Luca Gorgolini, Fabio Montella, Alberto Preti (a cura di), Superare Caporetto. L’esercito e gli italiani nella svolta del 1917, Unicopli, Milano, 2017.

di Matteo Banzola

Le espressioni “è una Caporetto”, “rischiare una Caporetto” e altri simili modi di dire, largamente diffusi nel gergo popolare, sono metafore che rivelano chiaramente quanto la rotta di Caporetto si sia incisa nella memoria civile e nazionale del nostro Paese.

Le sedimentazioni della memoria però, non sono affidabili per una valutazione esaustiva e storicamente affidabile degli eventi. Ben venga dunque questo libro che in diciannove saggi, redatti in parte da giovani studiosi e da altri affermati, scandaglia l’evento Caporetto in ogni sua parte e da ogni angolo visuale.

Caporetto si situa, anche dal punto di vista temporale, nel passaggio segnato dalla fine del “lungo Ottocento” e dalla nascita del “Secolo Breve”. Per l’Italia questo passaggio si arricchisce di significati più ampi: significa anche il passaggio alla modernità: lo si vede nei saggi dedicati all’uso di armi chimiche nel conflitto; al ruolo svolto dagli psichiatri, chiamati a confrontarsi con forme di follia del tutto nuove ma affrontate con un bagaglio scientifico pregresso e inadeguato; nell’organizzazione della stampa, studiata dall’autore in chiave comparata con testate francesi e soprattutto americane e sapientemente manovrata affinché l’opinione pubblica non conoscesse la reale entità del “disastro”.

Tracce notevoli di questo passaggio si riscontrano anche nei saggi dedicati alle “conseguenze economiche di Caporetto”, laddove il ruolo dello Stato nella direzione dell’economia, indubbiamente in fase di sviluppo a partire dalla seconda rivoluzione industriale, si fece con la guerra più massiccio e invasivo, così come è visibile nel saggio dedicato al “governo del Paese”, laddove l’avvento di Orlando e – per così dire – la riconquista della politica di maggiori spazi e poteri decisionali nei confronti dei militari segna un parziale superamento della politica strettamente elitaria della politica ottocentesca – superamento determinato, non solo simbolicamente, dalla caduta di Sonnino.

Intervento dello Stato, si è detto, chiamato ora ad affrontare i problemi inediti della prima guerra moderna di massa non solo per quanto concerne il mantenimento e il rifornimento delle truppe al fronte, ma anche, soprattutto dopo la rotta, chiamato a farsi carico del problema dei profughi, dei prigionieri, degli invalidi ecc.. I saggi dedicati a questi fenomeni svelano comportamenti e memorie che il tempo ha seppellito sotto una coltre di silenzio ma che, al contrario, si sono incisi profondamente nelle comunità di coloro che li hanno vissuti – e, in non pochi casi, patiti.

Illuminante, per il tipo di lettura che abbiamo proposto, il saggio che indaga le pesanti ricadute del richiamo alle armi di masse di giovani maschi sulla produttività in un Paese come il nostro la cui economia era ancora prevalentemente agricolo e solo parzialmente industrializzato.

Infatti, uno dei meriti indiscussi del libro consiste nel tenere sotto osservazione Caporetto e le sue conseguenze non esclusivamente dal punto di vista italiano, ma di allargare lo sguardo ad altri Paesi, affidando la stesura di saggi specifici a studiosi stranieri. Il quadro allora ne risulta arricchito di considerazioni sulla politica tedesca di coinvolgere l’alleato austro-ungarico, ormai esausto, per una spallata che sconfiggesse definitivamente l’Italia e sulle reazioni austriache; reazioni affidate a memorie scritte qui presentate e debitamente analizzate e che è utile e illuminante confrontare con quelle dei nostri ufficiali e soldati.

Naturalmente i numerosi saggi dedicati agli aspetti militari del conflitto costituiscono per certi aspetti l’ossatura del volume e si intersecano con gli altri. Così la figura di Cadorna viene finalmente fatta uscire dalle interpretazioni schiacciate sulla sua psicologia, sulle asprezze del suo carattere e della sua insensibilità verso la vita dei soldati per essere collocata in un contesto più ampio e articolato.

In conclusione, questo libro si pone come guida sicura per chi voglia approfondire il tema della Grande Guerra (anche tenendo conto del diluvio di pubblicazioni stimolate ed edite dal lungo Centenario) sia per il valore dei saggi proposti, sia per la bibliografia rinvenibile nelle note a piè pagina, aggiornata ed esaustiva.