Antonella Giuzio commenta:
Pierre Serna, Que demande le peuple? Les cahiers de doléances de 1789. Manuscrits inédits, Paris, Editions Textuel, 2019.
Uno dei titoli più frequenti che è comparso sui giornali francesi dal dicembre 2018 e nei primi mesi del 2019, ha riguardato il grande dibattito nazionale che il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, ha preannunciato il 18 dicembre 2018, avviato il 15 gennaio 2019, chiuso il 15 marzo e decodificato il 25 aprile, all’interno di una conferenza all’Eliseo. Il dibattito, esteso su tutto il territorio nazionale e aperto a tutti i francesi, è stato ideato in seguito alla forte contestazione dei Gilets jaunes. Emmanuel Macron, capo politico di un territorio fibrillante, che ha messo in discussione la democrazia rappresentativa, attraverso una protesta popolare, si è chiesto: ma cosa vuole il popolo? E il popolo ha risposto, consegnando le sue lamentele.
Non è stata certo la prima volta che si sia chiamato il popolo a esprimere rimostranze nei momenti di crisi. I famosi cahiers de doléances sono parte integrante della storia francese. Questi quaderni, erano dei registri nei quali le assemblee in cui si eleggevano i deputati agli Stati Generali, annotavano le critiche e le lamentele della popolazione, con lo scopo di discuterle durante la riunione degli Stati stessi. Essi erano redatti, dunque, in seguito alla convocazione degli Stati Generali, come pure fu, nel 1789. Tutti i maschi francesi o naturalizzati tali, di 25 anni, residenti in territorio francese e che avessero pagato regolarmente le imposte, poterono, a tutto diritto, partecipare alla redazione dei cahiers. Gli storici hanno contato circa 60.000 cahiers compilati in quei primi mesi del 1789.
Il nuovo libro di Pierre Serna, Que demande le peuple?…, raccoglie questi “pensieri popolari”, scoprendone il risentimento e una lucida consapevolezza politica. Il libro è dedicato allo storico Jean Jaurès che nell’Histoire socialiste de la Révolution française, fu il primo a utilizzare i cahiers quali fonti principali per recuperare il germe della Rivoluzione. In qualità di deputato parlamentare, poi, Jaurès propose, il 27 novembre 1903, la costituzione di una commissione scientifica atta alla pubblicazione e diffusione dei cahiers.
Rilegato in grande formato (21x27), in Que demande le peuple?… i cahiers, di tutti e tre gli ordini sociali, sono per la prima volta pubblicati in facsimile, provengono da tutto il territorio nazionale e le sue diverse realtà (villaggi, campagne, città). Essi sono organizzati per temi, che abbracciano tanto la denuncia delle imposte e dei privilegi feudali, quanto la denuncia della economia schiavista, e la sottolineatura di una attività femminile che, non potendo redigere direttamente i propri cahiers, si affidò all’aiuto degli aventi diritto e, in una sorta di Me too ante-litteram, si dimostrò particolarmente energica.
Libro coloratissimo, grazie alla proposta di disegni, stampe e caricature dell’epoca, pregevolmente riprodotte, e il bianco, rosso e blu, in copertina e nelle pagine, che segnano una precisa identità, quella del popolo francese. La maggior parte degli storici ci ha fornito delle sintesi dei cahiers, Pierre Serna ce li fa vedere e, per lo più, sono loro a parlarci direttamente. Questa, non è una scelta di poco conto, ma il rappresentativo valore del libro stesso. Il popolo francese era per la maggior parte analfabeta, le immagini avevano un ruolo prezioso, sia perché servivano alla comunicazione, sia perché il popolo poteva avere piena consapevolezza di ciò che esso stesso comunicava. Le stampe, i disegni, le caricature, infatti, facevano vedere le condizioni di malessere al popolo stesso, che sapeva così cosa effettivamente comunicava al re, ma tale condizione era, in maniera netta e diretta, anche comunicata a quella parte della società considerata la causa del disagio del popolo. Così Serna riesce a offrire una delle fasi più autentiche della lettura, l’immaginazione che materializza ciò che si legge, e ci proietta concretamente in quella Francia di fine XVIII secolo, svelandoci i malesseri, le speranze e le rivendicazioni di una società in marcia inconsapevolmente verso la Rivoluzione.
La convocazione degli Stati Generali, la richiesta della redazione dei cahiers non fu, come si pensa, sintomo di debolezza da parte di Luigi XVI (Pierre Goubert, Les Français ont la parole, 1964), bensì una prova di forza.
Nonostante la crisi politica, economica e sociale (questo è l’ordine per Serna), nonostante la sconfitta subita dalla Francia nella guerra dei Sette anni contro l’Inghilterra, il re, il cui potere non fu mai messo in discussione, si rivolse con fiducia ai sudditi del suo impero, per trovare soluzioni alla crisi. Questa decisione è definita, dallo storico, un “colpo politico” da parte di Luigi XVI nei confronti dell’ostilità del Clero e della Nobiltà alle proposte di riforma. Appare, nei cahiers, un forte attaccamento al re che, bonariamente, aveva convocato gli Stati, sicuro della riconoscenza del suo popolo. Quest’ultimo, dimostrò tale riconoscenza, condividendo la fiducia che il re avrebbe avuto nel considerare attentamente le sue rimostranze e nell’adoperarsi alla realizzazione di un cambiamento possibile. La stampa che Serna ci propone (n. 1), del 1789, se pur mostra la situazione di inferiorità a cui era costretto il Terzo Stato, denota altresì un convinto ottimismo nel titolo che le viene dato, Ça n’durra pas toujour. I cahiers furono redatti da notai, avvocati, uomini di lettere, medici, veterinari, che assicuravano una voce agli invisibili, les sans-voix, les sans-terre, les sans-dents, sicuri di poter finalmente esprimere il loro risentimento e il loro senso di ingiustizia. La convocazione degli Stati da parte del re, dunque, fu visto come un segno di attenzione nei confronti del popolo. Il male sociale si riversò sui privilegi accordati ai signori dei primi due ordini (Clero e Nobiltà) che, per soddisfare volontà effimere e dedite al lusso e al vizio, costringevano la maggior parte della popolazione a una pressione fiscale intollerabile. Si chiese dunque, per la maggior parte, l’abolizione delle decime ecclesiastiche e dei privilegi signorili, non l’annullamento delle tasse, ma che TUTTI le pagassero, attraverso una distribuzione equa (n. 2).
In riferimento a questo discorso, Serna parla di lutte de chasse, per esempio. Pratica antichissima e riservata alla Nobiltà, la caccia riconosceva un diritto esclusivo sugli animali. Ciò provocava contrarietà nel popolo che ne chiese la soppressione. Il diritto di caccia, doveva essere esteso a tutti e regolamentato, esercitato in determinati periodi e in rispetto dei raccolti agricoli. I nobili cacciavano quando volevano e soltanto per piacere, senza rispettare l’ambiente circostante. In più l’animale pericoloso che, spesso, minacciava raccolti e case, doveva poter essere cacciato dal contadino, in condizione, così, di difendere la sua famiglia. La caricatura J’savois ben qu’jaurions not tour, del 1789 (n. 3) rappresenta un cittadino del Terzo, portato dal signore e l’ecclesiastico, sorridenti, che trasporta con sé un coniglio fissato alla spada, confiscata all’aristocratico.
Ugualmente la giustizia, amministrata male da magistrati corrotti, necessitava di regolamentazione. Si ritenne che la venalità delle cariche paralizzasse lo stesso sistema giuridico, che gli avvocati fossero troppo cari, che la gente del popolo non godesse di tutela, che le pene fossero troppo severe. Tutti gli uomini dovevano essere giudicati da leggi universali, rispettate da tutti e per tutti.
La corruzione, riguardava anche i religiosi: in molti cahiers si chiese la tolleranza religiosa e la possibilità per i preti di sposarsi, onde evitare gli scandali sessuali in cui, spesso, erano coinvolti (n. 4).
Le donne, altra parte invisibile della società, chiesero rispetto per la dignità femminile, e che alcuni mestieri, come couturière, brodeuse, marchande de mode, fossero ad appannaggio delle donne. Chiesero una buona istruzione, essendo loro le prime educatrici in una famiglia. Protestarono contro la visione di una donna-oggetto, il cui ruolo, per la maggior parte esplicitamente sessuale, era stabilito a seconda delle volontà del maschio. La stampa La Désolation des filles de Joie, del XVIII secolo (n. 5), riproduce la messa in atto di una ordinanza della polizia del 6 novembre 1778, che regolamentava la prostituzione a Parigi e interdiceva l’adescamento. La stampa mostra delle ragazze arrestate e, per punizione, prima rasate e poi trasportate verso un edificio, il cui tetto è coperto di civette, chiamato maison de santé, come malate da curare.
Altro argomento importante che emerge dalla lettura dei cahiers è la delineazione del termine Umanità, dando a esso uno specifico senso politico. La domanda di abolire tutte le forme di ingiustizia e di servitù sul territorio francese, si estese in maniera logica e naturale verso la richiesta della fine della schiavitù, del commercio di uomini e, sulla necessità, per chi doveva governare, di mettere in pratica nell’amministrazione politica del governo, nonché delle più piccole comunità, il sentimento dell’Umanità, intesa nel suo senso di solidarietà, altruismo e sensibilità verso la sofferenza. La stampa Les mortels sont égaux, ce n’est pas la naissance, c’est la seule vertu qui fait la différence (n. 6), ci propone una scena allegorica, realizzata dopo l’abolizione della schiavitù nelle colonie francesi, nel 1794. Si riferisce alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, e cita Voltaire (“i mortali sono uguali, non è la loro nascita, ma la virtù che fa la differenza”, Voltaire, Eriphyle, 1732).
In una società basata sul privilegio e la differenza, l’aspirazione maggiore per il popolo fu quella di creare un sistema di leggi volto a riconoscere i diritti appartenenti a tutti, senza distinzioni. Il ruolo di tutti i cittadini, figli di una sola Nazione, fu il seme più rilevante che si piantò in quei primi mesi del 1789. Pierre Serna propone i cahiers de doléances nella loro stretta appartenenza a una politicizzazione civica, in cui le nozioni di legge, sovranità, società, furono reinventate per fare spazio alla possibile idea di un cambiamento dal basso. Gli Stati Generali furono convocati in un momento di forte fibrillazione che ci pone di fronte un mondo che espresse una convinta necessità di cambiamento, attraverso una definita e precisa consapevolezza politica, la cui attualità fa ancora riflettere sui progressi della democrazia. Queste dinamiche, così intimamente del popolo, ci fanno guardare con occhi nuovi i cahiers, dans lesquels s’est formulée d’abord la pensée de la France nouvelle (J. Jaurès, discorso del 27 novembre 1903).