Alessandro Affortunati Fedeli alle idee libere. Il movimento anarchico pratese dalle origini alla Resistenza Milano, Zero in Condotta, 2012

di Antonio Senta

aa_fedeliallelibereideeGli studi di carattere storico sul movimento anarchico continuano a susseguirsi con regolare frequenza. La stampa dei due volumi del Dizionario biografico degli anarchici italiani, una decina di anni fa, ha infatti sicuramente dato ulteriore stimolo alla ricerca e alle pubblicazioni sul tema. Spesso tali ricerche ruotano utilizzando l’angolo visuale della dimensione locale e contribuiscono ad arricchire un quadro ormai assai articolato. È il caso del testo scritto da Affortunati, già collaboratore del Dizionario, che rappresenta il primo studio organico sulla storia dell’anarchismo cittadino.

Nonostante a Prato, dopo il periodo internazionalista, l’anarchismo non abbia mai avuto il peso del socialismo legalitario, esso ha costituito una presenza importanza nella vita politica cittadina.

Qui come altrove lo sviluppo della Prima Internazionale è strettamente legata alla questione sociale. Prato si caratterizza per l’importanza della propria industria tessile già dagli anni Sessanta dell’Ottocento ed è proprio nella tensione verso l’emancipazione dei salariati del settore che si afferma l’ideale dell’Internazionale. Nel 1873 a Pisa viene fondata la Federazione toscana dell’Associazione internazionale dei lavoratori, forte di quasi settemila aderenti e anche Prato è rappresentata da una sua sezione. I falliti tentativi insurrezionali del 1874 a Bologna e Firenze e l’altrettanto fallimentare moto nel Matese del 1877 hanno come conseguenza la repressione statale, che scompagina il movimento un po’ ovunque. Alla luce del sole o in forma clandestina la sezione cittadina, composta in buona parte da tessitori, continua comunque la propria attività che ha sempre come obiettivo l’insurrezione. Rifiutata la svolta parlamentarista capeggiata a livello nazionale da Andrea Costa, negli anni ottanta si costituisce il gruppo comunista anarchico “Amilcare Cipriani” e il decennio successivo il movimento cresce anche grazie all’ambigua figura di Giovanni Domanico, militante di spessore ma anche, e soprattutto, uomo stipendiato dal ministero degli interni almeno dal 1879 per infiltrarsi tra i socialisti e gli anarchici.

Nel 1897 viene fondata la Camera del lavoro e gli anarchici sono parte attiva di diverse leghe operaie, nonostante il movimento a Prato come altrove sia sostanzialmente diviso tra chi caldeggia l’entrata nelle organizzazioni sindacali e chi le evita in quanto sintomo di un cedimento a tattiche riformiste. A cavallo tra i due secoli la città è scossa prima dai moti del pane del 1898 – cui segue una puntuale repressione –, e poi dal celebre gesto di Gaetano Bresci che non esita ad ammazzare a colpi di revolver Umberto I.

Nei primi anni del Novecento Prato è più volte teatro dell’intensa attività propagandistica di Pietro Gori e partecipa attivamente alle campagne nazionali, come quella in solidarietà a Pietro Acciarito, imprigionato per avere attentato alla vita del re tre anni prima di Bresci, e alle maggiori agitazioni del periodo come quelle che attraversano l’Europa in favore del pedagogo Francisco Ferrer nel 1909 e in occasione della Settimana rossa nel 1914. Con lo scoppio della Prima guerra mondiale i gruppi anarchici cittadini si dedicano alla propaganda antimilitarista e, una volta concluso il conflitto, sono parte attiva della riorganizzazione del movimento e alla fondazione della Unione comunista anarchica italiana nel 1919 a Firenze. Il Biennio rosso è il culmine dei tentativi rivoluzionari in Italia: anche a Prato i libertari cercano di dare vita a un’unione “dal basso” con i sovversivi di altre tendenze (socialisti e repubblicani di sinistra).

Dal 1922 tuttavia i fascisti locali – nonostante l’opposizione fattiva di parte del fronte popolare – vanno all’offensiva costringendo l’amministrazione socialista alle dimissioni. Durante il ventennio l’attività organizzata degli anarchici è impalpabile ma diversi sono i libertari che mantengono salde le proprie idee e alcuni di essi contribuiscono poi alla lotta partigiana nelle brigate attive nella zona di Prato e del Pistoiese.

Corredano il volume circa cento schede biografiche di militanti anarchici nati a Prato e provincia, stilate sulla scorta di varie fonti tra cui quelle dell’archivio centrale dello Stato di Roma e degli archivi di Stato di Prato e Firenze.

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