Il 1859 a Faenza, Imola, Ravenna e l’Unità d’Italia

a cura di Antonio Drei

Premessa

La battaglia di Magenta1859-2009: centocinquanta nni fa iniziava quel triennio denso di eventi, speranze, delusioni ed entusiasmi che doveva portare all’unità d’Italia.

Il 1859 segna il coronamento del genio del conte di Cavour che, dopo il crollo delle grandi speranze del 1848 e gli eroismi della Repubblica Romana del 1849, riesce, con l’aiuto di Napoleone III, a sconfiggere e cacciare gli austriaci dalla Lombardia. Ma la situazione sfugge ad ogni controllo poiché anche i toscani, gli emiliani ed i romagnoli si ribellano ai loro antichi sovrani e proclamano governi autonomi; tutto ciò, ed in particolare la rivolta romagnola che proclama decaduto il potere temporale del papa, mette a rischio l’opera del Cavour. Napoleone III si spaventa, le insurrezioni portano non solo al fallimento dei suoi piani sull’Italia centrale, ma rischiano di alienargli l’appoggio dei clericali francesi ed allora egli firma con l’imperatore austriaco Francesco Giuseppe il trattato di Villafranca, tradendo l’alleato piemontese. Cavour si indigna, l’impassibile diplomatico cede alla collera dell’uomo, si dimette e si ritira dalla scena politica, ma l’uomo è troppo intelligente per rinunciare al suo progetto e ricomincia subito a tessere la sua tela ed il risultato sarà ancora più grande di quanto aveva inizialmente previsto.

E il 1859 nelle Legazioni, come allora si chiamava la Romagna?

Riproponiamo in questa sezione tre testi sulla caduta del potere temporale del papa in tre città della Romagna: Faenza, Imola e Ravenna. Il primo, Pasqua di Liberazione a Faenza di Antonio Messeri, è il testo della conferenza tenuta, in occasione del cinquantenario, per il R. Liceo di Faenza da un professore del liceo stesso, ma anche storico di razza, non manca infatti uno spunto storiografico estremamente polemico; è un testo che illustra non solo il 1859, ma anche, per grandi linee, tutto lo svolgimento del Risorgimento italiano. Il secondo testo, Nel 1859 in Imola di Alfredo Grilli, è anch’esso scritto in occasione di un cinquantenario, quello della proclamazione del Regno d’Italia però; è un testo molto più preciso, ma molto circoscritto alla città di Imola. Il terzo testo infine, Il 12 e il 13 Giugno 1859 a Ravenna nella narrazione del Conte Luigi Guaccimanni di Luigi Montanari, è la narrazione di quell’evento scritta da chi fu partecipe dei fatti con tutta la forte partecipazione emotiva e politica che ciò implica. A tal proposito, malgrado solo il terzo sia scritto da chi ha partecipato ai fatti, tuttavia una partecipazione personale – sia pure mediata dagli autori – è presente anche negli altri due, poiché sono frutto di incontri, colloqui, interviste con chi di quei fatti fu protagonista, non pochi infatti fra chi aveva partecipato a quegli eventi erano ancora viventi cinquant’anni dopo.

La caduta dello Stato pontificio appare in questi racconti come il crollo di un castello di carte senza che nessuno fra i suoi servitori e fra i suoi stessi sostenitori accenni a difenderlo. Ricordiamo qui, per inciso, l’intervento in consiglio comunale di Faenza di Alfredo Oriani – il 2009 è anche il centenario della morte dello scrittore – in occasione della discussione per la lapide al generale Sercognani il 4 novembre 1896:

E voi – dice rivolto al Ghetti – rimpiangete un modesto monumento, d’innanzi al quale s’inchineranno quanti hanno un culto per la Patria. I vostri eroi li conosciamo. Dove erano allora, dove erano dopo i Cattolici quando il Papa ha avuto bisogno di loro? Perché non sono morti essi pel Papato? Da quei tempi al 1860 non lo troviamo difeso che da mercenari stranieri.

Riportiamo di seguito una succinta cronologia di quel 1859 utile ad interpretare i riferimenti nazionali dei testi.

Seguono poi due brani tratti dalle Memorie del faentino Gaetano Brussi, l’una sulla sua partecipazione come volontario col Pichi e l’altro sulla sua esperienza di deputato all’Assemblea Costituente delle Romagne, esperienza che lo vede strenuo oppositore di Leonetto Cipriani accusato di essere un agente di Napoleone III. Gaetano Brussi, cospiratore mazziniano, combattente a Bologna nel ’49, era stato costretto ad abbandonare Faenza negli anni ’50 perché accusato di essere l’organizzatore degli studenti universitari bolognesi e si era rifugiato in Liguria.

Chiude la raccolta di documenti una breve storia dell’Assemblea Costituente delle Romagne e del viaggio che compie la delegazione incaricata dall’Assemblea di portare a Vittorio Emanuele II i suoi deliberati a Monza. Anche in questo testo, come e forse più che in quelli precedenti, la retorica dell’epoca è abbondante, ma, secondo chi scrive, molto spesso sono i documenti dell’epoca, pur con i loro limiti, a farci comprendere il clima del momento ben più del migliore saggio storico.

Queste poche pagine sono poi completate da molti immagini; anche guardare l’immagine dei lontani protagonisti, più o meno grandi, di quegli eventi contribuisce farci comprendere quel clima.

Cronologia del 1859

Gennaio

1. Napoleone III, in occasione del ricevimento del corpo diplomatico, lascia intendere all’ambasciatore austriaco l’intenzione francese di muovere guerra all’Austria.

10. Vittorio Emanuele II dichiara al parlamento subalpino di “non essere insensibile al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva verso di noi”.

13. Le autorità austriache chiudono l’Università di Padova a seguito delle manifestazioni studentesche a favore dell’unità d’Italia.

17-18. Il principe Gerolamo Napoleone, cugino di Napoleone III, arriva a Torino per firmare con Vittorio Emanuele II il progetto segreto di alleanza. Il trattato prevede l’impegno della Francia ad intervenire militarmente a favore del Regno di Sardegna qualora questo sia attaccato dall’Austria; la costituzione di un regno dell’alta Italia con possibilità di annettere le Legazioni pontificie, la cessione alla Francia della Savoia; rinviata ad una successiva occasione la sorte di Nizza. Annesse al trattato due convenzioni, una militare ed una finanziaria. Quella militare stabilisce che le forze alleate in Italia saranno di circa 300.000 uomini dei quali due terzi francesi; che il comando supremo sarà dell’imperatore dei francesi e che l’inserimento di volontari nell’armata sarda dovrà avvenire accogliendo solo truppe “istruite e disciplinate” ad evitare la formazione di gruppi rivoluzionari. La convenzione finanziaria prevede che le spese di guerra siano rimborsate alla Francia dal regno dell’alta Italia con annualità corrispondenti ad un decimo delle entrate annue del regno stesso.

30. Si celebrano a Torino le nozze tra il principe Gerolamo Napoleone e la sedicenne principessa Maria Clotilde di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele II.

Febbraio

4. Pubblicato a Parigi l’opuscolo L’imperatore Napoleone III e l’Italia, ufficialmente del giornalista Louis-Étienne de La Guéronnière, ma in realtà ispirato dall’imperatore stesso. Nell’opuscolo si sostiene la necessità di una federazione degli stati italiani come unica soluzione alla questione italiana e che, poiché l’Austria costituisce il maggiore ostacolo a tale federazione e quindi al mantenimento della pace in Europa, la Francia ha il diritto di rispondere adeguatamente alle aspirazioni italiane.

9. La camera subalpina approva un prestito di 50 milioni per far fronte alle spese militari.

28. Giuseppe Mazzini ed altri 102 repubblicani italiani in esilio pubblicano a Londra una dichiarazione contro la guerra condotta da Vittorio Emanuele II con l’alleanza di Napoleone III. Per tale dichiarazione l’Italia “è matura per essere Nazione libera e una” e dall’Europa vuole soltanto “esser lasciata sola a fronte dei propri governi e dell’Austria”.

Marzo

1. Giuseppe La Farina, a nome della Società nazionale italiana, dirama istruzioni segrete agli iscritti della Toscana e delle Legazioniin previsione della guerra; si dovranno preparare sollevazioni popolari ovunque possibile e procedere alla nomina di commissioni provvisorie con poteri dittatoriali in attesa che il governo piemontese nomini suoi commissari straordinari.

Aprile

19. Il governo austriaco interrompe le trattative diplomatiche in corso in Europa per scongiurare il pericolo di una guerra ed invia al Regno di Sardegna un ultimatum intimandogli di interrompere i preparativi militari.

23. Gli inviati di Vienna consegnano a Cavour l’ultimatum austriaco. Con esso si intima di interrompere entro tre giorni i preparativi militari e di congedare i volontari che si stanno arruolando sotto le sue bandiere; in caso di inadempienza l’imperatore d’Austria entrerà in guerra. Cavour fa approvare dalla Camera dei Deputati un disegno di legge che conferisce al re Vittorio Emanuele II poteri dittatoriali per tutta la durata della guerra.

24. Il conte Carlo Boncompagni, ambasciatore piemontese a Firenze, presenta una nota di Cavour che chiede al granduca di aderire all’alleanza franco-sarda; il governo di Firenze conferma la propria neutralità. La Società nazionale di Firenze organizza per il 27 una grande manifestazione popolare contro la politica del governo.

26. Il governo piemontese respinge l’ultimatum austriaco mentre le truppe francesi si preparano ad entrare in Piemonte essendo ormai evidente l’aggressione austriaca prevista dagli accordi di Plombières.

27. Gli austriaci, comandati dal feldmaresciallo Ferencz Gyulai, varcano il Ticino ed entrano in Piemonte dando inizio alla II guerra d’indipendenza. Loro obiettivo è sconfiggere i piemontesi prima dell’arrivo dei francesi.

27-28. Firenze insorge alla notizia dello scoppio della guerra. La guarnigione si schiera con i popolani che manifestano contro il governo del granduca ed un ultimo tentativo di moderati di salvare la dinastia proponendo a Leopoldo II di abdicare a favore del figlio ed aderire alla guerra franco-sarda viene da questi respinto preferendo egli abbandonare la Toscana. A Firenze si costituisce un governo provvisorio che offre a Vittorio Emanuele la dittatura della Toscana per la durata della guerra.

Maggio

1. A Parma un gruppo di ufficiali presenta alla duchessa reggente la richiesta di intervenire nella guerra a fianco dei franco-sardi, ma Maria Luisa di Borbone preferisce lasciare lo stato dove si costituisce una giunta provvisoria in nome di Vittorio Emanuele. Tre giorni dopo però l’esercito depone la giunta provvisoria e richiama in città la duchessa reggente.

11. Il governo provvisorio della Toscana consegna i poteri al commissario regio straordinario del Piemonte, conte Carlo Boncompagni, che nomina un ministero con Bettino Ricasoli agli Interni.

14. Napoleone III arriva ad Alessandria ed assume il comando supremo delle forze alleate.

20. A Montebello francesi e reparti di cavalleria piemontese arrestano l’avanzata austriaca.

23. Giuseppe Garibaldi, al comando dei Cacciatori delle Alpi, varca il Ticino ed occupa Varese.

27. I Cacciatori delle Alpi occupano Como.

30-31. L’esercito piemontese occupa Palestro e respinge il contrattacco degli austriaci che iniziano a ritirarsi.

Giugno

4. A Magenta le forze franco-piemontesi sconfiggono gli austriaci che si ritirano abbandonando Milano e ripiegando sulle fortezze del quadrilatero (Legnago, Mantova, Peschiera e Verona).

8. Napoleone III e Vittorio Emanuele II entrano trionfalmente a Milano. Truppe francesi mettono in rotta una brigata austriaca di retroguardia presso Melegnano.

9. La duchessa di Parma, Maria Luisa di Borbone, lascia definitivamente lo stato autorizzando una commissione di governo ad assumere il potere. Dopo una settimana un decreto luogotenenziale del Regno di Sardegna affida le provincie parmensi ad un governatore piemontese, il conte Diodato Pallieri.

11. Francesco V, duca di Modena, abbandona lo stato con le sue truppe insediandovi una reggenza che due giorni dopo viene abbattuta da una manifestazione popolare che impone a Modena un nuovo municipio con poteri governativi, dichiara decaduti i vincoli di sudditanza al duca fuggiasco e riafferma il plebiscito di unione al Piemonte del 1848. Il Regno di Sardegna nominerà governatore di Modena Luigi Carlo Farini.

12. A Bologna un’ampia dimostrazione popolare organizzata dalla Società nazionale ed appoggiata anche da una parte della guarnigione pontificia costringe il cardinal legato Giuseppe Milesi Pironi Ferretti ad abbandonare la città. Si costituisce una giunta provvisoria di governo che, come primo atto, invia a Cavour un dispaccio che offre a Vittorio Emanuele II la dittatura. A causa però delle complicazioni diplomatiche che un intervento diretto del Regno di Sardegna nello stato pontificio potrebbe creare solo l’11 luglio sarà inviato a Bologna con poteri governativi Massimo D’Azeglio che costituirà un governo provvisorio. Fra l’11 ed il 22 giugno insorgono la maggior parte delle città delle Romagne, delle Marche e dell’Umbria. I Cacciatori delle Alpi occupano Brescia e si dirigono verso il lago di Garda.

16. Il feldmaresciallo Gyulai viene esonerato dal comando che viene assunto dallo stesso imperatore d’Austria Francesco Giuseppe.

22. Il papa Pio IX scomunica tutti gli insorti dello Stato pontificio. Un reggimento di mercenari svizzeri al soldo dello Stato pontificio attacca Perugia e, dopo aspro combattimento, riconquista la città abbandonandosi a saccheggi e stragi, comprese donne, bambini e dementi; agli svizzeri sarà conferita da Pio IX una medaglia commemorativa ed il loro comandante, colonnello Schmid, sarà promosso generale di brigata.

24. A Solferino e San Martino le forze francesi e piemontesi sconfiggono pesantemente l’esercito austriaco costretto a ripiegare oltre l’Adige. A Solferino i francesi lasciano sul campo 12.000 uomini contro i 18.000 degli austriaci. Napoleone III lascia ritirarsi l’armata austriaca pur avendo ancora a sua disposizione la cavalleria.

30. Le truppe piemontesi assediano Peschiera mentre quelle francesi dirigono su Verona. In Adriatico la flotta alleata si prepara ad attaccare Venezia.

Luglio

5. Napoleone III invia a Francesco Giuseppe la proposta dell’apertura di negoziati per un armistizio; Francesco Giuseppe accetta.

8. Firmato dai capi di stato maggiore degli eserciti austriaco, francese e piemontese un armistizio valido sino al 15 agosto.

11. Napoleone III e Francesco Giuseppe, all’insaputa dei piemontesi, si incontrano a Villafranca e si accordano sui preliminari di pace. L’Austria cede alla Francia la Lombardia, escluse le fortezze di Mantova e Peschiera; nel ducato di Modena, nel granducato di Toscana e nelle Legazioni dovranno rientrare i legittimi sovrani, senza però intervento di truppe straniere; in Italia si potrà costituire una confederazione di Stati sotto la presidenza onoraria del Papa; Venezia farà parte della confederazione rimanendo però sotto l’Austria. Appresa la notizia Cavour si precipita al campo e, in un tempestoso colloquio col re, dà le dimissioni che vengono accettate. Il generale Alfonso Ferrero La Marmora è incaricato di formare il nuovo governo.

19. Mentre La Marmora costituisce il nuovo governo Cavour, stanco e sfiduciato per veder svanire il suo decennale lavoro diplomatico, si ritira a Pallanza.

21. Il granduca di Toscana, esule a Vienna, abdica a favore del figlio per tentare di conservare il trono alla dinastia. L’ambasciatore francese a Firenze assicura essere intenzione del nuovo granduca concedere la costituzione e, forse, adottare il tricolore.

28. A Bologna D’Azeglio annuncia la fine del commissariato straordinario piemontese e la convocazione di un’assemblea rappresentativa.

Agosto

7. Elezione dell’Assemblea Toscana secondo la legge elettorale censitaria del 1848; ad eleggere il 172 deputati partecipano 35.240 elettori, circa il 50% degli aventi diritto.

8. Aperta a Zurigo la conferenza di pace alla quale, per volontà della Francia, partecipano anche i plenipotenziari del Regno di Sardegna. Giuseppe Mazzini rientra clandestinamente a Firenze ed inizia a stabilire contatti segreti per organizzare insurrezioni nell’Italia centrale e meridionale.

14. A Parma il governo provvisorio indice un plebiscito per l’annessione al Regno di Sardegna che dà 63.167 voti a favore e 504 contrari. Il plebiscito non ha però valore ufficiale ed il governatore straordinario Luigi Carlo Farini decreta l’istituzione di un’assemblea, eletta da tutti i cittadini che abbiano compiuto i 21 anni e capaci di leggere e scrivere, col compito di votare la decadenza della dinastia borbonica e l’annessione al Regno di Sardegna.

20. L’Assemblea toscana, dopo aver dichiarato decaduta per sempre la dinastia lorenese, approva all’unanimità l’unione al Piemonte e raccomanda il proprio voto a Napoleone III ed al re d’Inghilterra.

21. L’Assemblea modenese, hanno diritto al voto tutti i maschi maggiori di 21 anni che sappiano leggere e scrivere, delibera all’unanimità l’unione al Regno di Sardegna.

28. Eletti i 124 deputati dell’Assemblea Costituente delle Romagne secondo la legge della Repubblica Romana del 1849; hanno avuto diritto al voto tutti i cittadini maschi maggiori di 21 anni esclusi coloro che vivono di una mercede giornaliera ed i mezzadri nullatenenti.

Settembre

3. Vittorio Emanuele II riceve la delegazione fiorentina che gli presenta il voto dell’Assemblea toscana per l’annessione e, preoccupato per le eventuali ripercussioni diplomatiche, si limita a garantire il sostegno piemontese alla Toscana presso le corti europee.

4. L’Assemblea Costituente delle Romagne dichiara all’unanimità decaduto il governo temporale del papa ed auspica l’annessione al Regno di Sardegna.

9. A Parigi un articolo ufficioso del “Moniteur” ribadisce la necessità del ritorno dei sovrani spodestati dell’Italia centrale, ma esclude assolutamente un eventuale intervento militare a loro sostegno; fa notare poi che se il Piemonte dovesse accettare i voti d’annessione l’Austria sarebbe sciolta da ogni impegno sottoscritto a Villafranca.

11-12. L’Assemblea di Parma all’unanimità dichiara decaduta la dinastia dei Borbone-Parma e l’annessione al Regno di Sardegna.

15. Vittorio Emanuele II riceve a Torino le deputazioni di Modena e di Parma che gli presentano i voti per le annessioni; il re evita di assumere ogni impegno diretto.

20. Giuseppe Mazzini, correndo il rischio di essere arrestato, abbandona Firenze per rifugiarsi a Lugano e pubblica la Lettera a Vittorio Emanuele II nella quale dichiara di essere disposto ad accettare la monarchia se essa si pone esplicitamente a capo della lotta per l’unità nazionale.

24. Vittorio Emanuele II riceve nella villa reale di Monza, per timore di troppo calorose dimostrazioni popolari a Torino, la delegazione inviatagli dall’Assemblea delle Romagne per presentargli i voti per l’annessione. Anche con i romagnoli il re si dimostra estremamente prudente pur ricordando gli impegni dell’Europa verso di loro. La risposta di Pio IX al prudente discorso di Vittorio Emanuele non si fa attendere: allontanamento da Roma dell’ambasciatore piemontese.

Ottobre

4. I ministri degli Esteri di Francia ed Austria firmano un memorandum segreto al di fuori della conferenza di Zurigo. In esso si prevede l’impegno austriaco di concedere al Veneto istituzioni rappresentative per agevolare la costituzione della confederazione italiana, il matrimonio fra il principe ereditario di Parma e la principessa Maria Teresa di Modena per lasciare il ducato modenese alle due dinastie unite, il ritorno dei Lorena in Toscana e l’unione di Parma al Piemonte in cambio dell’impegno del re del Sardegna a pacificare l’Italia centrale.

Novembre

6-9. Le Assemblee riunite a Parma, Modena, Bologna e Firenze deliberano di eleggere reggente il principe Eugenio di Carignano come primo passo verso l’annessione al Piemonte. Napoleone III, appena venuto a conoscenza della cosa, esorta Vittorio Emanuele II a rifiutare; la questione viene risolta dal Cavour che consiglia la dichiarazione del principe Eugenio si non poter accettare per motivi di politica estera, ma che nomina suo rappresentante il Boncompagni che assume il titolo di “Governatore delle province collegate dell’Italia centrale” con il compito di mantenere i collegamenti fra Torino ed i governi provvisori che rimangono in carica.

10. Conclusa a Zurigo la conferenza di pace. Il trattato, sottoscritto dai plenipotenziari austriaci, francesi e sardi, definisce le modalità della cessione della Lombardia al Piemonte con le connesse questioni giuridiche, finanziarie ed amministrative. Il trattato austro-francese, sul quale i rappresentanti del Regno di Sardegna non assumono alcun impegno, prevede genericamente la creazione di una confederazione degli Stati italiani, ribadisce i diritti al trono dei sovrani spodestati ed invita il papa a concedere riforme nello Stato Pontificio.

Dicembre

22. È pubblicato a Parigi, scritto ufficialmente dal Le Guerronière, ma ispirato da Napoleone III, l’opuscolo Il papa e il congresso che, ribaltando la politica sin qui seguita dalla Francia, dichiara la sovranità temporale del papa necessaria, ma tanto più efficace quanto più è piccolo il territorio sul quale si esercita. L’opuscolo prevede esplicitamente la possibilità che il papa abbandoni il dominio sulle Legazioni.