di Giuseppe Ferraro
Dopo La scienza dei Simpson Giancarlo Poidomani ci presenta un piacevole lavoro sul rapporto tra il mondo di Spriengfield e la storia. In questa famosa sitcom, nata tra gli anni Ottanta e Novanta del XX secolo dalla mente di Matt Groening, ormai alla sua ventottesima stagione, vengono messe in scena «le (dis)avventure di una tipica famiglia americana» (p. 13). I Simpson sembrano rappresentare uno spaccato colorato della piccola borghesia americana, «intesa e vissuta tanto come nucleo domestico, quanto come luogo di scontri generazionali e punta di partenza di altre esperienze comunitarie», come la scuola e la fabbrica (p. 18). L’autore però sottolinea che anche se i riferimenti sono tanti non significa che la serie abbia intenzione di “insegnare la storia”. Infatti nei Simpson «i riferimenti storici non sono quasi mai inseriti in modo “didascalico” e meccanico ma quasi sempre in modo obliquo, ironico […] e acuto» (p. 17. ). Ma «molti episodi della serie permettono di navigare più piacevolmente tra le onde della Storia» e soprattutto ci dicono molto su «quello che potremmo definire “senso storico comune diffuso”» (p. 17).
Attraverso un’attenta e puntuale ricostruzione vengono analizzati nella lunga serie vari episodi con riferimenti storici, ispirati a tappe fondamentali della storia americana e europea di tutti i tempi, in particolare quella relativa ai secoli XIX e XX. Altri episodi con riferimenti storici prendono invece le mosse dal racconto di uno dei protagonisti della sitcom. Spesso sono, ad esempio, le farneticazioni del nonno Simpson che si prestano a far intraprendere ai protagonisti, ma anche agli spettatori, dei brevi e suggestivi viaggi nella storia. Le storie personali di alcuni protagonisti della serie rimandano a momenti della storia contemporanea americana, come nel caso di Skinner, direttore della scuola di Spriengfield, tipico reduce della guerra in Vietnam, o di Quimby, corrotto e populista sindaco democratico della città. Boe, Willie e Apu incarnano gli immigrati europei e asiatici.
Se i riferimenti alla storia contemporanea sono i più numerosi, non mancano quelli relativi a periodi più antichi come, ad esempio, l’epoca medievale. L’episodio Tra molti, Winchester! (il titolo della versione originale era E pluribus Wiggum) si ispira all’arazzo di Bayeux, un arazzo dove si descrivono le immagini più importanti della conquista normanna dell’Inghilterra. In altri episodi vengono richiamate le storie dei primi pionieri americani. L’autore sottolinea che tutta la serie per molti suoi aspetti «è pervasa da una atmosfera “pionieristica”: ogni qual volta la famiglia Simpson varca la soglia di casa propria trova un territorio ostile, quasi una terra di conquista, un’esperienza di frontiera» (p. 40).
Per quanto riguarda il Novecento in Homer contro il XVIII emendamento viene richiamata l’età del proibizionismo, già anticipato in Niente birra per Homer. Nell’episodio Il distintivo giallo della vigliaccheria il gesto di Maggie, che consegna al figlio Bart una piuma bianca per accusarlo di codardia, richiama invece il gesto che le donne interventiste, durante la Prima guerra mondiale, facevano verso gli uomini che non partivano per il fronte. Invece in Bart il grande sono numerosi i riferimenti alla Seconda guerra mondiale. Il periodo storico che però nella serie viene maggiormente evocato è quello che va dall’intervento in Corea allo scandalo Watergate. Non mancano nemmeno episodi dedicati ad anni a noi più vicini con riferimenti al terrorismo, all’emergere delle nuove potenze economiche nel mondo, alla seconda guerra del Golfo, al melting pot americano. Nell’episodio Bart nel futuro compare anche Trump e nelle parole pronunciate nello Studio Ovale da parte di Lisa, presidente negli Stati Uniti nel 2030, si fa riferimento ad una sua dissennata politica economica in una precedente legislatura. Numerosi sono i personaggi storici che vengono ospitati o evocati in diversi episodi: George Bush sr, Jimmy Carter, Stephen Grover Cleveland, Bill Clinton, Gerald Ford, Adolf Hitler, John Fitzgerald e Ted Kennedy, Abraham Lincoln, Theodore e Franklin Delano Roosevelt, Harry Truman, Benito Mussolini, etc. Il personaggio che secondo l’autore meglio incarna il ruolo di storico è Maggie, la figlia piccola di Omer e Margie: «una testimone muta che tutto vede e sa» (p. 23).
L’autore con il suo lavoro, riflessivo e originale, permette ai lettori una piacevole intrattenimento, con gli aspetti e i problemi di una sitcom che amplia le sue considerazioni e interpretazioni all’uso pubblico e politico della storia, come dimostra la discussione sui National Standars.