di Silvia Inaudi
Seguito ideale del lavoro compiuto dagli Istituti della Resistenza del Piemonte nell’ambito del progetto Interreg franco-svizzero-italiano La memoria delle Alpi/La mémoire des Alpes, realizzato tra il 2003 e il 2008, il seminario internazionale, organizzato a Torino presso l’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”, si è dato come obiettivo il porre le basi per nuovi studi sulle società alpine, individuando nel tema del ruolo femminile nel processo migratorio in Francia e in Svizzera nel secondo dopoguerra un vuoto storiografico ancora parzialmente da colmare. Attraverso il confronto fra ricerche in corso e studi consolidati, i lavori del convegno hanno posto in luce come, nonostante il moltiplicarsi negli ultimi anni di indagini che assumono le migrazioni femminili e l’approccio di genere alla base della propria analisi, molte prospettive di ricerca rimangano ancora aperte.
Nella prima sessione sono stati indagati quali nodi principali le politiche istituzionali nei confronti del lavoro femminile all’interno del processo migratorio e le condizioni lavorative delle emigrate italiane. Michele Colucci (Università della Tuscia) ha illustrato, a partire dalle fonti del ministero del Lavoro e della Previdenza sociale italiano, i rapporti fra istituzioni e aziende straniere ai fini della collocazione della manodopera femminile. L’accesso al mercato del lavoro francese e svizzero e le condizioni che lo regolavano sono stati oggetto di due relazioni, rispettivamente di Claire Courtequisse (Università di Grenoble) e Aline Burki (EESP, Losanna) e Nora Natchkova (Università di Ginevra). Courtequisse si è soffermata sul nesso fra politiche popolazionistiche francesi, condizioni di ammissione delle donne sul territorio e mancato accesso al lavoro regolare, attraverso l’esame del caso dell’Isère; Burki e Natchkova hanno invece illustrato il rapporto tra salari e competenze professionali femminili a partire dalla presenza delle lavoratrici italiane nell’industria orologiaia svizzera.
La rappresentazione dei differenti status delle migranti fornita dagli interventi di Saffia Elisa Shaukat (Università di Losanna), sulle difficoltà connesse allo studio della presenza femminile nelle migrazioni stagionali in Svizzera, e di Sandro Rinauro (Università di Milano), sui differenti atteggiamenti dei paesi di destinazione nei confronti degli emigrati e delle emigrate clandestine, hanno completato il quadro storico-istituzionale.
La seconda sessione, apertasi con un intervento di Sonia Castro (Università di Pavia), che ha presentato un’analisi statistica della presenza lavorativa femminile italiana a partire dalle fonti presenti negli archivi federali svizzeri, si è concentrata maggiormente sulle storie di vita e sull’utilizzo delle fonti orali. Paolo Barcella (Università di Bergamo) ha fornito un’analisi delle motivazioni, non solo lavorative, alla base della decisione delle donne di emigrare in Svizzera, attraverso un interessante intreccio tra testimonianze, scritture private e fonti letterarie; la sociologa Francesca Sirna (Università Cattolica di Lovanio) ha illustrato il lavoro da lei compiuto su un ampio campione trasversale di immigrate siciliane e piemontesi in Provenza, sottolineando il nesso tra luoghi di partenza, retroterra socio-culturale e percorsi professionali nei paesi di accoglienza. Ha concluso la sessione l’intervento di Adriana Dadà (Università di Firenze) sulle esperienze delle emigrate dalla Lunigiana nella confederazione elvetica, a cui è seguita la proiezione del documentario da lei girato, Donne di Lunigiana in Svizzera.
Molti i temi e gli spunti emersi dalle relazioni, che hanno contribuito ad arricchire la discussione inerente la possibilità di un futuro progetto di ricerca multidisciplinare in cooperazione transfrontaliera, alla progettazione del quale è stato dedicato uno spazio alla fine della seconda giornata del seminario.