nel suo complesso ebbe buoni riscontri all’interno del movimento. Ad esempio Max Nettlau formulò un giudizio positivo sulle Edizioni internazionali anarchiche e sullo “studioso militante” Fedeli. L’Oeuvre certamente rappresentò un salto di qualità nello stimolo alla riflessione ideologica. Fu probabilmente un progetto troppo grande per le reali possibilità del gruppo editoriale e del movimento, eppure – anche per la sua spiccata dimensione internazionale – fu luogo fisico e culturale di scambio di idee ed esperienza e di crescita intellettuale per molti militanti, tutti elementi che tornarono utili negli anni successivi e in particolare nei frangenti esaltanti e drammatici della Guerra civile in Spagna.
Anche negli anni successivi la passione per la parola scritta non abbandonò mai Ugo Fedeli. Conclusa l’esperienza dell’Oiea, diede vita, insieme a Luigi Fabbri, l’anarchico di Fabriano anch’egli riparato a Parigi, a un periodico di grande spessore, “La Lotta Umana” che si pubblicò a Parigi dall’ottobre 1927 fino all’aprile 1929, quando tutti i redattori del giornale furono espulsi dal paese. Fedeli, allora, così come Fabbri, trovò rifugio a Montevideo, dove entrambi si dedicarono alla pubblicazione di un altro importante periodico di approfondimento teorico, “Studi Sociali”. Ma quella di Fedeli fu una vita tormentata: in Uruguay l’affermazione della dittatura di Terra ebbe come conseguenza una sua nuova espulsione. Nel 1933 fu consegnato alle autorità italiane, le quali lo dovevano poi assegnare al confino prima sulle isole e poi in zone isolate del sud Italia per lunghi e difficili anni. Per una decina di mesi, tra il 1943 e il 1944, ricoprì la carica di sindaco del paese di Bucchianico, in provincia di Chieti. Nel dopoguerra fu militante attivissimo, e visse in prima persona la riorganizzazione del movimento, partecipando al congresso di Carrara del 1945, che segnò la costituzione della Federazione Anarchica Italiana, e poi a gran parte delle iniziative anarchiche dei successivi venti anni. Nei primi anni Cinquanta fu nominato responsabile della biblioteca del Centro Olivetti a Ivrea, svolse una importante attività culturale sia all’interno della fabbrica sia in tutto il Canavese, tenendo corsi e conferenze di storia sociale e del movimento operaio. In tutti gli anni del dopoguerra continuò nell’attività di ricercatore, di archivista e di storico. Scrisse sempre moltissimo per la stampa anarchica, italiana e non, e pubblicò vari studi biografici su alcuni militanti di rilievo, tra i quali Luigi Fabbri, Luigi Galleani, Giuseppe Ciancabilla, Luigi Damiani. Inoltre continuò ad accrescere la sua biblioteca e il suo archivio, che fu utilizzato nel corso degli anni da militanti e ricercatori interessati alla storia del movimento. Alla sua morte tutto il materiale fu acquisito dall’Iisg di Amsterdam, luogo ritenuto da Fedeli il più idoneo a conservare tali materiali. Oggi gli Ugo Fedeli papers costituiscono un patrimonio del movimento operaio e un prezioso strumento di ricerca per la storia dell’anarchismo.
Biografia
Biography
Bibliografia
Aa. Vv.
2003-2004 Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani, 2 voll., Biblioteca Franco Serantini.
Aa. Vv.
1926-1934 L’Encyclopédie Anarchiste, Edition La Librairie Internationale, Paris.
Balsamini L.
2009 Fragili Carte. Il movimento anarchico nelle biblioteche, archivi e centri di documentazione, Roma, Vecchiarelli editore.
Bettini L.
1972 Bibliografia dell’anarchismo, vol. I, tomo 1: Periodici e numeri unici anarchici pubblicati in Italia (1872-1971), Firenze, Cp editrice.
1976 Bibliografia dell’anarchismo, vol. I, tomo 2: Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati all’estero (1872-1971), Firenze, Cp editrice.
Bianco R.
1987 Répertoire des périodiques anarchistes de langue française: un siècle de presse anarchiste d’expression française, 1880-1983, Aix-Marseille.
Codello F.
2005 “La buona educazione”. Esperienze libertarie e teorie anarchiche in Europa da Godwin a Neill, Milano, Angeli.
Di Lembo L.
2001 Guerra di Classe e Lotta Umana. L’anarchismo in Italia dal Biennio rosso alla guerra di Spagna (1919-1939), Pisa, Biblioteca Franco Serantini.
Fabbri L.
2005 Epistolario ai corrispondenti italiani ed esteri (1900-1935), a cura di Roberto Giulianelli, Pisa, Biblioteca Franco Serantini.
Senta A. (cur.)
2008 Ugo Fedeli papers, Amsterdam, Internationaal Insituute voor Sociale Geshiedenis (Iisg).
Siti consigliati
Sito web dell’Iisg di Amsterdam http://www.iisg.nl/. La sezione “catalogue” contiene un ottimo motore di ricerca per la ricerca di testi e documenti. Attraverso la sezione “index of archives” si arriva invece alla descrizione dei fondi archivistici.
Contenuti correlati
- http://www.iisg.nl/index.php [↩]
- http://www.iisg.nl/archives/en/files/f/10748450.php [↩]
- Per tutti i militanti citati nel testo, cfr. Senta 2008; per quelli italiani cfr. anche Aa. Vv. 2003-2004. [↩]
- Cfr. Archivio Iisg, fondo Fedeli papers, folders nn. 453, 553. [↩]
- Archivio Iisg, fondo Fedeli papers, folder n. 2, Ugo Fedeli, Diario France, Belgium, Uruguay, 18 luglio 1926; cfr. anche gli appunti del 28 febbraio 1926 e del giugno 1926. [↩]
- H. Treui [Ugo Fedeli], Una parola sulla stampa anarchica di lingua italiana, “Rivista Internazionale Anarchica”, a. 1, n. 1, 15 novembre 1924. [↩]
- Cfr. Ugo Trene [Ugo Fedeli], L’Anarchismo ed i suoi mezzi internazionali d’azione e di lotta, “Rivista Internazionale Anarchica”, a. I, n. 4, 15 febbraio 1925. [↩]
- Hugo Trene [Ugo Fedeli], Una consultazione mondiale sui compiti dell’anarchismo, “Rivista Internazionale Anarchica”, a. 1 n. 3, 15 gennaio 1925; Hugo Trene [Ugo Fedeli], Intorno ad una vecchia questione: Anarchismo e cooperativismo, “Rivista Internazionale Anarchica”, a. 1, n. 7, 15 maggio 1925; Hugo Trene [Ugo Fedeli], I compiti immediati e futuri dell’anarchismo durante la rivoluzione, “Rivista Internazionale Anarchica”, a. 1, n. 8, 15 giugno 1925. [↩]
- P. Archinof, Il Problema del primo giorno della Rivoluzione, “Rivista Internazionale Anarchica”, a. I, n. 4, 15 febbraio 1925. [↩]
- Cfr. Gruppo internazionale di Edizioni anarchiche, la nostra opera, “La Tempra”, a. II, n. 1, 20 gennaio 1926. [↩]
- Encyclopedie Anarchiste, Oeuvre International des Editions Anarchistes, Paris, 1934, due volumi per un totale di 2983 pagine, da “abdication” a “zoologie”. [↩]
- “Petite Encyclopédie Anarchiste”, supplemento di 4 pp. a “La Révue”, a. I, n. 4, 15 febbraio 1925. [↩]
- Encyclopedie Anarchiste, Oeuvre International des Editions Anarchistes, Paris, 1934, préface. [↩]
- Cfr. Archivio Iisg, fondo Fedeli papers, folders nn. 282-295; Bibliografia de publicaciones anarquistas en lengua italiana, “Cenit”, a. III, n. 33, settembre 1953 – a. V, n. 56, agosto 1955; Ugo Fedeli, Giornali, Riviste, numeri unici anarchici stampati in Italiano dal 1914 al periodo clandestino, a. II, nn. 7-8, aprile-maggio 1950; a. II, nn. 9-10, giugno-luglio 1950; a. II, nn. 11-12, agosto-settembre 1950; Ugo Fedeli, Periodici e numeri unici pubblicati in Liguria fino all’avvento del fascismo, “Movimento Operaio e Socialista”, a. IX, n. 4, ottobre – dicembre 1963. [↩]
- Archivio Iisg, fondo Fedeli papers, folders nn. 278-281, Ugo Fedeli, Due ribelli. [↩]