di Andrea Corda
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L’obiettivo della presente ricerca è focalizzare il contributo fornito da Video On Line e da “L’Unione Sarda” nell’affermazione del giornalismo on-line in Italia e all’estero. I due esperimenti – fortemente voluti dall’editore Nicola Grauso – fecero irruzione nel mercato dei nuovi media, diffondendosi oltre i confini nazionali. I principali giornali esteri ne diedero conto, cogliendo il “fattore novità” da essi rappresentato. Nonostante le indubbie potenzialità, Video On Line ebbe un ciclo di vita breve – soli due anni – mentre “L’Unione Sarda” è ancora oggi presente in Rete.
Abstract English
1994-1996: a crucial biennium in the history of the Internet and online journalism
The aim of this research is to define the contribution given by Video On Line and L’Unione Sarda in the success of online journalism in Italy and abroad. The two experiments – strongly desired by the publisher Nicola Grauso – burst into the market of the new media, spreading beyond national borders. The most important foreign newspapers took account of it seizing the “novelty factor” they represented. In spite of its certain potentialities, Video On line had a short life – only two years – whereas L’Unione Sarda is still present in the Net nowadays.
Introduzione
L’obiettivo del nostro lavoro è ricostruire un episodio delle tappe storiche che hanno portato alla nascita e all’affermazione di Internet e del giornalismo on-line in Italia, quando il quotidiano cagliaritano “L’Unione Sarda” fu il primo a dotarsi di un sito web. Fu un esperimento reso possibile soprattutto dalla visione prospettica dell’editore Nicola Grauso e grazie alle competenze tecniche del centro studi CRS4 (Centro di Ricerca, Sviluppo e Studi Superiori in Sardegna), presieduto da Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica nel 1984.
Nel 1994 Grauso fondò a Cagliari il primo grande Internet provider italiano, terzo al mondo per dimensioni: Video On Line (Vol), nell’intento di lanciare la sfida a Internet in Italia, un paese che, in quel periodo, risultava ancora scarsamente alfabetizzato dal punto di vista informatico.
Come vedremo nella nostra ricerca, Vol riuscì a inserirsi in una traiettoria tecnologica emergente, ma non riuscì a consolidarsi economicamente sul mercato. I fattori che resero possibile la nascita del fornitore italiano di accesso a Internet furono i notevoli investimenti in ricerca e sviluppo e la presenza di un imprenditore molto sensibile alle nuove tecnologie. Il progetto era ambizioso e ad ampio spettro, dal momento che puntò ad espandersi non soltanto sul mercato nazionale, ma anche e soprattutto su quello internazionale. L’impresa si concluse però dopo soli due anni, nell’aprile 1996, quando, a causa di notevoli perdite di esercizio, l’editore sardo fu costretto a vendere Video On Line a Telecom Italia.
Alcuni esponenti del mondo di Internet e dei nuovi media (su tutti Carlo Rubbia, Nicholas Negroponte e Renato Soru) videro in Grauso una delle personalità più innovative e lungimiranti dell’imprenditoria italiana, in grado di contribuire allo sviluppo di un settore che era conosciuto in Italia solo dagli addetti ai lavori.
Se in Italia “L’Unione Sarda” fece da apripista nel 1994, all’estero – negli Stati Uniti – l’informazione debuttò su Internet due anni prima: quotidiani locali americani di media e piccola tiratura si lanciarono in Rete con l’obiettivo di allargare le proprie zone di influenza. Ad esordire fu il Chicago Tribune nella primavera del 1992. Tuttavia, il primo giornale americano che sperimentò una versione veramente innovativa fu, nel 1993, il San Jose Mercury News, ospitato all’interno del portale America On Line. L’accesso al servizio era a pagamento e ammontava a 9,95 dollari al mese. Il San Jose Mercury News, nonostante fosse caratterizzato da una grafica tutt’altro che accattivante, riuscì a imporsi tra gli utenti di Internet grazie a due fattori: la possibilità di consultare l’archivio storico del giornale – disponibile a partire dall’anno 1985 – e la possibilità di creare un legame interattivo tra giornalista e utente, mediante l’utilizzo delle email. Erano previste rubriche specifiche per il web, aggiuntive rispetto ai contenuti proposti dall’edizione cartacea. Dunque, il San Jose Mercury News può essere considerato come il vero e proprio esperimento antesignano del giornalismo on-line a livello mondiale.
Negli anni compresi tra il 1994 e il 1996 approdarono sul web anche le più prestigiose testate americane, come il New York Times, il Washington Post e Usa Today. La maggior parte degli editori, in difficoltà per il calo del numero di copie cartacee vendute, si affacciò al mondo di Internet alla ricerca di opportunità economiche alternative a quelle tradizionali. Come si evince dalla letteratura più recente sull’argomento (in particolare Pratellesi, Granelli e Maistrello), i modelli di impresa proposti dagli editori contemplarono, sostanzialmente, due opzioni: la prima prevedeva che l’utente si facesse carico di un abbonamento mensile per poter accedere all’edizione on-line del quotidiano; la seconda opzione – quella più diffusa tra gli operatori del settore – non richiedeva invece alcun abbonamento e puntava sulle entrate finanziarie provenienti dalla pubblicità on-line, soprattutto sotto forma di immagini (i cosiddetti banner) che, di solito, reclamizzavano il nome dell’azienda inserzionista, il logo e uno o più prodotti.
La maggior parte dei grandi gruppi editoriali americani, quando decise di approdare sul web, compì un errore di valutazione, preconizzando che il nuovo canale sarebbe diventato in breve tempo una solida fonte di ricavi e che avrebbe sottratto vendite alle copie cartacee. I ricavi aggiuntivi furono inferiori rispetto alle aspettative di inizio attività. Usa Today, per esempio, allestì una redazione web composta da ben 75 giornalisti e circa 200 collaboratori on-line, a fronte soltanto di un numero di 1000 abbonamenti ricavati (a 12,95 dollari mensili, più di 2,05 dollari per ogni ora di connessione successiva alla quarta) in tre mesi di attività. Dunque, emerse subito in modo evidente la sperequazione tra risorse investite e risorse ricavate. Gli editori capirono che far pagare un abbonamento per fruire dei contenuti on-line di un giornale sarebbe stata una strada difficilmente premiante, ecco perché preferirono puntare sull’accesso gratuito e sullo sfruttamento pubblicitario.
L’unico quotidiano americano che riuscì a “sfondare” con successo sulla strada degli abbonamenti fu il Wall Street Journal, presente sul web dal 29 aprile 1996. Si tratta di un giornale specializzato in economia e finanza, in grado di offrire agli utenti un aggiornamento costante delle informazioni.
Il più autorevole giornale americano, il New York Times, fece il suo esordio sul web il 19 gennaio 1996, con una formula mista: l’accesso alla prima pagina del giornale era libero ma, per poter visualizzare gli articoli contenuti nelle pagine interne, l’utente necessitava di una registrazione gratuita sul sito. Il New York Times era dotato anche di un archivio on-line consultabile a pagamento, al costo di 2,5 dollari per ogni singolo articolo.
Per quanto concerne la pubblicità, il primo banner apparve nel 1994 su HotWired, edizione on-line della rivista di tecnologia e cultura digitale Wired.
Un altro anno importante nella storia del giornalismo on-line fu il 1995, allorché venne fondata la prima testata giornalistica presente solo ed esclusivamente sul web. Si trattò della rivista Salon, nata per merito di un gruppo di redattori provenienti dal San Francisco Examiner.
In America, l’episodio cruciale che diede infine grande slancio al giornalismo on-line si registrò nel 1998, quando l’aggressivo sito Internet Drudge Report lanciò per primo, in esclusiva, la notizia della clamorosa relazione sessuale tra il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton e una stagista della Casa Bianca, Monica Lewinsky. Episodio che dette origine al Sexgate. Si trattò di un vero e proprio scoop, in cui il web riuscì a battere, nella tempistica del lancio della notizia, sia il giornalismo cartaceo, sia quello televisivo.
A proposito di giornalismo on-line in Italia, tutto partì da…
“L’Unione Sarda” fu il primo quotidiano in Italia e in Europa ad approdare in Rete il 31 luglio 1994. Una delle motivazioni che spinsero Grauso a iniziare questa avventura fu la ricerca di nuove opportunità di impresa. In tal senso, la Rete rappresentava un rischio, ma anche una nuova frontiera che avrebbe potuto garantire risorse economiche aggiuntive rispetto a quelle del giornalismo della carta stampata, della radio e della televisione, mercati saturi ed in forte crisi di inserzionisti pubblicitari, di lettori, ascoltatori e telespettatori. L’editore sardo comprese subito che la diffusione di Internet avrebbe potuto mettere in contatto milioni di persone sparse in tutto il mondo, trasformando in modo radicale il loro modo di vivere, lavorare, socializzare e realizzare affari economici.
Il progetto nacque nei laboratori del CRS4, il centro di ricerca e studi superiori voluto dal premio Nobel Carlo Rubbia, a seguito dell’incontro di tre specialisti: Reinier van Kleij, 32enne, system manager a “L’Unione Sarda”, Pietro Zanarini, 37 anni, di Bologna, che dirigeva il Gruppo di visualizzazione scientifica del CRS4 e Francesco Ruggiero, 25 anni, di Brindisi, studente di informatica all’Università di Milano, che stava lavorando alla tesi di laurea con una ricerca presso il CRS4. Tutto partì il 28 ottobre del 1993 da un fax inviato da Pietro Zanarini a Reinier van Kleij.
Zanarini seppe che il Washington Post stava pensando di mettere in rete una versione del quotidiano cartaceo, così propose a Van Kleij di collaborare nel tentativo di anticipare gli americani. La collaborazione avvenne a mezzo fax, dato che il giornale non disponeva ancora delle email e della connessione a Internet. Van Kleij accolse l’idea con entusiasmo. Il lavoro fu affidato al giovane Francesco Ruggiero. Nel 1994 il sito fu messo in rete, senza essere neppure annunciato in modo particolare. Qualche mese più tardi, dopo aver accumulato un buon numero di commenti positivi da parte degli utenti, il prodotto fu mostrato al proprietario del giornale, e Grauso, da persona attenta alle innovazioni, capì le potenzialità del progetto e se ne innamorò.
Il sito fu presentato sul giornale cartaceo e, pochi mesi dopo, esattamente il 3 dicembre 1994, partì l’avventura del provider Internet Video On Line. La prima pagina de “L’Unione Sarda” on-line era sviluppata con il linguaggio html, che consentiva agli utenti di navigare tra le pagine di diversi siti tramite i collegamenti ipertestuali, i cosiddetti link. I contenuti erano gli stessi presenti sul giornale cartaceo. La sezione Today’s newspaper offriva un indice degli articoli presenti sul quotidiano in edicola. Selezionando con il mouse il titolo della notizia, si poteva accedere al contenuto integrale dell’articolo o alla singola pagina del giornale. Nell’area Past issues c’era un archivio con i numeri precedenti. Interessante era l’icona Personal newspaper, che consentiva di visualizzare le pagine del giorno, contenenti le parole chiave indicate dal navigatore. Visto che in quel periodo non esistevano ancora i motori di ricerca, era stato creato un database con un certo numero di parole e un corrispondente sito sull’argomento. Quando il sistema trovava quelle parole negli articoli, associava automaticamente il link alle pagine web esterne.
Oggi potrebbe sembrare una trovata banale, ma nel 1994 il sistema dei link era quasi sconosciuto. Si trattava di un’innovazione radicale in quel preciso momento storico. Il sistema multimediale consentiva di evocare testi, fotografie, grafici, mappe, spezzoni video, segmenti audio e, soprattutto, di acquisire una quantità enorme di informazioni. La logica conseguenza era che il giornale on-line, più che al giornale tradizionale, sembrava assomigliare ad una enciclopedia.
L’esperimento de “L’Unione Sarda” on-line non fu una semplice innovazione tecnologica, ma una vera e propria scommessa per il futuro, che consentì a migliaia di utenti sparsi in tutto il mondo di leggere il quotidiano, ricercando gli articoli o gli argomenti più interessanti attraverso l’utilizzo di parole chiave, che apparivano in colore blu o rosso: erano i link, i collegamenti ipertestuali ed ipermediali. Bastava premere con il mouse su uno di questi lemmi per essere indirizzati su immagini e fotografie. Per esempio: in un articolo di cronaca cittadina era possibile selezionare la parola “Cagliari” ed in tal modo si apriva un elenco completo di informazioni sulla città che l’amministrazione comunale cagliaritana aveva immesso nella rete.
Ciò rappresentava un vero vantaggio per “L’Unione Sarda” nei confronti dei giornali concorrenti presenti on-line. Il quotidiano cagliaritano fu dunque una delle prime forme di editoria elettronica realmente completa e funzionale.
Molti utenti furono sorpresi per il fatto che un’iniziativa del genere fosse stata presa da un giornale regionale, di piccole dimensioni, e non da una testata nazionale. Inoltre, i sardi che vivevano all’estero apprezzarono molto il sito. La gestione della versione on-line de “L’Unione Sarda”, in seguito alla nascita di Video On Line – a dicembre 1994 – passò direttamente allo stesso gruppo editoriale. Per quanto riguarda i contenuti, non erano ancora presenti articoli destinati esclusivamente alla versione on-line.
Gli ideatori de “L’Unione Sarda” on-line avevano preso come punto di riferimento il periodico elettronico californiano Palo Alto Weekly, che tuttavia non conteneva legami ipertestuali. Il 31 luglio 1994 il giornale “L’Unione Sarda” non ebbe dunque più confini. Ad onor del vero, le prime sperimentazioni del giornale on-line cominciarono il 13 luglio, ma l’inizio ufficiale è datato 31 luglio. Il mensile di informazione e documentazione “L’Editore” – che nell’ottobre 1994 gli dedicò la copertina – lo definì “Il giornale giramondo”. Il sistema, ipertestuale e multimediale, consentiva la lettura degli articoli, la consultazione delle più importanti banche dati del pianeta, nonché la ricezione di suoni e filmati.
A partire dal 1994, allorché il web mosse i primi passi, la posta elettronica si rivelò una grande opportunità. Gratuita, veloce e semplice da usare, facilitò enormemente la comunicazione con i giornalisti e i ricercatori del CRS4, che ricevettero decine di messaggi inviati dagli utenti. Si sperimentò per la prima volta in Italia l’interattività tra redazione giornalistica e lettori. I messaggi erano indicativi del fatto che molte persone, pur vivendo all’estero, desideravano essere informati quotidianamente su quello che accadeva nei loro luoghi d’origine. Di seguito riportiamo alcune email “storiche” inviate dai lettori a Francesco Ruggiero del CRS4.
Idea Grandiosa. Potessimo averlo a Milano (Walter Aprile, 14 luglio 1994).
I just found your WWW page for L’unione Sarda. It’s very good and I think the only European exsample for a WWW newspaper. We would like to show it to the students and guests visiting the school. But how long is the WWW server going to run?? (Niels Mork, Danish School of Journalism, 18 luglio 1994)
Ciao Francesco, Mi chiamo Vincenzo e sono uno studente Fiorentino, sto prendendo un PhD in Biologia Molecolare alla Kyoto University. L’accesso on-line all’Unione Sarda è *grandioso*!!! Fin’ora nessuna notizia dall’Italia (ed è quattr’anni che son qua!). Ora con l’Unione Sarda On-line è cambiato tutto: ogni notte mi posso leggere il giornale fresco dello stesso giorno. Stento a crederci. Buon lavoro! Grazie! Ciao Francesco e continuate così!!! Un saluto e i complimenti anche a tutti quelli dell’Unione Sarda. Ciao, Vincenzo (Vincenzo Nardi-Dei, Laboratory for Bio-Functional Molecules, Institute for Chemical Research, Kyoto University, Uji-Campus, Uji-shi, Kyoto-fu, 611 Giappone, 2 agosto 1994).
Sto ridendo da solo! Sono un sassarese a New Haven, Connecticut, USA; faccio un dottorato in Biochimica alla Yale University. Stavo controllando in World Wide Web i risultati del campionato quando ho scoperto l’Unione, con tanto di fotografie! Non ci volevo credere. Volevo dirlo a qualcuno ma qui non mi avrebbero capito. Sono veramente entusiasta; grazie per il servizio che mi è veramente gradito. So che queste cose sono possibili ma mi sarei aspettato Repubblica o il Corriere, certo non l’Unione! Ora mi sento veramente un po’ più a casa. Tra l’altro sono un grande tifoso del Cagliari ed ora ho l’opportunità di seguirlo: anche questo è importante. Grazie ancora ed buon lavoro! Alessandro Senes (4 ottobre 1994).
Ogni giorno, dunque, migliaia di persone leggevano “L’Unione Sarda” fuori dalla Sardegna. Le maggiori richieste di accesso provenivano da Stati Uniti, Gran Bretagna e Svizzera. Il servizio offerto era completamente gratuito e dava all’utente la possibilità di consultare il testo del giornale in edicola, sfogliare le copie arretrate, avviare ricerche per parole chiave, inviare messaggi al giornale.
Un’importante riflessione da fare è quella relativa al tentativo di superare la dicotomia tra centro e periferia che quell’esperimento implicava: le notizie sulla Sardegna potevano potenzialmente essere lette in tempo reale in tutto il mondo e, a loro volta, i fatti internazionali essere seguiti su Internet da utenti che vivevano nell’isola. Partito con grande slancio, ben presto però il tentativo de “L’Unione Sarda” si ridimensionò notevolmente. Nonostante il sito fosse molto curato e fossero state effettuate assunzioni specifiche per la versione web, la vetrina on-line non ebbe il successo sperato. A frenarne lo sviluppo furono soprattutto la ridotta diffusione della Rete allora presente in Italia e la natura stessa del giornale, da sempre regionale, e quindi scarsamente capace di proporsi, all’improvviso, a un pubblico nazionale o internazionale. Tuttavia, anche se i risultati ottenuti on-line dal quotidiano sardo furono inferiori alle previsioni di Grauso, quel progetto tracciò una strada che molti altri editori avrebbero percorso in seguito con alterne fortune.
Il “prodotto” Video On Line: cos’era e come funzionava
Nel periodo compreso tra il 1980 e la metà degli anni Novanta, la Sardegna visse una fase di intensi cambiamenti sociali. Ci fu un massiccio esodo agricolo e un calo del numero degli occupati nel comparto dell’industrializzazione per poli di sviluppo, che aveva caratterizzato il settore secondario sardo negli anni Sessanta e Settanta, soprattutto con le industrie petrolchimiche della Sir-Rumianca controllate dall’imprenditore Nino Rovelli. Le grandi fabbriche sorte nei poli industriali furono messe in difficoltà non solo da fattori finanziari ma anche dalle due crisi petrolifere del 1974 e del 1979. Al ridimensionamento della grande industria fece seguito una notevole espansione del settore terziario, con un aumento del numero degli addetti ai servizi pubblici e privati e con un consistente sviluppo delle attività commerciali e turistiche. La Sardegna entrò quindi nell’epoca postindustriale
L’economia cagliaritana, all’inizio degli anni Novanta, si caratterizzava per una struttura in cui crescevano i lavoratori impiegati nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Osservando i dati Istat riportati nella tabella A, si nota come nel rapporto tra popolazione residente e numero di occupati in questo settore, l’area cagliaritana presentasse valori superiori rispetto alla media dell’Italia meridionale e insulare. Dunque, in totale, l’area cagliaritana presentava nel 1991 oltre 1500 addetti.
I prodromi di questo indirizzo tecnologico si registrarono soprattutto a partire dal 1990, allorché la giunta regionale sarda finanziò la realizzazione del parco scientifico e tecnologico regionale e, contestualmente, il 30 novembre 1990, la nascita del CRS4 presieduto da Carlo Rubbia, allora direttore del CERN di Ginevra dove, nel 1989, Tim Berners Lee presentò il progetto World Wide Web.
L’obiettivo principale era creare una rete scientifica e tecnologica che fosse in grado di collegare imprese, istituzioni, mondo della ricerca. Il CRS4 divenne un centro scientifico d’avanguardia, ma il suo radicamento nell’economia isolana fu inizialmente marginale, visto e considerato lo scarso numero delle imprese che potevano utilizzare un così grande patrimonio di conoscenze e di competenze tecniche. Il primo imprenditore che decise di applicarle in modo concreto fu Grauso, che possedeva già un’emittente televisiva, Videolina, e un’emittente radiofonica, Radiolina.
Proprio a quell’epoca egli aveva realizzato investimenti nei media dell’Est europeo, acquistando nel 1991 il quotidiano polacco Zycie Warszawy, la testata quotidiana più antica e diffusa di Varsavia, e dando vita nel 1993 al network televisivo Polonia 1, costituito da 12 stazioni locali. Nel 1994 l’editore sardo fondò, il 3 dicembre, Video On Line, il principale fornitore di accesso al web in Italia.
Perché il progetto nacque in Sardegna? Perché qui si trovarono insieme diverse persone che ebbero l’idea e decisero di portarla avanti, mostrando grande attenzione alle novità offerte dal mercato delle tecnologie, Internet in primis. Non è un caso infatti che la Sardegna abbia dato i natali a Michelangelo Pira che, nel 1970, nel suo libro “Il Villaggio elettronico”, profetizzava l’avvento di Internet, descrivendolo come noi lo conosciamo. Video On Line dimostrò che nel mondo del web non era importante l’ubicazione e la dislocazione fisica.
Una tappa storica fu l’accordo siglato nel 1995 tra Video On Line e Sprint, “trasportatore” americano in cui venne convogliato tutto il traffico telematico. A metà di quell’anno, il primo fornitore italiano di servizi Internet raccolse circa 30 mila adesioni, con una media di 400 mila accessi al giorno. Il progetto fu innovativo e accattivante, tanto da destare l’interesse di un guru delle telecomunicazioni come Nicholas Negroponte, direttore del centro di ricerche Media Lab al MIT di Boston. Grauso e Negroponte siglarono un accordo di ricerca – della durata di sei anni – in base al quale, con un investimento di circa 25 miliardi di lire, alcuni ricercatori americani si sarebbero trasferiti a Cagliari per lavorare su progetti comuni e fare della Sardegna il centro del mondo virtuale.
Video On Line era un nuovo servizio telematico, destinato alle famiglie e alle aziende, per informarsi e comunicare. Un sistema che permetteva di fare tutto tramite computer: dalla lettura dei giornali alla rassegna stampa, dalla consultazione della Borsa valori a quella di banche dati, dalla spesa stando comodamente seduti in casa, alla ricerca di un libro nei cataloghi di centinaia di biblioteche. Per collegarsi era sufficiente possedere un personal computer, un modem e una linea telefonica. Video On Line garantiva una connessione da più città in Italia, con il costo di una semplice telefonata urbana e senza dover comporre un prefisso telefonico. Questo è stato uno dei fattori di progresso rispetto ai fornitori di accesso a Internet concorrenti.
Dal punto di vista grafico, Video On Line si configurava come un portale generalista accompagnato da un logo raffigurante un uccello stilizzato. Una volta attivato il collegamento, sul video del pc compariva un’immagine con una serie di icone che rappresentavano le porte di accesso ai vari servizi inizialmente previsti: Internet, edicola ipertestuale, posta elettronica, spesa via video. Era inoltre possibile ottenere informazioni su musei, spettacoli, teatri, concerti, negozi, orari e prezzi di biglietti delle compagnie aeree. Il costo dei modem in quegli anni oscillava fra le 100 e le 250 mila lire. I primi punti di accesso erano 28 in tutta Italia (compresi quelli presenti a Cagliari e Sassari).
Il sito Video On Line venne tradotto in 26 lingue. La prospettiva multilingue e multinazionale faceva parte della politica di espansione internazionale del progetto, sintetizzata dalla Vol Case, ossia una valigetta contenente tutti i servizi necessari per attivare un fornitore di accesso a Internet nelle varie nazioni estere. La valigetta, che veniva appunto consegnata ai partner commerciali referenti nei vari Paesi del mondo, comprendeva gli elementi indispensabili per poter costituire in piena autonomia e sviluppare da zero un provider nazionale: software, know-how, approccio commerciale.
Tra i servizi introdotti da Video On Line non si può non ricordare la VOLmail, la prima webmail commerciale (al di fuori del circuito delle università) disponibile sul web, il motore di ricerca VOLume, Rete!: il più completo sito sul calcio, e VOLftp: servizio ftp (file transfer protocol) che consentiva di scaricare migliaia di software gratuiti.
Tra le innovazioni va sicuramente ricordato il browser web Tiber (di cui VOL era il distributore), sviluppato dalla società californiana Teknema, uno dei pochi presenti all’epoca sul mercato e, tra l’altro, disponibile in più lingue. Nei mesi successivi all’inserimento on-line del servizio ci fu un’ampia campagna di marketing e promozione con la diffusione del dischetto di accesso alla rete, che venne dato in omaggio con l’acquisto del giornale “L’Unione Sarda”, del quotidiano economico Il Sole24Ore, del settimanale Panorama, del settimanale a fumetti della Walt Disney Topolino, e l’offerta di accesso completamente gratuito per alcuni mesi tramite numero verde.
Uno dei principali problemi che si posero era la necessità di stabilire le modalità di accesso a Video On Line. Inizialmente l’editore non prese una decisione definitiva, anche perché Internet sembrava una realtà ancora tutta da esplorare e scoprire. L’accesso fu completamente gratuito per i giovani fino ai 18 anni, con l’esclusivo pagamento per accedere ai servizi ausiliari. L’unica spesa certa era quella del collegamento telefonico, equivalente a una telefonata urbana. In sostanza, Video On Line era una rete telematica che si irradiava in tutta Europa: partiva da Cagliari, attraversava l’Oceano e arrivava a Washington, mettendo così in comunicazione i due continenti. Lungo queste migliaia di chilometri transitavano dati, immagini e suoni. Milioni di informazioni circolavano nello stesso istante. In Italia, la strategia di comunicazione di Video On Line si fondò su una rete a maglie strettissime composta da 230 distretti telefonici, che consentiva agli abbonati di collegarsi al servizio con una semplice telefonata urbana. La stessa strategia, con tempi un po’ più lunghi, si pensava fosse applicabile all’Europa, all’Africa e al resto del mondo.
A novembre 1995 Video On Line annunciò un nuovo importante progetto: consentire l’accesso al web gratis a scuola per tutti gli istituti scolastici privati e pubblici italiani che ne avrebbero fatto richiesta. Il pacchetto era costituito da un software, contenente le istruzioni e la password per accedere a Internet, il servizio di posta elettronica e l’assistenza telefonica diciotto ore su ventiquattro. Il prezzo di listino si sarebbe aggirato attorno al mezzo milione di lire, ma l’editore preferì rinunciare a questa entrata, nel tentativo di colmare la distanza che separava la scuola italiana da quella degli altri paesi. Era infatti evidente la preoccupazione per il ritardo con il quale il sistema scolastico italiano si avvicinava all’informatica. Nacque quindi l’idea dell’abbonamento omaggio, che consentiva agli istituti scolastici più sensibili di aggirare gli ostacoli burocratici legati all’attivazione e al pagamento degli abbonamenti. L’accesso a Internet consentì il dialogo tra le scuole e permise agli insegnanti di attingere da quel bagaglio di archivi e conoscenze che costituivano la dote maggiore del web.
Un’altra data importante è il 18 novembre 1995, quando il gruppo Grauso siglò un accordo con la Fulcrum Technologies (società canadese leader nel mercato dei documenti elettronici) per consentire agli utenti di Video On Line di avvantaggiarsi delle potenti caratteristiche della ricerca testuale, utilizzando il software Fulcrum SurfBoard su tutti i propri server e su quelli delle società affiliate presenti in Europa, America, Africa, Asia e Australia.
All’inizio del mese di dicembre 1995 si concretizzò il progetto di diffondere Internet fra tutti coloro che non avevano a disposizione le tecnologie e i mezzi necessari per poter navigare in rete. Grauso fece aprire uno spazio denominato Volpoint, in piazza Costituzione a Cagliari: una postazione in cui vennero messi a disposizione del pubblico diversi computer collegati a Internet per chiunque avesse avuto la necessità di navigare o avesse voluto scoprire la nuova realtà della Rete. L’obiettivo di questo spazio ad hoc fu agevolare l’approccio dell’utenza con la realtà multimediale per far sì che nello studio, nel lavoro e nella vita privata, tutti potessero trarre vantaggio dai servizi e dalle informazioni fornite da Video On Line. Volpoint si fece promotore di una serie di iniziative culturali come mostre, incontri, dibattiti, che miravano a creare un fattore aggregante attorno all’evento, sottolineando la possibilità della circolazione delle idee attraverso il computer. Nel primo mese promozionale l’accesso fu libero. L’unico vincolo era la compilazione di una scheda con le proprie generalità.
La rassegna internazionale sul “fattore novità” Video On Line
Nel 1995 lo stand di Video On Line ottenne grande successo in occasione della fiera internazionale dell’informatica di Cannes. Successivamente fu la volta del congresso internazionale degli editori a Parigi e della fiera internazionale della telematica a Silicon Valley in California, il cuore pulsante dell’intelligenza artificiale mondiale. L’obiettivo di Grauso era porsi come tramite privilegiato fra l’Europa e il resto del mondo, uscendo dai confini dell’Italia per conquistare una clientela mondiale. Tra aprile e giugno 1995, Video On Line fu presentato in importanti città del mondo come Atene, Alessandria d’Egitto, Sofia, Istanbul, Tunisi, Bucarest, Beirut, Budapest, Casablanca, San Pietroburgo, Berlino, Lisbona, Amman, Mosca, Madrid, Shangai, Bruxelles, Barcellona, Singapore, Stoccolma, Parigi, Londra, Copenaghen, Jakarta, Ginevra, Tel Aviv, Tripoli, Johannesburg, New York e Teheran.
I tour vennero preceduti da un’imponente campagna pubblicitaria e si tennero in città nelle quali Vol aveva sistemato un proprio server, un centro elettronico e una rete telematica. In ogni paese erano stati sviluppati rapporti di collaborazione e scambi tecnico-commerciali con aziende informatiche, editoriali e industriali per la gestione delle reti locali e per lo sviluppo di progetti economico-finanziari. Implicita in questa strategia era la possibilità di portare la Sardegna e l’Italia ai massimi livelli nel campo della telematica, garantendo ad entrambe un posto privilegiato nello scacchiere internazionale delle comunicazioni di massa.
Il tour mondiale, che mirava a promuovere il prodotto Video On Line tra tutti i soggetti interessati nei luoghi di destinazione, fu anche oggetto di una vera e propria rassegna stampa internazionale, che contribuì in modo notevole a far conoscere il principale Internet provider italiano, come dimostrano le pagine dei maggiori quotidiani esteri in cui si parlò del “fattore novità” rappresentato dal prodotto Video On Line:
Conclusioni: Video On Line tra luci ed ombre
Nel primo periodo di Video On Line furono fatti grandi investimenti tecnologici. L’editore era convinto che il mercato avrebbe recepito il suo progetto più velocemente di quanto accadde in realtà. Questa esperienza diede comunque dei frutti: il testimone di Video On Line fu raccolto da Renato Soru con Tiscali nel 1998. E proprio un ringraziamento particolare per l’avventura bella, ma breve, di Video On Line giunse a Grauso – in data 6 aprile 1996 – dallo stesso Soru, colui che aveva ottenuto dal patron di Vol la licenza per fondare Czech On Line, che diventò il maggiore fornitore di Internet della Repubblica Ceca. L’oggetto dell’email era “Grazie da Praga”:
Caro Niki,
Quello che hai fatto rimarrà sicuramente tra le pagine più belle della storia economica della Sardegna. Il fatto che le risorse siano mancate a metà del guado e che altre società con mezzi ben diversi beneficeranno della tua intuizione e creatività non toglie assolutamente nulla ai tuoi meriti, anzi ne sono una ulteriore conferma. Spero che la soluzione Telecom, per quanto oggi possa essere stata presa a malincuore in futuro potrà rivelarsi addirittura un utile punto di svolta. Chissà che le costosissime infrastrutture non diventino altro che una “commodity”, mentre dallo sviluppo dei contenuti e dei servizi, che maggiormente necessitano di creatività e immaginazione, potrà nascere il vero valore aggiunto. Il feeling esistente tra Internet e Nicola Grauso merita sicuramente di non essere interrotto. Comunque vada ti ringrazio di avermi trascinato in questa avventura. Se posso esserti di un qualche aiuto non esitare a chiamarmi. Ciao, Buona Pasqua e ancora complimenti.
Renato Soru
A quasi vent’anni di distanza dalla nascita di Vol, ci si potrebbe chiedere quali effetti produsse quel progetto sul giornalismo on-line italiano: il principale fu aprire Internet al settore dell’editoria cartacea. L’impresa rappresentò un momento di contatto e di scambio tra le competenze dei ricercatori del CRS4 e quelle di una pluralità di imprenditori locali. Video On Line dunque poté essere considerato come un contesto di trasferimento tecnologico tra le frontiere di ricerca del CRS4 e un certo numero di informatici locali. L’Internet provider fondato a Cagliari favorì un approccio multiculturale, multilinguistico e multimediale.
L’esperimento de “L’Unione Sarda” on-line ebbe il merito indiscutibile di tracciare la rotta per chi sarebbe arrivato negli anni successivi. Un primato non da poco, anche perché si trattava di un quotidiano a diffusione regionale, che disponeva di risorse economiche inferiori rispetto a quelle possedute da testate a maggiore tiratura. Nel 1996, però, tutte le competenze tecnologiche che si erano radicate nel territorio negli ultimi due anni furono in procinto di scomparire. Telecom Italia, infatti, nell’aprile 1996, in seguito all’autorizzazione ricevuta dall’Antitrust, acquisì Video On Line, che era nel frattempo caduta sull’orlo di una crisi finanziaria.
La domanda a questo punto sorge spontanea: perché un progetto anticipatore e di grande portata ebbe un ciclo di vita di soli due anni? Il problema principale era probabilmente dovuto al fatto che Video On Line si espose in modo consistente nei confronti di Telecom Italia. Per spiegare la “dipendenza” da Telecom Italia, illustriamo brevemente il meccanismo di funzionamento del servizio: l’utente dei servizi Video On Line, munito di un personal computer e di un modem, attraverso un numero verde, si connetteva dal distretto telefonico più vicino a uno dei nodi del provider. Il numero verde implicava che il costo dell’intera operazione risultasse a carico di Video On Line che, a sua volta, doveva pagare alla Telecom tariffe determinate in assenza di adeguate regolamentazioni da parte dell’Autorità. La Telecom, all’epoca, deteneva infatti il monopolio delle telecomunicazioni in Italia. In pochissimi mesi, dunque, Video On Line accumulò debiti nei confronti di Telecom Italia per circa 20 miliardi di bollette da pagare.
In sostanza, sulle nuove tecnologie Grauso fece investimenti importanti. Ma, alla fine, Internet fu per lui tutt’altro che una scommessa vincente. La situazione economica del gruppo fu probabilmente aggravata anche dal perseguimento di un progetto innovativo ma estremamente costoso, come la creazione di un proprio browser (Video On Line 1.0), con impostazioni in lingua inglese, in arabo e in una serie di lingue “minori”, come per esempio, Afrikaans, Amarico, Ewe, Haoussa, Ibo, Tswana, Swahili.
Grauso, leader visionario, ebbe lo spirito pionieristico necessario per avviare un progetto innovativo, ambizioso, ma incerto. Dimostrò intraprendenza mettendosi in gioco – dopo le esperienze nella stampa, nella radio e nella televisione – anche nel nuovo mondo di Internet, denotando elasticità mentale, apertura alle contaminazioni e ai meticciati, fonte straordinaria di energia creativa. A tal proposito, basti citare la collaborazione con il MIT di Boston. L’imprenditore vedeva nella diversità un valore e non una minaccia. Tuttavia, egli non riuscì a ottenere un alto rendimento economico-finanziario dal suo avveniristico progetto, che non fu certamente un affare. Come, del resto, non fu un affare neppure l’avventura editoriale alla guida del network televisivo Polonia 1 e del quotidiano Zycie Warszawy.
Un altro fattore di criticità, a cui abbiamo accennato in precedenza, è quello relativo alla tempistica del processo di internazionalizzazione di Video On Line, che costituì un’importante sfida economica, ma nel contempo “un’arma a doppio taglio”. Nel 1995 Grauso investì molte risorse economiche in un’intensa campagna pubblicitaria atta a lanciare un tour mondiale di presentazione di Video On Line. Sebbene l’intenzione di tentare un’espansione fuori dai confini nazionali fosse meritoria e di grande portata, il mercato non era ancora pienamente ricettivo nei confronti del nuovo mezzo di comunicazione e il servizio non si era neppure consolidato in territorio nazionale. Il bellissimo progetto non ebbe dunque la resa economica attesa.
Grauso si contraddistinse nel settore dei media per lungimiranza, originalità, genialità, vulcaniche intuizioni, ma anche per gestioni economiche soggette a forti rischi. Egli paragonò Internet a una foresta amazzonica, quasi totalmente inesplorata. Ma, d’altronde, l’editore non ebbe certo paura delle nuove sfide, essendo stato nel 1975 il fondatore di Radiolina e Videolina, le prime emittenti radiofoniche e televisive private via etere in Sardegna. Tempi in cui il personale doveva cambiare ogni notte postazione per evitare che i funzionari dell’Escopost (ufficio del ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni delegato alla vigilanza sulle radiofrequenze) individuassero e, conseguentemente, mettessero sotto sequestro, l’apparecchio Siemens che trasmetteva il segnale, quando ancora le trasmissioni radiotelevisive via etere in ambito locale non erano autorizzate. Cosa che avvenne solo l’anno successivo con sentenza della Corte Costituzionale (n. 202 del 28 luglio 1976).
La gestione contraddittoria degli affari condotta da Grauso fu sintetizzata in un articolo del giornalista Alberto Pinna che, sul “Corriere della Sera” del 15 settembre 1997, ricostruì l’ascesa e la caduta dell’imprenditore sardo: “Un vulcano di idee, canali (anche politici) giusti: giornali e Tv in Polonia, quote di proprietà de ‘il Manifesto’, ‘Prima Comunicazione’, ‘Rinascita’ (Pci-Pds); folgorato da Internet ha da ultimo creato Video On Line, primo service telematico italiano. Senza badare a spese, ricerca, promozioni e immagine, miliardi a fiumi. Nichi (per gli amici) Grauso ha sempre pensato in grande e poi avanti tutta a scoprire, esplorare. Ma la gestione, i conti… Un disastro: ritirata in Polonia, fuga da Video On Line, ceduta a Telecom”.
In sostanza, l’iniziativa di Vol – nonostante lo scalpore destato – non ebbe certamente i ritorni economici attesi. Grauso aveva forse erroneamente creduto che il pubblico degli utenti di Internet potesse costituire una miniera d’oro. A lui e al suo entourage probabilmente mancava anche un piano imprenditoriale ben definito: si sapeva da dove partire, ma non si sapeva dove arrivare.
Un altro problema era che l’amministrazione di Video On Line non risultò in grado di controllare l’avvenuto pagamento degli abbonamenti e, di conseguenza, neppure in grado di perseguire gli eventuali utenti morosi. In pratica, il costante aumento del numero dei clienti non fu gestito da una struttura organizzativo/amministrativa adeguata. Vol era fortemente squilibrata a favore delle professionalità tecnico-informatiche, a discapito delle professionalità contabili e gestionali.
L’utopica conduzione degli investimenti da parte di Grauso portò in breve tempo Video On Line vicino al dissesto finanziario. Nel 1996 fu rilevata da Telecom Italia, attraverso una fusione, dalla quale nacque l’unità Tin.it. Nonostante la chiusura del progetto di Vol, “L’Unione Sarda” continuò a pubblicare quotidianamente il giornale on-line.
In conclusione, la prematura fine dell’esperienza di Video On Line può essere vista come un brusco risveglio da parte dell’editore, che aveva cullato per due anni (dal 1994 al 1996) il sogno di fare della Sardegna una filiale della Silicon valley californiana, alimentando così gli entusiasmi di una moltitudine di osservatori, fruitori in loco e in varie parti del mondo. Tuttavia, a quasi vent’anni di distanza da quell’esperimento, è ancora oggi possibile valutarne le implicazioni e la lungimiranza, che in fondo accomunano “gli inventori” dei nostri tempi a quelli del passato più lontano.
Autore
Andrea Corda è nato a Carbonia (CA) nel 1981. Si è laureato in Scienze della comunicazione all’Università “La Sapienza” di Roma nel dicembre 2005. Nel 2011 ha pubblicato il libro La formazione al giornalismo. Dal praticantato alle scuole, Cuec, Cagliari. È dottorando di ricerca in storia moderna e contemporanea nell’Università degli Studi di Cagliari. Content goes here
Biography
Andrea Corda was born in Carbonia (CA) in 1981. In December 2005 he graduated in Communication Sciences at the University “La Sapienza” in Rome. In 2011 he published the book La formazione al giornalismo. Dal praticantato alle scuole, Cuec, Cagliari. He is currently doing a PhD in modern and contemporary history at the University of Cagliari.
“Andrea Corda gratefully acknowledges Sardinia Regional Government for the financial support of her PhD scholarship (P.O.R. Sardegna F.S.E Operational Programme of the Autonomous Region of Sardinia, European Social Fund 2007-2013 – Axis IV Human Resources, Objective l.3, Line of Actvity l.3.1)”.
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www.ipse.com Il mondo dell’informazione online.
www.media.mit.edu Sito Internet del media Lab del Mit, Massachusetts Institute of Technology
www.wired.it Tecnologia al servizio della sicurezza.
www.istat.it Istituto nazionale di statistica.
www.censis.it Centro studi investimenti sociali.
www.crs4.it Sito Internet del Centro di Ricerca, Sviluppo e Studi Superiori in Sardegna.