di Tito Menzani
Bartolomeo Giacomo Gaetano Maria Ruini, meglio noto con il nome di Meuccio è stato un intellettuale e politico che ha attraversato quasi un secolo di storia del nostro paese, e che ha vissuto da coprotagonista vari momenti salienti dell’Italia liberale, fascista e repubblicana. Nato a Reggio Emilia nel 1877 in una famiglia abbastanza agiata, ebbe un percorso di studi ricco e accidentato, che lo portò comunque a conseguire una laurea in giurisprudenza. Animatore di vari gruppi studenteschi e di riviste locali, frequentò più assiduamente la politica in età giolittiana: aderì prima al Partito socialista, su posizioni riformiste, e poi a quello radicale, con il quale fu eletto deputato nel 1913.
Convinto interventista, combatté al fronte, conquistando anche una medaglia d’argento al valor militare. Dopo la guerra, fu rieletto in Parlamento, diventando prima sottosegretario all’Industria, commercio e lavoro nel governo Orlando, e poi ministro delle Colonie, in quello Nitti. Antifascista, ma non della prima ora, si ritirò gradualmente a vita privata, studiando e scrivendo molto fra la fine degli anni venti e l’inizio dei quaranta. Nuovamente attivo nei Cln, su posizioni demoliberali, fu ministro nei governi Bonomi che si succedettero fra il 1944 e il 1945, e poi deputato all’Assemblea costituente fra le fila di Democrazia del lavoro, nell’ambito della lista di Unione democratica nazionale. Nel 1953 fu eletto presidente del Senato e fu tra i sostenitori dell’approvazione della cosiddetta “legge-truffa”, inimicandosi completamente gran parte della sinistra. Anche per questo, dopo aver scritto nelle proprie memorie “ho salvato il Parlamento, ma sono un uomo finito”, si ritirò praticamente dalla vita politica, anche se nel 1963 fu nominato senatore a vita. Morì a Roma nel 1970, all’età di 92 anni.
Come si può capire da quanto sinteticamente ricapitolato, la sua vita ha attraversato buona parte della storia d’Italia, dal Non expedit all’autunno caldo. Proprio per questo il volume che fornisce un inventario analitico dell’Archivio Meuccio Ruini e l’elenco dei suoi scritti e della letteratura scientifica che si è occupata della sua figura rappresenta uno strumento di grande aiuto per gli studiosi di storia. Un sostegno economico, tecnico ed organizzativo alla redazione del presente lavoro è venuto dalla Soprintendenza per i beni librari e documentari dell’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, dal Comune di Reggio Emilia, dalla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, che ospita l’Archivio sopra citato, e dall’Associazione culturale Meuccio Ruini. La curatela è stata affidata ad Ercole Camurani, saggista e collaboratore della Fondazione Luigi Einaudi, e a Roberto Marcuccio, bibliotecario in forza alla Panizzi.
Il volume si apre con le presentazioni di Giordano Gasperini, direttore della Biblioteca Panizzi, e di Marieli Ruini, nipote di Meuccio e presidente dell’Associazione culturale che porta il nome di suo nonno; poi c’è una premessa dei curatori, che precede una ricca e dettagliata cronologia della vita di Meuccio Ruini, curata da Ercole Camurani. È poi la volta dei due corpi centrali del libro, e cioè l’inventario analitico dell’Archivio, realizzato da Roberto Marcuccio – e corredato anche da 28 tra fotografie e scansioni di documenti importanti –, e la bibliografia degli scritti, completata da Camurani. Chiude il volume l’indice dei nomi. Ben 450 pagine, oltretutto molto dense, danno conto di un patrimonio documentale e di testi straordinario, che racchiudono buona parte della vita di un uomo di cultura che fu anche un grande statista. D’ora in avanti, i tanti studiosi di Ruini potranno meglio districarsi entro questo mare magnum e considerare anche nuovi saggi e articoli, precedentemente non attribuiti a Ruini perché pubblicati con pseudonimi, principalmente in età giovanile o durante il regime fascista.