Bruno Bonomo
Peter Clark, professore di Storia urbana all’università di Helsinki, è uno dei più autorevoli esponenti di questa branca della storiografia a livello mondiale. Nella sua lunga carriera accademica, spiccano la direzione del Centre for Urban History dell’università di Leicester (dalla metà degli anni Ottanta alla fine dei Novanta), il ruolo di fondatore della European Association for Urban History (1989) e quello di general editor della Cambridge Urban History of Britain (Cambridge University Press, 2000), di cui ha anche curato il secondo volume, dedicato al periodo 1540-1840. Modernista che negli ultimi anni non ha disdegnato incursioni di ricerca nell’età contemporanea, in questo ambizioso volume di sintesi Clark propone una storia delle città europee di lungo periodo, movendo dalla dissoluzione dell’impero romano d’Occidente e snodandosi lungo i secoli fino ad arrivare ai giorni nostri.
Il libro è di taglio manualistico e questa caratteristica è riflessa chiaramente nella sua struttura. Esso risulta infatti articolato in tre sezioni, dedicate rispettivamente all’età medievale, moderna e contemporanea. Ciascuna sezione comprende cinque capitoli, ciascuno dei quali tratta gli stessi aspetti per il periodo considerato: sviluppo demografico; attività economiche; composizione e vita sociale; cultura e paesaggio urbano; dinamiche politiche e amministrative. Completano il quadro un’introduzione, nella quale vengono illustrati i temi generali dell’opera, e una conclusione, in cui si tirano le fila delle vicende esposte e si propone un bilancio complessivo della lunga storia delle città europee, anche alla luce delle sfide del mondo contemporaneo. Il testo, privo di note, è seguito da una bibliografia selezionata divisa per capitoli, che comprende in larga maggioranza testi in lingua inglese e – in minor misura – francese, oltre a una manciata di lavori in tedesco, olandese e svedese. Le poche immagini che corredano il testo consistono in mappe d’Europa con indicate le principali città in diversi momenti dell’arco cronologico preso in esame.
Nell’introduzione, Clark sottolinea l’importanza delle città nella storia d’Europa a partire dal Medioevo, evidenziando la notevole continuità dei centri urbani nel tempo ma anche le grandi trasformazioni nella configurazione della rete urbana continentale. Dato il tema del libro, una questione preliminare di grande rilevanza è quella relativa alla definizione stessa della città. A differenza di studiosi di diversa appartenenza disciplinare che hanno proposto definizioni incentrate su un singolo aspetto – consistenza demografica, profilo istituzionale, suddivisione in zone destinate a funzioni differenziate, e così via –, l’autore suggerisce, in relazione all’ampiezza dell’arco cronologico e dell’area geografica presi in esame, un approccio molteplice e non prescrittivo, concependo le città come insediamenti con una concentrazione di popolazione relativamente densa, funzioni economiche specialistiche, strutture sociali e politiche complesse, un ambiente costruito con particolari caratteristiche e un’influenza culturale che tende ad estendersi ben oltre i loro confini. A ciò si aggiunge un altro elemento fondamentale: la creatività e la capacità di innovazione in una molteplicità di campi – dall’economia alla politica, dall’architettura alla tecnologia, dalla cultura agli stili di vita –, che l’autore enfatizza come tratto distintivo dell’intera storia delle città europee dal Medioevo ad oggi.
Su queste basi, il libro prende le mosse dalla crisi delle città europee del V secolo – quando la dissoluzione dell’impero romano d’Occidente fu accompagnata dallo spopolamento a favore delle campagne di molti centri, alcuni dei quali persero addirittura ogni tratto urbano – e l’esposizione conduce il lettore fino agli albori del terzo millennio, quando il continente si presenta invece fortemente urbanizzato, con una larga maggioranza della popolazione residente nelle città, le quali dominano la vita economica, politica e culturale. Nel lungo arco di tempo compreso tra questi due estremi cronologici, i processi di urbanizzazione europei videro susseguirsi diverse fasi di espansione e contrazione. La lenta ripresa a partire dall’VIII secolo visse una forte accelerazione con il grande sviluppo urbano dei secoli XII e XIII; la crisi scoppiata a metà Trecento in relazione al dilagare della peste nera venne pienamente superata con la ripresa del Cinquecento; la fase di stagnazione o declino a cavallo tra XVII e XVIII secolo fu seguita dalla rinnovata, seppur selettiva, crescita del cinquantennio precedente la Rivoluzione francese; infine, alla grande espansione avviata intorno alla metà dell’Ottocento e proseguita fino agli anni Settanta del secolo scorso succedette per diverse aree urbane una nuova fase di stagnazione, se non addirittura di de-urbanizzazione.
All’interno di questo quadro, nel corso dell’esposizione l’autore si avvale spesso delle vicende di singole città per illustrare temi generali della storia urbana europea, come anche delle storie di vita di alcuni individui per evidenziare le maggiori trasformazioni sociali dei vari periodi presi in esame. Un elemento fondamentale dell’analisi è la sua articolazione geografica a dimensione regionale. I processi di urbanizzazione sono infatti analizzati sulla base della divisione del continente in quattro regioni urbane (Europa mediterranea, Europa occidentale, Europa settentrionale esterna, Europa orientale; si veda la mappa a p. 5). In particolare, è esplicita l’intenzione di non concentrarsi solo (o in larga prevalenza) sulle prime due regioni – cui è dedicata gran parte della produzione storiografica disponibile, almeno nelle lingue prese in considerazione dall’autore – ma di concedere ampio rilievo anche alle città dell’Europa settentrionale ed orientale. In questa prospettiva, Clark illustra come il predominio economico, politico e culturale delle città mediterranee – italiane e spagnole – durante il Medioevo fu scalzato nel corso dell’età moderna dallo sviluppo dei centri urbani dell’Europa occidentale (con quelli olandesi e poi inglesi in prima fila), i quali guidarono le trasformazioni economiche e sociali del continente fino agli anni Settanta del XX secolo, quando molti di essi furono duramente colpiti dai processi di de-industrializzazione e de-urbanizzazione, e il testimone della crescita e dell’innovazione passò alle più flessibili e dinamiche città dell’area settentrionale (Irlanda e paesi scandinavi).
Dall’ampia gamma di vicende ed argomenti trattati nei singoli capitoli emergono alcuni nodi tematici fondamentali per l’evoluzione delle città europee lungo l’intero arco cronologico considerato. Di particolare interesse risultano, ad esempio, i rapporti tra le città, di competizione, emulazione o cooperazione. Per quanto riguarda i primi, nel corso del tempo essi hanno assunto forme molto diverse – dalle guerre tra le città italiane durante l’età medievale alle sfide a colpi di esposizioni internazionali tra le capitali del secondo Ottocento, fino alle più recenti formule di marketing urbano –, rappresentando per le città una temibile minaccia ma anche uno strumento per definire la propria identità e un’importante opportunità di sviluppo. Altrettanto rilevanti per la vita delle città e dei loro abitanti, poi, sono state le strategie di emulazione – attraverso l’imitazione di forme di governo, progetti di infrastrutture, modalità di gestione dei servizi pubblici o politiche sociali – e le relazioni di cooperazione, dalle leghe tra le città medievali alle reti produttive e commerciali (come il Randstad olandese), fino ai più recenti consorzi tra le città dell’Unione europea.
Un altro tema di lungo periodo che attraversa l’intero volume è il ruolo cruciale dell’immigrazione per i processi di sviluppo urbano, non solo per il contributo demografico e di forza lavoro, ma anche in termini di domanda di beni e servizi, nonché per l’apporto di capitale umano e capacità di innovazione nei più diversi settori. Così, Clark definisce gli immigrati “lifeblood of the medieval town” (p. 59), sottolineando che, al di là dei notevoli cambiamenti nei modelli migratori, l’afflusso di persone dalle campagne o da altri centri urbani è restato fino all’età contemporanea “one of the most necessary, dynamic, innovative, and disruptive forces in urban social life” (p. 282). Nel complesso, l’autore evidenzia come le città che hanno saputo trarre i maggiori benefici dai flussi immigratori siano state quelle che hanno dimostrato la maggiore tolleranza, accoglienza e capacità di integrazione degli immigrati. Analogamente, le diverse forme di governo municipale, insieme ai rapporti e al grado di autonomia delle città rispetto al potere centrale – dalle entità politiche con aspirazioni universali dell’età medievale, Papato e Impero, agli Stati nazionali emersi e consolidatisi lungo l’età moderna e contemporanea – hanno influito in maniera decisiva sulla maggiore o minore capacità dei centri urbani di far fronte con successo alle numerose sfide economiche e sociali che si sono trovati ad affrontare nelle diverse fasi storiche.
Un ultimo elemento da segnalare riguarda le trasformazioni fisiche e morfologiche delle città. Significativamente, all’evoluzione del paesaggio urbano non sono dedicati capitoli specifici ma quest’aspetto è trattato insieme – e in stretta relazione – alla vita culturale e al tema dell’identità urbana. In altre parole, gli edifici e gli spazi più caratteristici delle città nelle diverse fasi storiche – dalle mura, le chiese e i palazzi dell’età medievale fino alle stazioni ferroviarie, gli edifici pubblici, e i nuovi luoghi della produzione, del commercio e del tempo libero dell’età contemporanea – sono analizzati da Clark in rapporto all’uso che ne veniva fatto dai cittadini e al significato che assumevano per le comunità urbane. Alle trasformazioni fisiche “in sé e per sé” non è insomma riservata quella preminenza – di norma coniugata all’attenzione al versante della pianificazione urbana – che invece è dato rinvenire nella maggior parte dei libri di sintesi sulla storia delle città europee disponibili in italiano, prevalentemente opera di storici dell’architettura e dell’urbanistica (basti citare Leonardo Benevolo, Donatella Calabi e Guido Zucconi).
In conclusione, il libro di Clark si distingue per l’ampia documentazione, per l’organicità e la chiarezza d’impianto, per la trattazione relativamente sintetica ma sufficientemente esaustiva, e per la gran mole di spunti di riflessione e piste da seguire per future ricerche. Si tratta insomma di un’opera di sintesi che, al di là di qualche sbavatura di dettaglio, probabilmente inevitabile in un lavoro di tale ampiezza cronologica e geografica, fa efficacemente il punto sullo stato dell’arte della storia urbana europea dal Medioevo ai giorni nostri. È quindi più che auspicabile che qualche casa editrice provveda quanto prima a fornirne ai lettori una traduzione italiana.