L’agricoltura e gli economisti agrari in Italia dall’Ottocento al Novecento, di Massimo Canali, Giancarlo Di Sandro, Bernardino Farolfi, Massimo Fornasari, ed. Franco Angeli, Milano, 2011

di Alberto Malfitano

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Il volume in questione, frutto di una ricerca interdisciplinare tra storici dell’economia ed economisti agrari, si compone di tre distinti contributi che analizzano in profondità le problematiche del mondo agrario italiano in età contemporanea, secondo una chiave di lettura che privilegia il rapporto e le interazioni tra scienza agraria e agricoltura: ma l’obiettivo ultimo è più ambizioso, ovvero quello di mettere in luce – usando le parole degli autori – le “tendenze fondamentali della dinamica economico-sociale” del nostro paese.

Il primo dei tre contributi  Agricoltura e sviluppo economico: il caso italiano (secoli XVIII-XX) ad opera di Bernardino Farolfi – già docente di Storia Economica all’Università di Bologna e autore di diversi saggi e monografie di storia economica – e Massimo Fornasari – docente di Storia Economica dell’Università di Bologna – ha il pregio di dipanare, con una sintesi pragmatica e puntuale, le connessioni tra le vicende storiche e politiche del nostro paese e le alterne fasi dello sviluppo dell’agricoltura e delle scienze ad essa legate. Il percorso tracciato parte dalle politiche pre e post unitarie e, passando attraverso le diverse fasi storiche come il Risorgimento, la Grande Guerra, il fascismo, la seconda guerra mondiale e lo stato repubblicano, arriva fino al miracolo economico italiano, momento di svolta nel quale si consuma il passaggio dalla struttura prevalentemente agricola che aveva caratterizzato fino ad allora l’Italia a paese industriale.

Il saggio successivo – L’Italia e l’integrazione delle agricolture europee (1960-1990) affronta il delicato e complesso percorso che l’Italia si trovò ad affrontare nel trentennio in questione alla luce delle politiche di integrazione europea. È questo un periodo cruciale per le trasformazioni dei modelli produttivi del nostro Paese e specialmente per il settore agrario, sostanzialmente in bilico tra una modernizzazione che spingeva l’economia italiana verso l’industrializzazione e la terziarizzazione e un apparato produttivo agricolo ancora arretrato, specialmente nel confronto con le altre realtà del continente. In tale contesto il percorso di integrazione dell’agricoltura italiana nella nuova Politica Agricola Comunitaria e le conseguenti, e non sempre adeguate, scelte del governo riguardo alla programmazione agricola sono state al centro della riflessione dell’autore  Massimo Canali, docente di Economia e Politica Agraria dell’Università di Bologna –  un interessante terreno di ricerca che ha permesso di inquadrare le problematiche e le specificità italiane all’interno delle complesse politiche economiche europee.

Chiude il volume un corposo contributo di Giancarlo Di Sandro – professore emerito dell’Università di Bologna già docente di Economia e Politica Agraria – che propone una lettura storica del pensiero economico agrario in Italia attraverso un’approfondita analisi dei documenti dell’epoca, specialmente i manuali di agronomia, economia rurale e economia agraria. Nel saggio – Il pensiero economico-agrario in Italia (1800-1980) – l’autore traccia l’evoluzione dell’economia agraria a partire dalla sua nascita e mostra la stretta connessione, o più precisamente la filiazione, tra agronomia, economia rurale  ed economia agraria. Non è infatti a partire dal filone fisiocratico, come potrebbe apparire più ovvio, che nascono le prime teorizzazioni riguardo l’aspetto economico del mondo agricolo: sarà bensì a partire dalla ricerca agronomica che muoverà i primi passi quella disciplina – l’economia agraria – che integrerà gli aspetti più propriamente economici con quelli gestionali relativamente all’attività agricola. L’autore ripercorre le traiettorie e le svolte che hanno portato non solo ad un cambiamento nella modalità di approccio pragmatico al problema economico e produttivo del mondo rurale, ma, rifacendosi al modello Khuniano e a quello di Lakatos, prende in esame l’evoluzione del pensiero scientifico agrario lungo le principali tappe che hanno animato il dibattito teorico e alimentato i mutamenti di prospettiva della disciplina.

L’agricoltura e gli economisti agrari in Italia dall’Ottocento al Novecento è un’opera che sottopone al lettore le diverse problematiche che hanno caratterizzato la scienza economica e la politica economica agraria,  evidenziando costantemente i nessi tra il piano dell’elaborazione teorica – ovvero quello dei contributi forniti dalla scienza agraria – e quello della prassi – quello delle principali linee di politica agraria di volta in volta adottate o tentate: emerge così una trattazione critica anche dell’opera di alcuni dei personaggi-chiave dell’economia e della politica agraria italiana, tra cui ad esempio Arrigo Serpieri. Ne risulta un valido testo di riferimento non solo per gli specialisti, ma anche per chi ha interesse nell’approfondire i punti di snodo principali delle trasformazioni economiche e sociali italiane degli ultimi due secoli.