Gianluigi Di Giangirolamo
La diffusione del calcio in Italia risale alla fine del XIX grazie alla diffusione dell’esperienza di alcuni appassionati che ebbero la possibilità di conoscere questo sport in Inghilterra dove il football si era delineato differenziandosi prima di tutto dal rugby.
Francesco Gabrielli (1857-1899) è stato uno degli “importatori” del gioco del calcio in Italia diffondendo la sua conoscenza attraverso la scrittura del primo regolamento completo sul gioco del calcio (1895) e il primo manuale di divulgazione ad uso delle scuole e delle società (1896). Bolognese di nascita arrivò a Rovigo nel 1876 dove insegnò ginnastica negli istituti superiori per 23 anni.
È dunque proprio a partire dalla biografia di Gabrielli che Maurizio Romanato ripercorre la genesi del gioco del calcio in Italia: al canale d’introduzione del celebre gioco da parte della comunità inglese presente a Genova alla fine dell’ Ottocento, dove spesso i mercanti e i marinai britannici si improvvisavano in sfide che incuriosivano gli spettatori locali, si affianca un secondo canale d’introduzione di questa disciplina nella penisola.
Attraverso l’utilizzo di fonti spesso inedite, nel volume viene evidenziata una figura di rilievo dal punto di vista dell’educazione e della pedagogia, che ha contribuito alla modernizzazione e all’innovazione dell’attività ginnica di fine Ottocento. Nel contempo vengono ricostruite, passo dopo passo, l’evoluzione e l’introduzione di nuove discipline, specialmente del calcio, che assumeranno presto un ampio valore educativo nelle scuole e nelle società ginnastiche dello Stato unitario.
In questo senso, altri studiosi “traendo spunto dalle riforme in atto all’estero, in particolare quella tedesca di cui Gabrielli fu forse il primo a comprenderne il valore, trasferirono conoscenze e patrimonio sportivo in Italia adattandoli alle poche strutture esistenti nella scuola e nelle società ginnastiche, cercando poi di svilupparli e di divulgarli tra i cittadini italiani, soggetti a cui si rivolgevano “istituzionalmente”(XV).
Proseguendo nel testo, viene evidenziato come Gabrielli seppe guidare la fase della diffusione del gioco del calcio in Italia partendo dal Nordest, in particolare da Rovigo, dove si impegnò notevolmente per introdurre il calcio nella scuola e nella società ginnica di cui era presidente. Non solo. In risposta alla crescente domanda educativa, che veniva dalle classi dirigenti dell’epoca, vennero promossi ed organizzati congressi e conferenze all’interno della Federazione ginnica nazionale e inoltre, si intensificò l’attività di pubblicazione di giornali, riviste e opuscoli.
D’altra parte, “lo stesso Gabrielli fu il primo a inaugurare la stagione degli stage tecnici sul calcio in Italia chiamando a Rovigo nell’agosto del 1894 i suoi colleghi insegnanti di ginnastica, ripetendo l’esperienza anche negli anni successivi e andando a spiegare il calcio altrove” (XIX).
Secondo la ricostruzione dell’autore, l’esperienza maturata in altri paesi in cui il football moderno era stato oggetto d’importazione, trovò rispondenza diretta in Italia nelle opere e nell’ispirazione di Gabrielli, come ad esempio il caso tedesco di Konrad Koch, un riformatore della ginnastica. In questo senso, la scuola e in modo particolare le società ginnastiche costituirono un’essenziale rete di diffusione del calcio e ne velocizzarono l’espansione: “[…] la personalità di Koch e l’evoluzione del calcio in Germania costituisce un tesoro di esperienza a cui si rifà concretamente Francesco Gabrielli. …allo stesso modo di Koch, Gabrielli parte dalla necessità, come pedagogo e insegnante di ginnastica di trovare forme innovative e attraenti per l’educazione fisica e morale dei giovani. Koch fa riferimento all’esperienza straniera, inglese in primo luogo, e compie una fase di sperimentazione nella scuola” (p. 160).
Per quanto riguarda l’Italia le basi regolamentari del calcio moderno vengono fondate con la pubblicazione nel 1895 del manuale di Gabrielli edito dalla casa editrice Hoepli. Il regolamento, che tiene conto dell’evoluzione delle regole avvenuta in Inghilterra dalla fondazione della Football Association, prevede un capitolo specifico per la preparazione del terreno di gioco: “è una spianata rettangolare, messa possibilmente a prato, coi lati nella proporzione di due a tre. E’ opportuno che non sia più lunga di m. 180, né più corta di m. 90. Una misura sufficiente per questo giuoco è di m. 110 per 74” (p. 241); la definizione del pallone da calcio e tredici regole sulla disposizione in campo e sull’esecuzione del gioco: “Il calcio di punizione semplice previsto dalla regola 10 (calcio di vantaggio) è del tutto uguale a quello attuale, ma “i punitori possono collocarsi fino al pari della palla, ma non più avanti e i puniti devono rimanerle discosti almeno m 5,50” (p. 249). Pertanto, da questo codice prende avvio la diffusione del calcio nella penisola e su di esso verrà giocato il primo campionato italiano di calcio del 1896 organizzato nell’ambito della Federazione ginnastica dallo stesso Gabrielli.