Carlo De Maria
Promosso dalla Provincia autonoma e dal Comune di Bolzano, il volume presenta i cataloghi di due fondi librari risalenti al Ventennio: il Fondo Fascismo della Biblioteca civica “Cesare Battisti” di Bolzano e la libreria della locale Scuola di specializzazione militare della Gioventù italiana del littorio (Gil), conservata presso l’Archivio provinciale di Bolzano. Le descrizioni bibliografiche sono precedute da una introduzione di Andrea Di Michele (Fascismo, cultura, biblioteche: il caso di Bolzano), dove si rilevano con efficacia il significato e l’importanza che ricerche sulle raccolte librarie delle biblioteche locali – “siano esse scolastiche (di istituto, dei professori, di classe), di enti locali, di organizzazioni legate al Partito fascista ecc.” –
possono avere per lo studio della politica culturale del regime fascista.
L’attenzione inedita che il fascismo dedicò al variegato universo delle biblioteche trovava un preciso movente nella duplice funzione nazionale che a esse il regime assegnava. Da una parte, verso l’esterno, una funzione “alta” di prestigio e di primato della cultura italiana nei confronti degli altri paesi europei e, dall’altra, verso l’interno, una funzione, diremmo così “quotidiana” e “diffusa”, di formazione e inquadramento delle masse. Se il primo aspetto era affidato alle grandi biblioteche governative, il secondo si sarebbe dovuto realizzare soprattutto attraverso quella gran quantità di bibliotechine popolari e scolastiche che, negli anni ’30, si moltiplicarono a centinaia in tutta la penisola. In posizione intermedia stavano le biblioteche di ente locale, comunali e provinciali, alcune delle quali contavano su un grande passato e una lunga tradizione bibliografica, mentre altre, fondate proprio dal fascismo, risentivano di una impostazione di tipo nazionalistico che si rispecchiava nelle loro raccolte.
Inaugurata sul finire del 1928, in occasione del VII anniversario della marcia su Roma, la Biblioteca civica di Bolzano era la prima biblioteca di pubblica lettura dell’Alto Adige. Il suo significato “nazionale” o, in altre parole, il contributo all’opera pedagogica del regime risultavano quanto mai evidenti, dal momento che l’istituto sorgeva – secondo le parole di un alto funzionario dell’amministrazione bibliotecaria – “in terre che l’opera metodica e sopraffattrice dello straniero rendeva dimentiche della loro origine e nazionalità italiana”.
Il secondo catalogo pubblicato nel volume, quello relativo alla piccola raccolta libraria della Scuola di specializzazione militare della Gil, ci restituisce un classico esempio di “biblioteca-armadio” destinata all’educazione politica e militare delle nuove leve. Il riferimento, in questo caso, è alle centinaia di balilla e avanguardisti avviati, sul finire degli anni ’30, alla carriera di sottufficiale e, poco più tardi, verso l’ingresso in guerra.